Dexter Gordon il prìncipe nero di Lietta Tornabuoni

Dexter Gordon il prìncipe nero di Lietta Tornabuoni Dexter Gordon il prìncipe nero VENEZIA — Gordon principe nero, Ivory Sahib bianco. Stamattina tutti sono innamorati di Dexter Gordon, il musicista nero sessanladucnne debuttante nel cinema come protagonista di 'Round Midnight di Tavernier: non si finisce mai di esaltarne la presenza da principe, la dolce voce rauca c triste, il gestire e muoversi aristocratico, l'eroismo elegante con cui recita un uomo alla fine, le lunghe mani. Stamattina s'è messo una tuta blu elettrico molto alla moda e un vecchio berretto. Di fronte a sdilinquimenti e complimenti la faccia lisciata dal lifting o forse salvaguardata dalla musica conserva un piccolo sorriso indulgente, lui s'inchina leggermente: non è nato ieri ed è sempre piaciuto moltissimo, durante tutta la vita. Bertrand Tavernier un tempo era press-agent. Racconta che è stata l'esperienza d'allora a suggerirgli il personaggio del giovane francese dedito con devota ammirazione al jazzista nero: «Arrivò John Ford a Parigi, e mi assegnarono a lui per guidarlo, fargli compagnia, soprattutto impedirgli di bere. Non lo lasciavo un attimo, di notte dormivo nella sua stanza, ispezionavo dappertutto per scoprire se e dove avesse nascosto bottiglie. Beveva allora una mistura terribile, dolce e forte, chiamala fi. and fi.. Benedettine e Brandy. Lui la ordinava ai camerieri, noi intercettavamo i bicchieri, lui se la prendeva coi camerieri: uno, italiano, lo aggredì gridandogli che lo riconosceva benissimo, era un fascista inaiale, l'aveva già visto al fronte durante la seconda guerra mondiale, a Anzio... A stargli dietro io ero emozionato, impressionato dalla sua grandezza, in certi momenti anche disperalo e furente, tentato di mandarlo al diavolo: ma poi lui ti riacchiappava con una frase, un gesto, un comportamento geniale... ». Tavernier racconta vantandosi un poco che Woody Alien, amante del jazz e clarinettista, gli ha fatto dire di non aver mai visto una interpretazione di debuttante migliore di quella di Dexter Gordon. Spiega d'aver voluto riscattare col suo film il modo improprio con cui Hollywood ha rappresentato i musicisti di jazz: «Neppure De Niro andava bene in New York, New York: si vedeva che non sentiva la musicai. Loda la Mostra di Venezia e la sua funzione, però: "Le attrezzature tecniche non sono degne di lei: persino della Sala Grande c'è un'apparecchiatura sonora che gracchia e sputacchia». Non è proprio sicuro che il vecchio jazz tornerà in voga grazie al suo film, ma c quanto ha sostenuto coi produttori: «Gli dicevo sempre: e Mozart? Credete che milioni di persone conoscessero Mozart prima di Amadeus/». James Ivory lo chiamano per scherzo Sahib, a causa della sua gran passione per l'India dove ha girato molti film e del lungo sodalizio con il produttore indiano Ismail Merchant. Si conobbero a New York nel 1959, da allora non si sono più lasciati: hanno case comuni, lavorano sempre insieme, in una coppia arricchita dalla vecchia scrittrice c sceneggiatrice indiana Ruth Prawer Jhabvala. grande madre e grande intelligenza. Cos'è, un'amicizia, una società, un amore, un'abitudine, un'associazione? '•£" un "}do di vita, ormai. Una istituzione», dice Ivory. Il loro film Room with a l'ir» (Camera con vista), tratto dal romanzo di E. M. Forster (da un altro meraviglioso Forster, Maurice. stanno preparando un altro film, e l'interprete è ancora Julian Sands) racconta l'impatto d'una romantica ragazza inglese con l'Italia. 'lo sono arrivalo per la prima volta in Italia nel 1150: davvero sembra il secolo scorso. A Venezia, in settembre. Non avevo un soldo, continuavo a aspellare un vaglia telegrafico di mio padre che non arrivava. Finii con dieci dollari in tasca in un brunissimo ostello: due scozzesi, ubriachi e nudi, facevano la lotta tra le brande. Ma la città era stupefacente, mi dissi: ci devo tornare. Due anni dopo, infatti, girrì a Venezia il mio primo film, un documentario d'arte». Adesso, tornando dopo tanti anni, molto è cambiato? f Venezia perde quelli che avevo visto viverci, la sua popolazione .slabile, t vette aumentare enormemente la popolazione nomade del turismo: è come un grande albergo galleggiante».