L'Aids dietro la cortina

L'Aids dietro lei certino L'epidemia silenziosa è arrivata all'Est, ma finora solo la Ddr ha preso severe contromisure L'Aids dietro lei certino NOSTRO SERVIZIO OH scienziati si erano riuniti, in realtà, per un grande congresso internazionale sul cancro. Ma poi si sono presi per i capelli — a Budapest, verso la fine del mese scorso — su un tema molto più attuale, l'Aids. La domanda è: l'epidemia può essere trasmessa dagli insetti? La risposta francese: in Africa è possibile, in Europa no. L'opinione americana: no, in entrambi i casi. Posizione riassuntiva della direzione del congresso: non lo sappiamo. In compenso i medici, in colloqui dietro le quinte, sono riusciti a fare chiarezza su un'altra questione da tempo non chiarita: a che velocità si diffonde l'Aids nei Paesi del blocco orientale? Ufficialmente l'epidemia è nota ai medici del blocco orientale come «sindrome americana» (così la Sovietskaja Rossja). trasmissibile solo attraverso «forme perverse di rapporti sessuali-, L'Aids sarebbe — spiegava la Literatumaja Gazjeta solo alcune settimane fa — «il risultato di esperimenti del ministero della Difesa americano con armi chimiche'. L'ambasciatore Usa Hartmann ha giudicato questa affermazione • tanto riprovevole quanto falsa-, protestando in nome del suo governo. L'Unione Sovietica ha finora comunicato all'Oms. l'Organizzazione mondiale della Sanità, tre casi di Aids (gli Stati Uniti ne hanno denunciati 24.011, 13.272 dei quali terminati con un decesso). A A Mosca il virus è apparso con gli studenti africani e i militari tornati dal Terzo Mondo - Berlino Est ha concesso il visto d'espatrio a 10 mila gay nell'84: adesso fa sorvegliare i locali omosex da agenti segreti Budapest, secondo quanto hanno ammesso alcuni medici russi, vivono attualmente -alcune dozzine- di portatori sani, risultati positivi ai test sull'Aids. Probabilmente però, questa comunicazione è volutamente riduttiva, e di molto, rispetto alla realtà. -Nel mio Paese l'Aids è presente almeno dal '74- ha riconosciuto in giugno il noto virologo moscovita Viktor Schadanov in occasione di una sosta a Parigi. Allora una bimba sovietica di due anni contrasse l'Aids attraverso una trasfusione di sangue. Il donatore apparteneva all'esercito e aveva prestato servizio in Africa come consigliere militare. Gli esperti sovietici di Aids ritengono l'«African Connection» il nocciolo del contagio. A Mosca, all'Università Lumumba, studiano fin dagli Anni Sessanta migliaia di ragazzi che arrivano dall'Africa Nera. Nello stesso periodo furono inviate decine di migliaia di soldati sovietici, agenti dei servizi segreti, consiglieri economici e diplomatici per prestare aiuto ai Paesi del continente africano. I contatti sessuali tra gli ospiti e gli ospitanti vengono impediti, per quanto possibile, dallo Stato sovietico. Non si può tuttavia impedire che -l'immoralità sessuale-, anche quella «contro natura» — su cui il viceministro della Sanità Pjotr Burgassov ha messo in guardia con grande determinazione i suoi connazionali — oltrepassi i confini dell'Urss. Ancora Burgassov: -Non viviamo isolati nel mondo-, I «custodi della Sanità» di Mosca hanno la consolazione di tenere sotto controllo in larga misura altri due fattori rischio per l'Aids: non vi è commercio di droghe da iniettare, in quanto il rublo non è valuta convertibile, e mancano le siringhe. Non ha potuto inoltre svilupparsi una subcultura della promiscuità omosessuale: l'amore gay fra adulti viene perseguito in Urss con condanne fino a cinque anni di carcere. Anche negli altri Stati del blocco orientale — specialmente Ungheria. Polonia e Ddr — l'organizzazione sanitaria ha recentemente intensificato i controlli sugli omosessuali. A Budapest e Varsavia — dove finora, in campo sessuale, ognuno poteva vivere a modo suo — gli omosessuali rappresentano la maggioranza delle persone risultate positive al test Hiv (Human Immunodeflciency Virus). Ufficialmente si dice che né in Polonia, né in Ungheria o nella Ddr ci sono stati casi mortali di Aids. Solo la Cecoslovacchia ammette due morti: un negro dell'Africa centrale e un cèco gay. L'organizzazione sanitaria centrale della Ddr considera come una sfida particolarmente impegnativa l'epidemia che si sta avvicinando da Ovest e da Sud. Nella Repubblica democratica tedesca si è molto fieri, e con ragione, dei successi ottenuti nella lotta contro le malattie infettive. Grazie all'obbligo di denuncia, a visite mediche rigorose a ripetizione e a serie campagne di vaccinazione, le malattie infettive curabili sono sparite (morbillo, poliomielite infantile) o sono ih forte regresso (sifilide, epatiti, gonorrea). Anche contro l'Aids, nella Ddr da anni si va organizzando un sistema di difesa studiato in profondità: • Il ministero della Sanità ha costituito un gruppo di lavoro sull'Aids con pieni poteri, ha dato vita ovunque — in provincia — a «consultori», e creato posti letto per un reparto d'isolamento a Berlino Est. • Come negli altri Stati del blocco orientale (ma anche in Svezia, Austria e in numerosi Stati Usa) è stato introdotto l'obbligo di denuncia nominativa per tutti i casi di Aids. -Non vogliamo limitarci ad osservare la situazione — spiega un berlinese dell'Est, tra i responsabili della lotta antiepidemica — ma, come nel caso di gonorrea e sifilide, mettere al corrente i malati, individuando i loro partner sospetti, visitandoli, informandoli e mettendoli in guardia-. All'inizio del 1984 il gruppo nel mirino, quello degli omosessuali promiscui, è stato ridotto in modo semplice anche se non molto elegante: chi voleva poteva passare all'Ovest approfittando della grande ondata di emigrazione dalla Ddr. Circa diecimila gay usufruirono dell'opportunità. Lo Stato affronta quelli rimasti — che risiedono soprattutto a Berlino Est — alternando il bastone e la carota. Nei punti d'incontro omosex — il «Burgfrieden», la •Schoppenstube», l'.Operncafé». il «Disco im Café Prenzlauer Berg» — i servizi segreti hanno messo in guardia gli avventori sospetti di non farsi contagiare da persone provenienti dall'Ovest, minacciando di metterli in quarantena a vita se li avessero trovati infetti. I ragazzi che si prostituiscono nei parchi di Friedrichshain e nelle toilette della stazione del metrò di Dimltrov-Strasse — grati a chi li paga in valuta occidentale — sono stati ripetutamente prelevati per essere sottoposti a test sull'Aids, e ammoniti severamente. I punti d'incontro gay sono pattugliati in coppia da addetti in borghese dei servizi sanitari, poco inclini ai téte-à-téte amorosi. Nello stesso tempo, però, lo Stato permette, anzi favorisce, una discussione sul desiderio degli omosessuali di avere propri centri culturali e luoghi d'incontro. I giornali e i sessuologi esortano i cittadini a essere -più tolleranti-. Come effetto secondario — desiderato dal punto di vista politico — di tale comprensione da parte dello Stato, si otterrà un buon colpo d'occhio su cifre e comportamento dei cittadini particolarmente minacciati dall'Aids. -Da noi gli omosessuali non vengono discriminati-, chia¬ risce il professor Erwin OUnther dell'Università di Jena, sottolineando che nella Ddr non esiste -il criminale traffico di droga-. Di conseguenza manca alla malattia la «base sodate». La strategia anti-Aids della Repubblica democratica tedesca sembra efficace rispetto ad altre. Finora — secondo i medici — non sarebbe morto nessun paziente. Unione Sovietica, Ungheria e Polonia, le cui autorità sanitarie non sono esenti dalla generale trascuratezza, non vengono considerate dagli esperti in grado di riportare a lungo termine successi nella lotta contro l'Aids paragonabili a quelli della Ddr. Il capo del reparto Immunologia clinica dell'Istituto centrale di Mosca di perfezionamento medico, professor Gordjanko, ha promesso molto genericamente, nello «stile Cernobil», ai suoi connazionali: «Non si può dubitare che l'organizzazione sanitaria sovietica, sfruttando le conquiste nazionali ed internazionali della scienza medica, ponga una efficace barriera sulla strada del virus-. Lo scienziato non ha fatto capire, però, di che barriera si tratti. Il suo collega Sergej Drosdov esorta i medici sovietici a compiere un primo passo nella difesa contro l'Aids. Non devono più considerare un tabù questa malattia -come se si trattasse d'una vergogna, secondo la massima: Chi pecca, pianga su se Stesso». 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Persone citate: African, Berg, Hartmann, Lumumba, Sergej Drosdov