Ha ucciso la moglie zingara «Voleva far di me un ladro»

Ha ucciso la moglie zingara«Voleva far di me un ladro» Muratore a giudizio per omicidio: investì la donna con l'auto Ha ucciso la moglie zingara«Voleva far di me un ladro» Salvatore Di Marco. 35 anni, siciliano di Enna, risponderà In corte d'assise di omicidio volontario: un anno fa, dopo un litigio, colpi la moglie con una pietra e poi la investi con l'auto. Il corpo straziato della donna, Bosiljka Mijailovic detta «Lia», una zingara di 27 anni, fu trovato vicino al Cimitero Sud. a trecento metri dall'accampamento di nomadi In corso Orbassano dove avevano parcheggiato la roulotte anche i genitori della vittima. Al magistrato, dott. Sorbello, che l'ha rinviato a giudizio. l'Imputato, difeso dall'avv. Sorace, ha raccontato: «Abitavamo a Firenze, ma lei preferiva Torino, dove vivevano i suoi, e voleva che lasciassi il mio lavoro di piastrellista per mettermi a rubare. A me la cosa non andava, e così si litigava. Quel giorno, dopo l'ennesima discussione, mi ha colpito al viso con i pugni. Ho perso la testa, con una pietra l'ho colpita al capo. E' scappata, l'ho rincorsa con l'auto e le sono passato sopra due volte». La donna muore sul colpo. Mimmi ninnili iniiiiiiiiii inumili mi in imi Bosiljka Mijailovic 27 anni l'assassino fugge, torna a Firenze. Da 11 telefona ai suoceri e spiega che Lia è scomparsa. Di Marco si sente al sicuro, è convinto che nessuno sospetti di lui. SI presenta al immilli inii umili immillili iiiinimmiiii ii carabinieri, ma in caserma lo aspetta una sorpresa. I militari gli mostrano i mocassini trovati sul luogo del delitto, uno è ancora sporco di sangue. Lui ammette: «Sono i miei, l'ho uccisa io». Bosiljka Mijailovic, jugoslava di Zelenlkovo, era arrivata in Italia, con la famiglia, ancora bambina. Prima lunghi anni in Veneto, poi il trasferimento a Torino. Tre anni fa aveva conosciuto, a Firenze. Salvatore Di Marco. Lui non è uno zingaro per tradizione, gli place la vita in roulotte, guadagna, e pare anche abbastanza bene, facendo il muratore. E' un tipo piccoletto, magro, introverso, pieno di complessi, a disagio con gli estranei, tanto che a volte balbetta (11 giudice lo definisce «un cavernicolo»). Lia abbandona l'uomo con cui viveva (e dal quale aveva avuto una bimba) e sposa Di Marco. Dall'unione nasce la piccola Maria, che ora ha tre anni e si trova presso i nonni vicino Enna. I rapporti tra 1 due diventano tesi, lei ogni tanto torna iiniiiiiniiiinniiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiilliliiiiiiiii dai genitori a Torino, poi si riconciliano. Un anno fa Lia è ancora nel campo di corso Orbassano, U marito la raggiunge. Discutono, e verso mezzogiorno (è il 3 settembre, martedì) si allontanano verso il cimitero. Poi la lite furibonda, le botte, l'investimento con l'auto. Il cadavere viene ritrovato due giorni dopo e basteranno altre 48 ore per chiarire il caso. Un caso che serve anche per un esperimento al perito Baima Bollone: per la prima volta, l'esperto e un suo collaboratore riescono a prelevare le impronte dell'assassino sul corpo della vittima. Piuttosto complicato il procedimento: si mette una pellicola sulla pelle, nei punti dove si presume che l'assassino abbia posto le mani, e con un reagente chimico si fanno emergere le impronte. Quelle prelevate dal prof. Baima vengono confrontate con le impronte di Di Marco, che nel frattempo ha confessato: sono uguali. Ora L'assassino attende il processo nel carcere di Ivrea. iiiiiniiiniliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmimiii