Sulla rifoma pensioni è già scoppiata la rissa

Sulla ritoma pensioni è già scoppiata la rissa Levata di scudi contro il progetto De Michelis Sulla ritoma pensioni è già scoppiata la rissa Tensione in Parlamento - Categorìe e sindacati sul piede di guerra ROMA — Sulle pensioni è già scontro violento. In Parlamento vi è grande tensione, i sindacati minacciano scioperi, numerose categorie sono sul piede di guerra: dai dirigenti industriali ai magistrati, dai giornalisti ai piloti, ai lavoratori autonomi. Anche 'il fronte delle donne» è in movimento, tra sospetti e preoccupazioni. «£' una barzelletta, una presa in giro — afferma l'on. Nino Cristoforo presidente della commissione speciale della Camera per la riforma previdenziale — l'annuncio di De Michelis sull'approvazione entro settembre di un nuovo provvedimento di riforma. E' incredibile, dopo due anni di lavoro per definire un progetto ed approvarlo in sede referente». Il capogruppo missino della Commissione lavoro di Montecitorio, on. Nino Sospiri, alza il tiro: «De Michelis mira a sabotare l'attività della Commissione per la riforma delle pensioni con lo scopo di fare un colpo di mano contro Parlamento e pensionati». La riforma, dicono 1 sindacati, non si può fare al di fuori di un negoziato ««ero e trasparente» prima della presentazione del nuovo disegno di legge. Altrimenti, osserva Torsello della Cgil, -si ripiomberebbe in una torre di Babele che farebbe trionfare il superpartito contrario alla riforma». Del resto, insiste Bentivogli della Cisl, l'adeguamento del sistema pensionistico è sempre avvenuto sulla spinta dei lavoratori: ■•Nel 1968 si fece un primo passo in avanti anche con lo sciopero, ora vorremmo non essere costretti ad adottare massicce iniziative di lotta». Tanto più, aggiunge il sindacalista, che «le posizioni annunciate dal ministro non soddisfano le nostre esigenze, trattandosi di minestra riscaldata e già rifiutata». Anche la Cisnal esprime giudizi negativi, mentre la Uil è la sola a difendere l'iniziativa di De Michelis. Su tre punti, in particolare, la Cgil affila le armi. 1) Età pensionabile. Dovrebbe essere consentito a lavoratori e lavoratrici di andare in pensione entro i 65 anni non come vincolo, ma come facoltà, prevedendo incentivi per la permanenza al lavoro e disincentivi per l'uscita. 2) Diritti acquisiti. La s la •soglia di garanzia» dei 15 anni contributivi non «/a giustizia», per cui sarebbe opportuno .un mix fra anzianità contributiva e altri fattori» che permetta al lavoratore di conseguire «un salario previdenziale sufficiente». 3) Tetto pensionistico. Il limite massimo di retribuzione per il calcolo della pensione non può essere discendente. Tutti, comunque, attendono il ministro al varco sulla questione controversa del pluralismo previdenziale, cioè sulla sussistenza o meno di gestioni e trattamenti diversi. A quanto pare, 11 nuovo progetto escluderebbe la primitiva ipotesi di secca unificazione di tutte le gestioni nell'Inps, ma prevederebbe l'estensione della normativa dell'Inps a tutti i lavoratori di nuova assunzione delle categorie non iscritte attualmente a questo ente. Nessuno, peraltro, ha interesse che la riforma si blocchi anche questa volta. La situazione è gravissima e rischia dì compromettere perGian Carlo Fossi (Continua a pagina 2 in sesta colonna)

Persone citate: Bentivogli, Carlo Fossi, De Michelis, Nino Cristoforo, Nino Sospiri, Torsello

Luoghi citati: Roma