Afta, scambio di accuse di Angelo Conti

Afta/ scambio di accuse Veterinari e allevatori negano ogni responsabilità Afta/ scambio di accuse A Carmagnola, nell'unico allevamento torinese colpito dall'epidemia, nessuno dei sanitari dell'Usi era passato a controllare gli ammali -1 medici si difendono: «Non siamo mai stati chiamati» - I bovini erano appena stati censiti dai vigili CARMAGNOLA — Costa 580 lire all'anno per ogni bovino la sicurezza contro l'afta epizootica. Questo il prezzo di una dose di vaccino, acquistato dalla Regione Piemonte e distribuito gratuitamente agli allevatori. L'anno passato i capi vaccinati (bovini ma anche ovini e caprini) sono stati 1.600.000: tanti, ma non tutti. Nel luglio scorso si sono scoperti due focolai della malattia: a Cavallermaggiore ed a Carmagnola. In tutto una decina di casi che hanno causato l'abbattimento di 23 capi. Molto peggio è andata in altre regioni, Lombardia ed Emilia soprattutto, che hanno dovuto patire l'eliminazione di migliaia di bovini e suini. Sono scoppiate polemiche. E' colpa degli allevatori, poco propensi a collaborare ai piani di vaccinazione o dei veterinari Usi, troppo distratti? Siamo andati a vedere cosa è successo a Carmagnola. Pier Luigi Sturari è il veterinario capo della Usi 31, competenza su otto Comuni. Per popolazione bovina è la terza della provincia (dopo Pinerolo e Chieri) con 41.000 capi. Con Sturar! lavorano altri tre veterinari a tempo pieno, altri tre sono convenzionati (vengono chiamati dalla Usi e pagati a parcella). Nessuno di loro è passato lo scorso autunno nella stalla di Antonio Panerò Vitale, in frazione Cavalieri di Carmagnola, dove il 30 luglio è scoppiata l'afta. • La collaboratone degli allevatori — spiega ócurari — è indispensabile. Anche se l'avessimo dimenticato. Panerò avrebbe dovuto farsi vivo. Bastava una telefonata. Saremmo subito intervenuti. A novembre abbiamo affisso manifesti ovunque per sollecitare i contadi- i distratti. Di più non si poteva fare». Di parere opposto è Antonio Panerò, ancora impegnato nell'opera di disinfezione della stalla: «/ veterinari dovevano venire e non sono venuti. Nessuno ha vaccinato i miei capi, neppure dopo che i vigili urbani sono passati a censirli, questa primavera. Ho avuto un danno di 50 milioni, che mi devono ancora rimborsare-. All'Usi raccontano di vere e proprie lotte per effettuare le vaccinazioni: «Non è raro che inbevv.svclmnmp il contadino non voglia saperne. Teme il leggero stato febbrile che segue ogni iniezione ed ha paura che l'animale venga debilitato. Più di una volta siamo stati costretti a ■art- torci con i carabinieri, . ut vaccinare. In realtà, soprattutto gli allevatori più iziani, sono abituati a convivere con l'afta epizootica che era, in passato, un flagello cronico per tutti gli allevamenti. Quasi tutti considerano inutile la profilassi della malattia e soprattutto considerano pazzesco abbattere gli animali che sona infetti e distruggere le loro carni. Fino a pochi anni fa la carne delle bestie malate veniva tran¬ quillamente mangiata. Lo si potrebbe fare anche oggi, non presentando rischi per l'uomo, ma il trasporto ed il trattamento delle carcasse rappresenterebbero tante occasioni di infezioni. Molto diversa è la sensibilità dei contadini verso la brucellosi: ne hanno tutti paura, ma soltanto perché fa abortire le vacche, cagionando un immediato danno economico'. L'Associazione allevatori continua a seguire con grande attenzione 11 fenomeno: •E' importante infittire i controlli. E soprattutto è necessaria un'anagrafe della popolazione bovina e suina». Angelo Conti L'allevatore Antonio Panerò Vitale ha perso 23 bovini. Il veterinario capo Pier Luigi Sturari

Persone citate: Antonio Panerò, Antonio Panerò Vitale, Pier Luigi Sturari