Esplorare la galassia Henze di Massimo Mila

Esplorare la galassia Henze Esplorare la galassia Henze TORINO — Con la presenza del compositore sono entrate nella zona di massima intensità le giornate che Settembre Musica dedica quest'anno a Hans Werner Henze in occasione del suo sessantesimo compleanno. Dopo che in San Filippo sabato sera aveva avuto luogo l'esecuzione dell'imponente Sinfonia N. 7 ad opera della Junge Deutsche Philharmonie, diretta da Charles Dutoit. domenica mattina, nella sala dell'Istituto Goethe, affollata fino all'inverosimile, ha avuto luogo la presentazione del libro di autori vari che Enzo Restagno ha curato per la EdT. premettendovi una di quelle sue lunghe interviste che sanno mettere a nudo le ragioni più intime dell'artista e dell'uomo. Intorno a questo spunto si è svolta poi una tavola rotonda che aveva il singolare aspetto d'una Giostra del Saracino: ognuno dei cinque intervenuti — Fedele D'Amico, Mario Messinis, Franco Serpa, Roman Vlad e il sottoscritto — poneva al compositore una domanda. Bersagliato da tante frecce, il compositore è stato al gioco e ha risposto sempre con impegno e sincerità. Ne sono venuti fuori molti e variatissimi aspetti, la cui conoscenza permetterà di meglio comprendere le composizioni che ancora restano da ascoltare. Prima di tutto la prodigiosa, enorme attrezzatura musicale della sua mente: una specie d'insaziabile fagocitazione musicale d'ogni aspetto della vita. «Passo la mia vita alla scrivania, ha detto a un certo punto il compositore, a scrivere musica dalla mattina alla sera, giorno dopo giorno. Le partiture si succedono come un diario: esercitazioni, tentativi, esperimenti. E non in una direzione costante, ma anzi spostando continuamente l'obiettivo in una specie di medicina allopatica. Come Wagner scrisse / maestri cantori per guarire dal Tristano, cosi lui alterna continuamente forme, tendenze (non stili): opera e sinfonia, canto e strumenti, in un continuo bisogno, non tanto di rinnovarsi, quanto di provarsi in ogni genere. E' risultato dall'incontro che, come la sua musica è una musica dello spessore, della densità, cosi la sua personalità è complessa, stratificata e nutrita di contraddizioni: prima di tutto quella delle due patrie. A noi sembra tutto quel che c'è di più tedesco: lui si sente italiano. E' un colossale signore dell'orchestra; e lui ha una nostalgia inestinguibile del canto, tra una Sinfonia e un Quartetto scrive Canzoni, magari dichiaratamente «napoletane-. Nel fondo della sua psicologia c'è l'odio inestinguibile del nazismo, che avvelenò la sua giovinezza, e l'adesione generosa alle cause degli oppressi, degli sfruttati, delle vittime d'ingiustizia. Prima che divergenze artistiche li separassero. s'incontrava perfettamente con Nono su questo terreno. Divergenze difficilmente giustificabili a chi le guardi dall'esterno. Accusato di «tradimento dell'avanguardia-, Henze resta fermamente un musicista moderno, totalmente al riparo dal rischio di sbandate pucciniane alla maniera di Rossellini, di Menotti o di Marmino. La sua arte resta difficile e s'impone attraverso la schiacciante onnipotenza della materia musicale, con una volontà disperata di comunicazione, ma senza concessioni di sorta. Cosi illuminati da questo viatico henzesco, abbiamo potuto intendere meglio le composizioni previste nel giorno stesso. Anzitutto la Sonata per violino solo, bravamente eseguita da Cristiano Rossi al termine del concerto: nella sua ripartizione in tre tempi intitolati a Tirsi. Mopso e Aristeo conferma quella irresistibile tendenza drammaturgica che l'autore stesso si attribuisce. Al pomeriggio, nella chiesa della Santissima Annunziata, l'Ensemble Antidogma diretto da Gerd Kuhr, insieme con la Corale polifonica dì Valchiusella (direttore Bernardino Streito) e col coro di voci bianche del Liceo Musicale di Ivrea, ha presentato la Cantata della fiaba estrema su poesia di Elsa Morante, buon documento di quell'assurdo sogno di «scrivere come Mozart», che Henze rivela nelle sue confessioni a Padre Restagno (fresca e simpatica solista il soprano Elisabeth Parcells). e un singolare "riattamento strumentale di Jephte, il capolavoro degli oratori di Carissi- Torino. Hans Werner Henze. Per Settembre Musica stasera al Carignano va in scena la sua «Gatta inglese» mi. preparato per il cantiere di Montepulciano.^ cui Henze ha dedicato molte delle sue estati. Infine in serata, finalmente in un teatro, il nostro povero e bistrattato Teatro Nuovo, sopravvissuto alle restrizioni di pubblica sicurezza, un'ottima esecuzione di La Batterà della Medusa, il più importante esempio (insieme con El-Cimarron) di quel teatro immaginario a carattere popolare, che sta in cima agli ideali artistici del compositore. Un soggetto di grande presa drammatica, dedotto da una famosa tragedia del mare e dall'illustrazione che ne diede un celebrato quadro di Géricault. Un'orchestra in scena (quella della Rai), tre cori (della Rai. della radio austriaca, di voci bianche .Magnificat»), due solisti di vaglia (la celebre Edda Moser e il baritono Heinz-Jurgen Demitz. di straordinaria duttilità vocale nell'affrontare pieghe e sfumature di un inedito Sprecligesang). una voce recitante (quella autorevolissima di Giancarlo Sbragia), che dichiara la volontà dell'autore di farsi capire, di essere seguito come in un racconto popolare di genere av venturoso ma venato di quelle rivendicazioni politiche e di classe che non mancano mai nelle opere di Henze. Il tutto condotto molto bene dalla direzione di Miltiades Caridis. Sono due parti: la prima più narrativa e drammatica, d'intensissima presa, la seconda più lirica e interiore. Ce n'è per tutti i gusti, in un cinematografo Inesaurìbile di effetti musicali. Il pubblico ha abboccato (sebbene la musica non si abbassi mai a volgari concessioni), si è divertito e ha applaudito di gusto. Massimo Mila DIBATTITO COL MUSICISTA A «SETTEMBRE MUSICA»

Luoghi citati: Ivrea, Montepulciano, Torino