Una saga tra prosciutti e caviale
Una saga tra prosciutti e caviale La lite nella famiglia Castagno per la restituzione dei soldi del riscatto Una saga tra prosciutti e caviale Dietro il bancone di via Gramsci, Pier Luigi Castagno giustifica la richiesta di rimborso: «Non voglio che continui a buttar vìa denaro» - L'anziano padre lavora in un negozio di ex dipendenti La gastronomia è all'angolo con via Gramsci, poi, una dietro l'altra, lungo via Lagrange, ci sono la Bottega del maiale e la Baita del formaggio. Eccola 11 la roccaforte dell'« impero gastronomico» tirato su da Pietro Castagno e ceduto, ormai da anni, al figlio Pier Luigi. Nel gennaio dell'84 la mafia calabrese sequestrò l'anziano gourmet e lo tenne prigioniero per quasi 15 mesi, restituendolo alla famiglia solo dopo il versamento di un riscatto di più di un miliardo. Un'esperienza devastante per chiunque, eppure in quei tre negozi non si è mai smesso di affettare mocetta e San Daniele, di sfornare delicatezze destinate ai palati più raffinati e esigenti, di montare panna e maionnaise. L'attività non ha subito rallentamenti nemmeno ieri, quando è diventata di dominio pubblico la notizia che Pier Luigi Castagno si è rivolto al tribunale per ottenere dal padre la restituzione dei soldi (519 milioni) versati per il riscatto, più le spese (altri 181 milioni) conseguenti al sequestro. Un «conto, compilato al centesimo: da salumiere. Pier Luigi Castagno, 48 anni, è dietro il bancone, intento a servire un pensionato, comandato evidentemente da qualcuno a fare la spesa, tanto è lo stupore che mostra di fronte alle minuscole dimensioni dei vasetti di ca¬ viale (in borsa gliene finiranno tre) e la confusione che gli procura la mocetta, scambiata per salmone. • Perché ho deciso di rivolgermi al tribunale? Perché non voglio che mio padre continui a buttare via i suoi soldi» dice, pressappoco, il salumiere, il grembiale strizzato tra le mani, l'occhio rivolto alla fila dei clienti. Non c'è imbarazzo, non c'è pudore. -Insomma, con tutto quello che aveva, com'è possibile che mio padre, quando ha tirato giù i conti, dopo il rapimento, si sia trovato solo 20 milioni in banca? Da qualche parte li avrà ben scialacquati, o no?». Ma sua madre ha venduto ogni cosa per racimolare gli altri 500 milioni necessari a pagare la prima parte del riscatto. -E allora? Resta sempre il fatto che le sono rimasti solo 20 milioni, che chiunque dei miei garzoni...». Inutile insistere, Pier Luigi Castagno concede solo: -Beh, si, fra padre e figlio certe cose non sono belle», per poi riprendersi subito: -Ma devo tutelarmi». In concomitanza con la causa civile fra Castagno padre e figlio, che si celebrerà il 25 settembre prossimo, s'inizierà il processo contro sette presunti componenti la banda dei sequestratori. -Mi sono costituito parte civile perché voglio esserci, me ne hanno fatte passare di tutti i colori: quaranta giorni ad at¬ tendere dalle 7 alle 9 una telefonata che non arrivava mai, ad andare su e giù per la Torino-Milano in un'estenuante caccia al tesoro, e tante altre crudeltà» spiega, adombrato, Pier Luigi Castagno, irrimediabilmente attratto dal bancone davanti al quale s'affollano 1 clienti del sabato. Giorno di riposo. Invece, per il padre Pietro, che da settimane sovraintende ai lavori di restauro della salumeria di via Martorelli 29, ceduta dalla famiglia Bergadano, dopo 50 anni di attività, a tre ex dipendenti dei Castagno, i quali hanno voluto con loro l'ex datore di lavoro, che chiamano 'maestro». Quando è in negozio Pietro Castagno, 78 anni, è battagliero e vivace: per una vita si è alzato alle 4 del mattino per andare a letto dopo 17 ore di lavoro, sabati compresi. Innaturale deve sembrargli trascorrere il fine settimana a casa con la sua Angiolina, la moglie di 77 anni. Sussurra al telefono -Vedremo cosa deciderà il giudice... adesso sono solo stanco». Beppe MineUo Pier l.uiui Castagno: «Ilo a^ilo per tutelare i miei interessi»
Persone citate: Bergadano, Castagno, Pier Luigi Castagno, Pietro Castagno
Luoghi citati: Milano, San Daniele
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