Beni libici il pretore non decide

Beni libici il pretore non decide Udienza a Roma Beni libici il pretore non decide ROMA — Il pretore di Roma, per il momento, non si è pronunciato, riservandosi ogni decisione sui ricorsi delle banche italiane presso le quali sono stati sequestrati 1 beni libici, tuttavia sembra scontato che 11 magistrato finisca per dichiarare la propria incompetenza su una questione già all'esame dei tribunali di Piacenza e Milano. L'udienza di ieri, svoltasi dinanzi al pretore Totl, è stata il «replay» di quanto è accaduto qualche giorno fa davanti ad un altro pretore, quello di Milano, al quale erano state proposte identici problemi. Il giudice in quei caso si ritenne incompetente. A presentare il ricorso al pretore Toti erano stati la Banca nazionale del lavoro, il Banco di Roma e l'Ubae Arab Italian bank, presso cui sono stati pignorati beni appartenenti allo Stato libico (compresi i conti correnti dell'ambasciata di Tripoli a Roma) su richiesta delle imprese C.F. di Piacenza e Cofa di Milano, che vantavano crediti presso alcuni committenti libici. Durante l'udienza si sarebbe dovuto puntualizzare in pratica l'ammontare delle somme sequestrate. Gli avvocati della Banca nazionale del lavoro, esibendo una notizia di agenzia del 26 agosto, nel quale i legali delle due ditte escludevano di aver chiesto il sequestro dei conti correnti dell'ambasciata di Tripoli, hanno chiesto ai civilisti delle imprese di confermare il contenuto del dispaccio tal fine di ritenere in tal modo superato ogni obbligo di legge a carico della B.n.l. Relativamente al blocco di tali somme*. Gli avvocati della C. F. e della Cofa hanno ribadito che -nessuna esplicita richiesta è stata mai fatta pei i beni dell'ambasciata*. Gli stessi legali hanno esibito un' altra notizia diffusa da un' agenzia il 27 agosto nel quale la B.n.l. *ha dichiarato per la prima volta, a distanza di 26 giorni dalla esecuzione del sequestro, che aveva operato il blocco del conto dell'ambasciata*. nffiU

Persone citate: Arab