Dopo lo Statuto crisi e rilancio

Dopo lo Statuto crisi e rilancio Dopo lo Statuto crisi e rilancio Nel 1983, anno della tragedia dello Statuto, le sale cinematografiche (comprese quelle a luci rosse) erano 55, 15 i teatri. La scure della commissione provinciale di vigilanza e molte autochiusure di esercizi insicuri infilarono la città in un tunnel sempre più stretto per gli appassionati dello spettacolo e della musica. Per un certo periodo persino il caso contribuì alla psicosi del blocco: il Conservatorio venne chiuso dopo un principio di incendio provocato da due studenti, ma subito dopo ci si accorse che anche il teatro Gobetti era una trappola senza uscite. Lo stesso Regio, considerato il «più sicuro» ai tempi della costruzione, rivelò strutture attaccabilissime dal fuoco. Lentamente, tra polemiche e proteste, molti locali giudicati «a riapertura impossibile» sono però diventati agibili grazie a un rilevante sforzo finanziario degli operatori torinesi, unito a soluzioni tecniche d'avanguardia. Oggi la città dispone di numerose multisale, altre stanno per essere aperte, alcuni cinema-teatro si sono trasformati ponendo in secondo piano Io schermo a favore del palcoscenico. La musica, grazie alla Rai, disporrà di un auditorium rinnovato nel pieno rispetto delle vecchie strutture dell'architetto Mollino. Insomma oggi il torinese ha sessanta possibilità di spettacolo. E ci può andare in piena sicurezza.