Ferrari l'ammalata migliora

Ferrari, l'ammalata migliora FORMULA 1 Monza, con il terzo posto di Johansson e la bella prova di Alboreto, offre le prime confortanti indicazioni Ferrari, l'ammalata migliora Monza. Michele Alboreto dall'abitacolo della Ferrari ascolta i co nsigli del d.s. Marco Piccinini le caratteristiche della pista hanno favorito il lavoro di Maranello - Il motore ha ritrovato potenza e le vetture, grazie agli studi in galleria del vento, un maggior equilibrio - Ma restano molti problemi: come andrà nelle prossime tre gare e come si inserirà Barnard nella Scuderia? DAL NOSTRO INVIATO MONZA — Non è stato un colpo di bacchetta magica quello che ha fatto resuscitare la Ferrari nel Gran Premio d'Italia. Il terzo posto di Johansson e la ritrovata competitività delle vetture di Maranello sono dovuti al lavoro svolto nelle officine di Fiorano e nelle prove in pista ad Imola negli ultimi tempi. E, ad esser sinceri, non si è trattato neppure un recupero molto veloce. Era dai tre quarti della passata stagione che la scuderìa modenese passava da una crisi all'altra: motore, telaio, aerodinamica, tutto era stato posto In discussione dai risultati negativi. La ricostruzione è cominciata con la ritrovata potenza del motore. I cavalli necessari per sopperire alle carenze delle Fl-86 sono stati acquisiti con piccole modifiche strutturali ed un notevole sforzo compiuto nel campo dell'elettronica e dei sistemi di alimentazione in collaborazione con Magneti Marelli e Weber. Sono stati risolti i problemi di consumo di carburante, ma si è dovuto cedere qualcosa all'utilizzazione del propulsore diventata più limitata agli alti regimi. Di qui la risposta lenta del turbo che ha messo ancora più in difficoltà lo chassis. Nelle scorse settimane, grazie a un'indagine sistematica eseguita con l'aiuto della galleria del vento di 8t-Cir in Francia, ring. Harwey Fostlethwaite ha potuto analizzare i problemi e trovare delle soluzioni accettabili. Con i dati a disposizione è stato più facile trovare soluzioni che hanno consentito di dare un maggiore equilibrio e più trazione alle vetture. Questo pero per quanto riguarda la velocissima pista di Monza, composta come è noto da diversi rettilinei raccordati da alcune strettoie (le chicanes) e da qualche curva. Le domande che ore vengono spontanee sono queste: la Ferrari sarà in grado di ripetersi nei prossimi tre appuntamenti (Portogallo, Messico, Australia) su circuiti differenti, uno dei quali, quello di Adelaide, molto tortuoso? Quale sarà il futuro Immediato e a medio e lungo termine della squadra più amata della Formula 1? I rischi del protrarsi di una situazione di pace di combinare gli «umori* dei numerosi tecnici a disposizione nei vari settori, dei meccanici, dei piloti. Un'impresa molto difficile che richiederà competenza, grandi energie, forze fresche ed anche carisma. Enzo Ferrari non difetta certamente di «peso», ma nello stesso tempo deve rendersi conto che non si può sobbarcare tutta la fatica senza dare fiducia a qualcuno che operi anche sul campo. Per quanto riguarda i piloti, fuori discussione la presenza di Michele Alboreto. resta l'altro posto. Johansson ha fatto di tutto per meritarsi la riconferma. Sembra che 11 ventilato passaggio di Berger alla scuderia di Maranello abbia trovato degli intoppi. Resta da vedere se l'austriaco opterà per una soluzione diversa (McLaren?) o se altri corridori avranno la spinta giusta per farsi accettare. Tuttavia questo è un «nodo» secondario: con una vettura competitiva tutto diventa più facile. Bisognerà solo vedere se il risultato di Monza è stato proprio l'inizio della ripresa o se si è trattato di un fuoco di paglia. Cristiano Chiavegato stallo sonti parecchi. C'è l'incognita dei nuovi regolamenti che la Fisa vorrebbe varare il prossimo 3 ottobre. C'è soprattutto il salto nel buio che la Ferrari dovrà fare se verrà confermato (il costruttore modenese ha promesso di svelare 1 suol programmi dopo il 21 settembre) l'ingaggio del progettista John Barnard. L'inglese con la McLaren ha ottenuto risultati eccellenti, è certamente un tecnico esperto capace e di valore. Ma anche i -geni- a volte sbagliano, vedi Gordon Murray con la Brabham. Il problema maggiore riguarderà il •trapianto» di Barnard. con abitudini e metodi sviluppati in team britannici, cosi diversi dai nostri, in una Ferrari un po' confusa e frastornata come quella attuale. Forse il compito più difficile non sarà di Barnard (che. a quanto si dice, lavorerà in Inghilterra e manderà i disegni delle sue progettazioni a Fiorano), quanto quello di chi dovrà gestire con tutti gli equilibrismi necessari la complessa operazione. Un manager pronto, lucido, tempestivo ca¬