Aspettando il ritorno Ferrari di Michele Fenu
Aspettando il ritorno Ferrari Aspettando il ritorno Ferrari /( fascino di Moma e del Gran Premio d'Italia è quest'anno un po' appannato. La Ferrari ha attraversato mesi amari, finendo in una crisi sconcertante, e il richiamo della corsa si è rivelato meno forte che in passato. Chi ha voglia di vedere un'altra sconfitta di Maranello? E' un po' il destino di qualunque manifestazione sportiva in cui siano coinvolti i colori nostri. Calcio, ciclismo, nuoto, canottaggio... Si fa il tifo soltanto se si «rischia» di wncere. Altrimenti, disinteresse generale o, nel caso della Ferrari, crìtiche pesantissime, polemiche, insinuazioni. E' un gioco vecchio, quest'ultimo. Molti anni fa, sempre a Moma, dopo una gara deludente, un gruppo di tifosi (ma gente cosi deve essere sempre chiamata con il vero nome che merita: teppisti) assaltò addirittura il camion della Ferrari. Però, Emo Ferrari a questo gioco non si è mai sottratto. Le polemiche sono sempre state il suo forte, il pepe di una vita trascorsa per le competizioni. tra successi sfolgoranti e sconfitte durissime. In questi mesi, per la verità, Ferrari ha dovuto froteggiare accuse violente. L'amore, spesso, diventa odio o, meno romanticamente, le polemiche servono — si spera — ad aumentare le tirature di giornali, giornaletti e riviste varie. Abbiamo anche visto molti mmedicU fornire consigli premurosi alla grande ammalata. Il divertente, in tanti casi, è stato misurare la statura di questi stregoni della Formula 1: gente che in vita sua non ha mai vinto nulla, ha discettato serenamente sul come e sul perché la Ferrari aveva sbagliato oppure poteva raddrizzarsi. Con tutto questo, naturalmente, è chiaro che la Scuderia ha commesso i suoi errori. Quali? Emo Ferrari dovrebbe conoscerli meglio di noi e chissà che non li riveli quando farà la sua conferenza stampa. Lui si considera il «portiere» della squadra, quello su cui ricade ogni responsabilità. Molto giusto, ma, in realtà, si è mai visto un portiere che decide di cambiare il centravanti della formazione? Parliamo del progettista, del tanto sospirato John Barnard. L'inglese, simpatico o antipatico che sia, è chiamato a un compito molto impegnativo. Vedremo cosa saprà fare in un team non britannico. Oggi a Moma non dobbiamo aspettarci nulla di particolare. Le corse riservano sorprese eccitanti, ma anche se per un caso incredibile si verificasse il miracolo di un successo Ferrari, la situazione non cambierebbe. La Ferrari della rivincita maturerà nei prossimi mesi e il cammino sarà lungo e faticoso. Ma è sperabile almeno che il fondo sia stato toccato e che, in un modo o nell'altro, si torni verso l'alto. Stimolanti le polemiche, ma forse anche il Grande Vecchio vorrebbe sorridere di nuovo. Il 1979, l'anno dell'ultimo titolo, quello di Jody Scheckter, comincia a essere lontano, troppo. Michele Fenu
Persone citate: Jody Scheckter, John Barnard
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