Un «Nobel» dell'Ottocento di Luciano Curino

Un «Nobel» dell'Ottocento CONVEGNO PER IL BICENTENARIO DI SAN COTTOLENGO Un «Nobel» dell'Ottocento DAL NOSTRO INVIATO ERA — Nel 1835, in anticipo di oltre un secolo su Madre Teresa di Calcutta, il canonico Cottolengo ebbe una specie di Premio Nobel, il Montyon et Franklin, di una società laica sorta a Parigi per propagandare le benemerenze dei benefattori dell'umanità. -Non ci stupisce il fatto di vedere attorno a Lui ancora vivente, interessati alla sua istituzione, più laici e laicisti che ecclesiastici: questi poi, in parte, gli riuscirono più di remora che di sostegno; afferma Ettore Molinaro in un saggio su Giuseppe Cottolengo. •Il Cottolengo e il suo tempo* è il tema del convegno (aperto venerdì, si concluderà oggi) che si tiene a Bra, dove il Santo è nato duecento anni fa. Un convegno che offre una panoramica, da parte di studiosi e storici di diverso orientamento culturale e ideologico, sugli aspetti sociali della Torino carlalbertina, nella quale si colloca la figura e l'opera del Cottolengo. Nel primo Ottocento l'ampliarsi della città e l'aumento della popolazione operaia mi¬ sero in evidenza nuovi problemi sociali e di assistenza. La miseria raggiunse livelli impressionanti, e le classi popolari erano abbandonate a se stesse, addirittura allo sbando. Non è quindi per caso che operarono in città tre santi •sociali»: il Cottolengo, dedito alle cure degli ammalati e degli infelici; don Bosco, impegnato nell'assistenza e nell'istruzione dei ragazzi; il Cafasso, che si consacra al conforto dei carcerati e dei condannati a morte. Il canonico Cottolengo, come gli altri due sacerdoti, aveva intuito che nella nuova realtà i bisogni morali e materiali non potevano più essere affrontati con i mezzi e gli istituti del passato. Vennero contrastati dall'ala reazionaria, anche del mondo cattolico. E' la sorte di tutti 1 novatori. Ma se l'arcivescovo di Torino monsignor Franzoni aveva in sospetto l'opera dei novatori, un giudizio ampio e lusinghiero arrivò da un laico, il venticinquenne Camillo Benso conte di Cavour che, alla conclusione di un'indagine sulla politica assistenziale e sui problemi connessi, scrisse a proposito della Piccola Casa del Cottolengo: «Quest'opera mirabile è fondata e sostenuta da un sol uomo, che non possiede al mondo che gli inesauribili tesori di un'immensa carità, e confida nella Provvidenza e questa non gli manca mai... Il canonico Cottolengo non ha ragionieri, non amministratori, non carte, non ha libri, non ha registri*. Cioè, più che all'Ingombrante burocrazia, il canonico si affidava alla Provvidenza e all'Innato buon senso del contadino che resta sul sodo, che non accarezza progetti futuri ma impegna tutte le sue energie in quello che può fare oggi. Cosi, al re Carlo Alberto che gli diceva la sua preoccupazione per le sorti della Piccola Casa dopo la morte del fondatore, il canonico Cottolengo rispose con disarmante semplicità: « Vede, maestà, laggiù il cambio della sentinella? Via una, ne sopraggiunge un'altra. Cosi sarà della Piccola Casa: io me ne andrò ed essa resterà, perché è stata la Divina Provvidenza a fondarla, non io*. Il pur prudentissimo Carlo Alberto, vincendo la reticenza di ministri e le proteste di gesuiti, aveva patrocinato l'istruzione popolare e le case di ricovero. Fu per il suo intervento che la Piccola Casa di Valdocco potè superare le difficoltà burocratiche e assumere personalità giuridica, senza che fosse in regola con le norme amministrative e legislative. E Giuseppe Cottolengo era sovente ospite della reggia. Al convegno è stato presentato il libro L'opera assistenziale e sociale di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, tesi di laurea di Giovanna Bergogllo edita dalla Cassa di Risparmio di Bra. Oratore il preside della Facoltà di Magistero di Torino, Guido Quazza, del quale l'autrice è stata allieva. Il professor Quazza ha parlato del canonico Cottolengo nel momento in cui inizia il processo di industrializzazione, ed è innanzitutto uomo d'azione e grande organizzatore, ha inventiva e fantasia, costruisce cose che vanno molto al di là del contingente. Luciano Curino

Luoghi citati: Bra, Calcutta, Parigi, Torino