Tumulti a Santiago
Tumulti a Santiago Due «Giornate di protesta» in Cile: spietata repressione Tumulti a Santiago Esercito e polizia caricano studenti e dimostranti nelle università e sulle piazze ■ Almeno un centinaio di arresti, numerosi feriti - Al calar della notte le «poblaciones» erano ancora calme SANTIAGO — Là prima delle due «Giornate di protesta» contro Pinochet si è aperta con violenti scontri tra studenti e polizia. Negli atenei di Santiago e di Valparalso, e in alcune piazze della capitale, colonne di giovani hanno Impegnato duramente la polizia che ha caricato i dimostranti impiegando tutto l'arsenale repressivo di cui dispone: sfollagente, armi cariche a protettili di gomma, idranti e cellulari. Almeno cento gli studenti già arrestati. All'università metropolitana sono intervenute pattuglie dell'esercito per snidare gli studenti barricati. Con 11 passare delle ore, a Santiago la tensione è aumentata. L'apparente calma mattutina è stata turbata dopo mezzogiorno da aspri scontri intorno a Plaza de Armas, dove militanti del Partito di occupazione, seguendo le istruzioni degli organizzatori della «Giornata di protesta», intendevano riunirsi per cantare l'inno nazionale (il 4 settembre in Cile si svolgevano le elezioni presidenziali), all'insegna di un pacifismo che la polizia si è incaricata di trasformare in violenza. Con l'appoggio degli inoranti, gli agenti hanno ripetutamente caricato la folla, nel tentativo di impedire che i gruppi di dimostranti entrassero nella piazza. A ondate successive gli idranti della polizia hanno attaccato la colonna dei dimostranti che cercava scampo nei locali che si aprono lungo le strade adiacenti alla piazza, sotto una pioggia di granate lacrimogene. Si ignora fino a questo momento 11 bilancio delle vittime ma si parla di nume rosi feriti e arresti. In mattinata, la vasta periferia era stata scossa da una serie di attentati, il più grave dei quali in una stazione della metropolitana dove è esplosa una carica di dinamite che ha distrutto un vagone ferendo due conduttori. Lieve la riduzione dei trasporti pubblici ma molti negozi ieri sono rimasti chiusi nel pomeriggio. La violenza, se dovesse esplodere, avrà come abituale campo di azione le sconfinate baraccopoli della periferia, veri focolai di rivolta. Ecco perché gli organizzatori della «Giornata per la democrazia» hanno lanciato in questi giorni ripetuti appelli alla moderazione. 'Quello che ci preoccupa per ora è la minaccia, sia pvre remota, di una guerra civile», ha detto Enrique Silva Cima, che presiede attualmente V Alleanza democratica. Il presidente dell'Alleanza ha ammesso poi che il Pronte patriottico Manuel Rodrlguez, il maggior gruppo guerrigliero che opera in Cile, è coinvolto in una certa misura nell'ipotesi di una guerra civile, Le singole posizioni — quella del governo, quella dei settori di centrodestra e quella delle sinistre — si riflettono nelle manifestazioni di massa promosse in questi giorni dalle singole parti. Gli osservatori pensano che Pinochet voglia dare un «colpo di timone» alla sua ormai fragile barca con la mobilitazione dei sostenitori del regime autorizzato per il prossimo 9 settembre, il cui obiettivo principale sarà appunto quello di puntellare la sua gestione governativa, denunciando ancora una volta la cospirazione dell'opposizione e della Chiesa a rimorchio della sinistra rivoluzionaria. In questa campagna propagandistica del regime si inserisce la storia, alla quale molti non credono, di alcuni arsenali clandestini che il governo dice di avere scoperto. Di qui la tesi di Pinochet secondo cui è necessario ^consolidare il regime». Washington. Veronica de Negri, madre di Rodrigo Rojas, il cittadino americano nato in Cile trasformato in torcia umana a Santiago durante gli scontri del 2 luglio scorso, parla con i giornalisti sulle condizioni di vita nel Paese dopo una sua visita in Sud America. Ha anche riferito d'aver aperto un conto in dollari presso un ospedale di Santiago perché venga opportunamente curata la compagna di suo figlio, Carmen Quintana, gravemente ferita negli stessi scontri (Telefoto Ansa-Afp)
Persone citate: Carmen Quintana, Enrique Silva Cima, Negri, Pinochet, Rodrigo Rojas
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