Sulla «Lauro» senza De Mita di Alberto Rapisarda

Sulla «Laura» senza De Mita I giovani de noleggiano la motonave per la loro Festa Sulla «Laura» senza De Mita «Ci sentiamo figli di Zaccagnini» - Da Genova a Palermo otto giorni di dibattiti DAL NOSTRO INVIATO CERVIA — L'ambasciatore americano Rabb era perplesso. Una crociera di giovani democristiani italiani proprio a bordo della «Achille Lauro», la nave sulla quale un cittadino statunitense è stato assassinato dai terroristi palestinesi? Voleva essere un gesto di sfida verso Reagan, un'operazione filo-palestinese o che altro? A fine luglio Raab ne chiese conto ai dlriìgtìttti ael'ittoviniento'giòvanile-do» .Potevamo scegliere anehe^àltre navi^glt'>abbiamo detto — spiega Roberto Di Giovanpaolo, addetto stampa del movimento — abbiamo scelto la "Lauro" per far tornare questa nave tragica in una nave di pace. Lo abbiamo invitato a discutere insieme a esponenti arabi, palestinesi, ebrei, uomini della Casa Bianca». Rabb è parso soddisfatto della spiegazione. E per il secodo anno consecutivo i giovani de promettono di mettere a segno un altro colpo organizzativo di rispetto. L'anno scorso tennero a Ravenna un festival che costò un miliardo. «Ed avemmo anche un attivo di trenta milioni. Facemmo tutto da soli, senza che U partito ci desse una lira. Ci siamo finanziati solo con le sponsorizzazioni tra le quali non c'era neanche uno stand dì provolone» ricorda con orgoglio Andrea Rigonl, 25 anni, responsabile dell'organizzazione. Quest'anno la mossa è più spettacolare. Una grande nave passeggeri noleggiata con a bordo mille giovani e trecento ospiti, per tenere dibattiti e far cultura per otto giorni sulla rotta da Genova a Palermo a Napoli. La «spedizione dei mille» giovani de costa un miliardo e 200 milioni. Quasi quanto la festa dell'Amicizia, l'appuntamento ufficiale del partito organizzato da Franco Evangelisti. Una festa senza capo né coda. Senza un tema, con un programma improvvisato» denunciano sprezzanti i giovani de che si aggirano per il festival col complesso degli ospiti poco graditi. L'organizzazione ufficiale del festival non fornisce ai giovani collaboratori carta per ciclostile, penne, materiale necessario a redigere quel fogliétto che tenta di Imitar» il «Tango. dell'Unità? E loro organizzano spedizioni hótP turne nell'ufficio di Evangelisti. Una notte gli portano via di nascosto il materiale di cancelleria e lattine di CocaCola. Un'altra notte addirittura una cassa di champagne dono del presidente dell'Ascoli Calcio. «Ce la starno bevuta giovedì per festeggiare il compleanno di Renzo Insetti». Lusetti è il gran capo di questa banda di guerriglieri della notte, capaci di organizzare da soli manifestazioni da un miliardo. Ma chi siete, da dove venite? «Siamo i primi democristiani che vengono dall'opposizione. Noi non siamo nati nel potere. Le nostre radici più forti sono in Emilia Romagna, Toscana, Lazio, un po' in Lombardia, un po' in Sicilia» spiega Lusetti. Ventotto anni, ormai prossimo a lasciare il movimento giovanile per passare tra i «grandi». Un passaggio che rischia di incrinare l'idillio che era durato sln'ora tra De Mita, 11 segretario riformatore, e i suoi ragazzi. I giovani vorrebbero che lo sperimentato manager Lusetti ottenesse la guida del dipartimento organizzazione di massa. Proprio il posto di Franco Evangelisti. De Mita è in imbarazzo. Potrà rimuovere il più fedele collaboratore dell'importante alleato Andreotti? Pare di no. I giovani attendono pazienti e orgogliosi della loro autosufficienza. «Seimila iscritti in più in un anno e mezzo mentre quelli del partito sono fermi — enumera Lusetti —, orto milioni di finanziamento dal partito mentre il pei dà alla Figc cento milioni solo per la loro rivista. Trentamila candidati giovani alle ultime amministrative e dfefiiniHQi eletti. Stiamo creando una nuova generazione di amministratori, un terzo degli amministratori del partito». Sono diversi dal democristiano del cliché tradizionale questi giovani emergenti. Sono anche loro figli del gran cambiamento avvenuto nelle ultime generazioni. Si sentono fratelli più che avversari dei ragazzi della federazione giovanile comunista e anche paternamente critici verso i figiciotti-«c/ie si sono messi tfóppo suPfilone libertario rib nuneiwndo-oav. loro ideali*. Quasi gli: danno del qualunquisti. Ma neanche loro sono attaccati troppo alle ideologie. -Siamo pragmatici, ci si adatta. Il comune denominatore fra noi giovani di tutti gli orientamenti è che non ci facciamo illusioni. Lo slogan dei giovani del sessantotto era la fantasia al potere? Il nostro potrebbe essere l'efficienza al potere» spiega Lusetti. -Il nostro impegno non è rivolto alla politica in senso stretto, ma soprattutto alla soluzione dei problemi concreti, anche piccoli. Purché si faccia qualcosa». Contro le «cicale» della fine degli Anni Sessanta emergono le «formiche» della fine degli Anni Ottanta. Con un profondo disgusto per i discorsi generici Si sentono una variabile indlpendemo della de: -Non vogliamo fare gli utili idioti di nessuno». Le loro radici? -Ci sentiamo figli di Zaccagnini. Cominciammo ad avvicinarci alla de quando l'onesto Zac era segretario e ci dava tante speranze. 4- ricorda Roberto Di Giovanpao'o —. Noi siamo la sua vendetta postuma. Chi lo dice che non si può fare politica essendo onesti? Non è più immaginabile che onesto continui a fare rima con stupido e furbo faccia rima con statista». Alberto Rapisarda