Fallimenti, ora tocca alle piccole imprese di Claudio Cerasuolo
Fallimenti, ora tocca alle piccole imprese Finiti i crack di miliardi, entra in crisi l'indotto Fallimenti, ora tocca alle piccole imprese Giudici e curatori: «Solo le aziende più valide tengono il mercato» Dopo i forfait di alcune grandi aziende ora la crisi sembra investire la media e piccola impresa. Chiuso il capitolo del crack da decine di miliardi, sta arrivando all'ufficio fallimenti un'ondata di dissesti di proporzioni inferiori, con passivi di qualche centinaio di milioni, ma ugualmente preoccupanti. La classifica dei settori più colpiti resta immutata per le aziende di grosse dimensioni: edilizia, Industrie metalmeccaniche, impiantistica e trasporti. Ma nel fallimenti di modeste dimensioni fanno un balzo In avanti le imprese commerciali e l'abbigliamento. Le statistiche di metà anno parlano chiaro: alla fine di giugno la cancelleria del tribunale aveva registrato 342 fallimenti, contro 1 519 registrati in tutto l'85. Una tendenza negativa che pare inarrestabile, visto che le istanze di fallimento salgono ad un ritmo impressionante: 2.015 a fine giugno, contro le 3.898 di tutto l'85. Commenta un curatore fallimentare, il dottor Carlo Rava: «Le società di grosse dimensioni si sono riprese, sfruttando la cassa integraeione e operando drastici ta-\ gli sulla manodopera. Ma hanno anche aumentato i li stini dei pressi. Le piccole e medie imprese ormai lavorano con strettissimi margini di guadagno e solo le aziende tecnologicamente più valide e competitive riescono a tenere il mercato*. Un'analisi sulla quale con< corda anche il commerciali sta, dottor Luciano Cagnassone: «Aron intravvedo alcun\ segnale di ripresa. L'ondata] che ha investito le grosse imprese ora si ripercuote sull'indotto, sugli anelli più. deboli della catena. Chi non possie¬ de una struttura commerciale e produttiva adeguata al mercato è destinato al fallimento*. Un altro dato «singolare» che emerge dall'analisi delle statistiche è 11 fenomeno del mlnifalllmentl, decretati per cifre dal 5 al 10 milioni. Quale spiegazione dare a questo improvviso boom? Afferma 11 dottor Rava: «L'art. 1 della legge fallimentare definisce piccoli imprenditori (esclusi dal fallimento) gli esercenti attività commerciali nelle cui aziende non risulta essere investito un capitale superiore alle 900 mila lire. Un limite fissato da una legge del '52: nessuno ha pensato di adeguare questa soglia ai ritmi di inflazione. Basterebbe una leggina per modificare una situazione divenuta ridicola*. Un giudizio che trova concorde 11 giudice Marco Quaini: «/! limite di 900 mila lire è semplicemente assurdo. L'ultimo progetto di legge per adeguarlo all'attuale situazione economica porta la firma del presidente della corte d'Appello di Milano, dott. Pajardi, uno dei più noti "fallimentaristl: Tengo comunque a precisare che il tribunale dichiara il fallimento dell'artigiano o del piccolo impren¬ ditore soltanto se la sua impresa ha assunto proporzioni industriali. Un criterio che ha limitato il numero dei dissesti*. Secondo il dottor Qualnl, Inoltre «1 crack di grosse dimensioni tendono a diminuire anche per effetto della legge Prodi, che ha esteso alle aziende collegate alla capofila i benefici dell'amministrazione straordinaria*. La nota più dolente comunque, viene non tanto dall'analisi delia situazione economica vista attraverso 11 filtro dell'ufficio fallimenti, quanto piuttosto dalla situazione in cui lavorano i cinque magistrati di questo ufficio. Dice Qualnl: «Un sintomo dello stato di malessere è dato dall'aumento dei fallimenti pendenti: nell'82 ognuno dei cinque giudici della sezione ne aveva 150 a testa, in totale 750. Neil'85 ognuno ne aveva 350, per un totale di 1750. Ora siamo a quota 2000. E' pacifico che per certi fallimenti le cose vadano per le lunghe: prima che si definiscano le cause civili in tutti e tre i gradi di giudizio possono passare anche 5 o 6 anni. Ma, fatte queste debite eccezioni, stiamo chiudendo i fallimenti di tre anni fa*. Claudio Cerasuolo
Persone citate: Carlo Rava, Luciano Cagnassone, Marco Quaini, Pajardi, Rava
Luoghi citati: Milano
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