Boom delle auto Usa con le vendile a rate di Ennio Caretto
Boom delle aufo Usa con le vendile a rate Boom delle aufo Usa con le vendile a rate WASHINGTON — Con la decisione della American Motors, la più piccola delle case automobilistiche americane, di non imporre interessi per due anni sulle rate delle sue vetture, è scoppiata l'altro ieri a Detroit la guerra dei prezzi. Ancora tre mesi fa, negli Stati Uniti si pagavano tassi almeno del 7-8 per cento sugli acquisti rateali, sebbene il mercato non tirasse più come la scorsa Pasqua. Adesso, il credito è quasi gratuito, anche se l'offerta è valida solo per gli acquisti effettuati in un periodo limitato, tutto settembre e metà ottobre al massimo. La General Motors e la Ford, il numero uno e il numero due dell'industria, chiedono infatti appena il 2,9 per cento sulle rate di tre anni, la Chrysler ancora di meno, il 2,4 per cento. L'effetto di questa generosità si sta facendo sentire: il .boom» delle vendite delle auto negli Stati Uniti è oggi senza precedenti. Di fronte a mutui per le case che si aggirano sul 10 per cento, e a interessi di base che si aggirano sull'8,5 per cento, il pubblico si sta buttando sulle vetture. Presso certi concessionari, i clienti sono ricevuti solo su appuntamento: presso altri, i prezzi di listino vengono gonfiati, senza peraltro scoraggiare la domanda Mentre qualche mese fa la consegna dell'auto era istantanea, adesso l'attesa è lunga. Detroit non è convinta che ciò serva a trasformare l'86 in un anno record, ma non nasconde la propria soddisfazione per essere riuscita a evitare una crisi. Le ostilità le ha aperte la General Motors, che ad agosto si è trovata con un parco di un milione di vetture e furgoni invenduti, ossia sufficienti per quasi tre mesi di vendite, contro i due mesi tradizionali Già afflitto da .un.calo dei prò- fitti, il colosso ha deciso di contenere il declino, tagliando gli interessi. La Ford, che sta attraversando un anno d'oro, e non aveva alcuna necessità di farlo, lo ha subito imitato per non perdere il proprio mercato. La Chrysler, di fronte al pericolo di restare schiacciata come il proverbiale vaso di coccio tra i vasi di ferro, ha operato un taglio ancora superiore. Alla American Motors, da un decennio in cattive acque, non è rimasto che ricorrere a un rimedio disperato: la rinuncia ai tassi. Come hanno potuto le case automobilistiche americane attuare una misura del genere? La risposta sta nella loro evoluzione graduale in finanziarie autonome. La General Motors, per esempio, ha un proprio braccio finanziario, la Acceptance Corporations, con un capitale di ben 75 miliardi di dollari. Per concedere predito, non ha bisogno di nessuno: il cliente, non deve rivolgersi alle banche. La Ford e la Chrysler operano sullo stesso principio, solo la American Motors ha una finanziaria cosi debole da essere obbligata a rivolgersi altrove. Nel corso degli anni, le grandi case automobilistiche coi loro bracci finanziari hanno sottratto alle banche buona parte del mercato: il rapporto era del 34 per cento contro il 46 per cento due anni e mezzo fa: ora è de! 37 per cento contro il 43 per cento. Va tenuto presente che il giro di affari delle vendite a rate è di 220 miliardi di dollari all'anno: se esse non fossero state inventate. Detroit avrebbe chiuso i battenti. I giapponesi hanno copiato subito il sistema: se non lo avessero fatto, avrebbero dovuto ritirarsi. Nella strategia di Detroit, la guerra dei prezzi rappresenta comunque solo un espediente per salvare un anno che da tempo appariva di transizione. Ennio Caretto La G.M. perde colpi (quote mercato Usa) 40%
Persone citate: Boom
Luoghi citati: Detroit, Stati Uniti, Usa, Washington
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