Svevo solo un ricordo per la corposa Grandi

Svevo, sole un morde perla corposa Grandi PRIME FILM: «Desiderando Giulia» di Barzini Svevo, sole un morde perla corposa Grandi Altra prima: «Karaté Kid 2», risorgono i buoni sentimenti DESIDERANDO GIULIA, di Andrea Barzini, con Serena Grandi, Johan Leysen, Valeria d'Obici, Sergio Rubini, Carlos Maestro. Erotico-drammatico. Cinema Gioiello di Torino. Cinema Quirinale e Rouge et Noir di Roma. Da quando Serena Grandi ha ridato allo schermo il piacere casereccio della maggiorata, i suoi film hanno il dovere di rispettare regole espositive dove il racconto e i ruoli finiscono per mostrarsi in qualche modo strumentali alla insistita esplorazione di alcune zone, come dire, pregevoli del corpo della diva. L'erotismo voyeuristico che accompagna i suoi personaggi diventa cosi un obbligo difficilmente eludibile, il «destino dolce e amaro, d'una contraddizione che, almeno per ora, nessuno pare intenzionato a risolvere. Una schizofrenia discontinua guida anche questo suo film liberamente ispirato a Senilità d'Italo Svevo. Vi si racconta di Emilio, uno scrittore Inaridito nella Roma d'oggi, che vive con la sorella (Valeria D'Obici), nevrotica, tormentata dalla solitudine, in una casa d'antichi splendori ridotta allo sfascio. Per campare, è costretto a riscrivere l'instant-book di Stefano (Sergio Rubini), un arrampicatore giovane e furbo. Come In un sogno, Emilio s'imbatte in Giulia, ragazza prosperosa ed estroversa che si divide tra il lavoro di fotomodella e passatempi sensuali con ricchi imprenditori e amici aitanti. Se ne innamora perdutamente, la segue dovunque, spia i suoi incontri amorosi, mentra la sorella consuma rapidamente un'avventura con il giovane Stefano, per ritrovarsi ancora disperatamente sola. Tra ambizioni serie e una pari voglia di far cassetta, la storia si sviluppa senza molti imbarazzi nella seconda direzione, lasciandosi lungo la strada qualche alibi (i movimenti raffinati di macchina, il professionismo di Johan Leysen, le ombre d'una ambientazione esausta, malata di decadenza) dell'opera d'autore, n film erotico che sta dentro il film drammatico prende il sopravvento, e l'Impronta affascinante di Svevo resta un ricordo Intrigante di situazioni o di nomi, ma poc'altro. Serena Grandi, che è il sogno di carne e d'innocenza dell'intellettuale, si muove a proprio agio nella prolungata esposizione di tutti i particolari anatomici, però mostra alcune rarefazioni espressive quando deve dar corpo al mistero ambiguo del suo personaggio. Certo appare più ricco e scavato il lavoro di Leysen, il professore di Je vous salue. Marie. Dopo Goldoni (Miranda) e ora Svevo, le incursioni letterarie della Grandi stanno diventando un filone promettente, forse con qualche rischio di monotonia. Il corpo d'una donna, alla fine, non ha molte novità di rivelare. „ ^ KARATÉ KID II di John G. Avildsen, con Ralph Macchio, Nlriyuki Pat Monta. Commedia, colori. Usa 1985. Cinema: Eliseo Rosso e Nazionale di Torino, Adriano, Atlantic e Ambassade di Roma, Ariston e Plinius di Milano. Seconda puntata delle avventure di Daniel, il ragazzino orlano di padre con madre dal trasloco facile, salvato dallo sbando grazie all'incontro con Miyagi, maestro di karaté e di saggezza orientale legata all'arte marziale. Questa volta l'avventura si sposta in Giappone e l'attenzione è puntata più sul maestro che sull'allievo. In un villaggio snaturato dall'industrializzazione, Miyagi (Morita) ritrova il padre morente e l'antico amore, abbandonato quarantanni prima per non sfidare a morte l'amico rivale. Ormai i buoni sentimenti sembrano calpestati e il | senso dell'onore stravolto dal potere e dalla violenza. Ma non è vero. Gli antichi insegnamenti del karaté riaffiorano anche nel cuore del cattivo di turno, grazie all'esempio del leale Miyagi. E Daniel (Macchio)? Ci sarà modo anche per lui di battersi contro il campione locale e di incontrare un nuovo amore. Più puntato sul sentimentalismo che sull'ironia, con personaggi schematicamente abbozzati. Karaté Kid II perde colpi rispetto al film precedente, anche se regista e Interpreti sono gli stessi. Macchio, venticinquenne perfettamente a proprio agio nelle parti di ragazzino, sembra aver imparato dal maestro orientale soprattutto l'impassibilità. r. s. | Serena Grandi frequenta la letteratura: dopo Goldoni, Svevo

Luoghi citati: Giappone, Milano, Roma, Torino