Washington tace e medita la rappresaglia

Washington tace e medita la rappresaglia Washington tace e medita la rappresaglia NOSTRO SERVIZIO ISTANBUL - A nemmeno un giorno di distanza dal tragico epilogo del sequestro di un Jumbo della Pan Am all'aeroporto di Karachi, 11 terrorismo internazionale ha vibrato un altro colpo micidiale. Obiettivo, questa volta, la sinagoga di Neve Shalom, nel quartiere di Beyoglu, vicino alla Torre di Calata, sulla riva europea del Bosforo. E' stata una strage che di certo porta la firma araba: 23 morti e quattro feriti che vanno ad aggiungersi a tante, recenti vittime innocenti della violenza politica. Sono le 9.15 di sabato (le 8.15 italiane), sotto le volte della sinagoga — la più grande della Turchia — echeggiano i canti che accompagnano la preghiera mattutina. Una trentina di ebrei seguono compunti il rito religioso. Sono soprattutto persone anziane, fra loro vi sarebbe anche un rabbino israeliano. Quasi nessuno presta attenzione a due estranei: dicono di essere fotografi, vorrebbero riprendere alcuni fasi della cerimonia. LI lasciano passare. Una volta entrati, depongono a terra le borse, estraggono mitra e pistole e cominciano a sparare sul fedeli. E' cominciato cosi l'assalto sferrato dalla banda di terroristi, appena pochi minuti di fuoco, colpi tirati ad alzo zero, una carneficina. I due killer, non cinque come ritenuto in un primo momento, premono i grilletti delle armi automatiche dirigendo il tiro sui presenti, poi lanciano nel mucchio due bombe. Sarà il fragore delle esplosioni a lanciare l'allarme facendo accorrere i poliziotti della zona. Tentano di entrare nella sinagoga, ma il fumo acre di un principio d'incendio 11 ricaccia. Provano di nuovo, ci riescono ma vengono fermati sulla soglia da un terzo scoppio. Solo più tardi verrà appurato che l'ordigno ha dilaniato il mini-commando, non si sa ancora 3c> accidentalmente o — come sembra più probabile — per un gesto premeditato di suicidio quando 1 due hanno capito di avere preclusa ogni via di scampo. Accanto ai loro corpi, ormai irriconoscibili, gli agenti troveranno sette granate a mano inesplose e due fucili di fabbricazione cecoslovacca. Nella sinagoga 1 resti smembrati delle vittime, sparsi sul pavimento: ci vorranno ore per accertare l'esatto numero del morti. Nell'inevitabile, allucinante balletto delle cifre, il bilancio dell'attentato assume contorni precisi, agghiaccianti. Finora sulla strage esiste una sola testimonianza diretta, quella di un ragazzo turco che ha raccontato di essere sopravvissuto fingendosi morto. Rafi Saul, 17 anni, ha detto che gli attentatori hanno aperto il fuoco sui fedeli, poi hanno cosparso i corpi delle vittime di benzina, dando loro fuoco. 'Ero nella sinagoga con mio padre — ha detto il ragazzo citato dall'agenzia Anatolia — quando un uomo è entrato e ha cominciato a sparare all'impazzata. Tutti ci siamo sdraiati per terra. Quello continuava a far fuoco con il mitra, e si rivolgeva in arabo al suo amico. Poi, a un certo punto, c'è stata un'esplosione». Rafi Saul ha aggiunto di avere visto che gli attentatori cominciavano a cospargere i corpi di benzina. «Ho fatto finta di essere morto, sono rimasto immobile» ha concluso. il primo rendiconto è del vice sindaco di Istanbul, Hasan Ali Ozer: parla di venti uccisi, che saliranno man mano a 22, quindi a 25, per attestarsi Infine a quota 23 mentre, in un caos indescrivibile, le autoambulanze della Mezza Luna turca fanno la spola con gli ospedali per trasportarvi i feriti. Quattro i feriti gravi, mentre altri quattro fedeli sarebbero rimasti Illesi. Per adesso sono stati identificati soltanto i cadaveri di 12 vittime di sesso maschile, il riconoscimento delle altre salme si presenta quanto mai difficile. Fra la confusione dei comunicati, spesso contraddittori, dell'agenzia Anatolia si accavallano intanto, senza alcuna conferma ufficiale od ufficiosa, notizie secondo cui gli attentatori sarebbero riusciti a fuggire. Verso mezzogiorno, dalla municipalità giunge però la doppia conferma. *I due terroristi, di origine araba, sono periti nell'attentato-, afferma Ozer, e la rivendicazione da parte della Jihad islamica, il braccio armato degli estremisti sciiti libanesi che tengono in ostaggio nel Libano quattro cittadini americani e tre francesi. Intanto, da Ankara, il rappresentante Olp Abu Firaz condanna 'fermamente» l'attentato. e. st. (Continua a pagina 2 In quinta colonna) ugulrblsqarsptcv Istanbul. Hanno appena saputo che alcuni loro parenti sono fra le vittime nella sinagoga (Tel. Ap)

Persone citate: Hasan Ali Ozer, Neve Shalom, Ozer

Luoghi citati: Anatolia, Ankara, Istanbul, Libano, Turchia, Washington