Montreal, italiani grandi assenti

Montreal^ italiani grandi assenti Al festival canadese soltanto Monicelli e la De Sio per «Speriamo che sia femmina» Montreal^ italiani grandi assenti Tutti dicono che farci spostare è sempre una gran fatica -1 distributori: «Così non ci si promuove» - il «caso Bellocchio» DAL NOSTRO INVIATO MONTREAL — Il decimo Festival del cinema di Montreal si è chiuso l'altra sera con un'intervista via satellite a Federico Fellini chiuso dentro Cinecittà, mentre Giulietta Maslna, presidentessa ad honorem della giuria, rappresentava a Montreal le glorie del cinema italiano. Con due film in concorso e due fuori, il nostro cinema — che non poteva comunque competere con la presenza massiccia dei francesi, vincitori della manifestazione con Beineix e il suo «37",2 le mattn» — non ha raccolto nemmeno un piccolo riconoscimento; e soltanto grazie a Mario Monicelli e a Giuliana De Sio, che sono venuti a presentare Speriamo che sia femmina in concorso, si è riusciti a parlare più diffusamente dello stato delle cose cinematografiche in Italia, delle evoluzioni, delle novità, delle comproduzioni Si sono viste finalmente, insomma, le facce che fanno il cinema di oggi in Italia: la conferenza stampa, affollatissima, è avvenuta quasi sul finire del Festival, in un'atmosfera di curiosità e attenzione: ma, fino a quel mo¬ mento, sui giornali canadesi erano state riservate ai film italiani recensioni frettolose. Gli assenti hanno sempre torto. Promuoversi all'estero serve, soprattutto in un mercato come quello canadese, gigantesco, in parte affine a noi per cultura e porta non trascurabile verso gli Stati Uniti. Ci sarà pure un motivo se gli europei dentro e fuori concorso sono arrivati In massa, da Deville per Le Paltoquet a Carlos Saura per L'amor brujo, da Aznavour per Yiddish Connection (il film con Ugo Tognazzi) a Bruce Beresford per Fringe Dwellers, fino a Lynch e De Laurentiis per il chiacchierato Blue Velvet Qui tutti dicono che far spostare gl'italiani è sempre una grande fatica. Pigrizia? Sensazione d'inutilità? Disinteresse? I distributori, che nel proprio tornaconto si sono dati un gran daffare, spiegano che tutti gli anni i problemi aumentano. Quest'anno, con Monicelli c'era in concorso Tutta colpa del paradiso di Nuti, che sta girando il nuovo film con la Muti: entrambi non si sono fatti vedere; non è arrivato Moretti (neanche prima della Mostra di Venezia, dov'è giurato) fuori competizione con la La messa è finita, che invece era venuto l'anno scorso e aveva riscosso molta simpatia. , Per Bellocchio, di cui veniva proiettato fuori concorso Il diavolo in corpo, c'è stato un tira-e-molla durato parec¬ chi giorni. Anche per l'ovvio richiamo dello «scandalo», il regista era molto atteso: il Festival del Quebec si faceva un punto d'onore della sua «liberalità», dopo che il film era stato bloccato dalla censura a Toronto. E' venuta Maruschka Detmers, la protagonista, lntervlstatissima, ma la rappresentante della distribuzione, «Viva film», spiega che le trattative con il regista sono durate parecchio, che Bellocchio ha cambiato idea più volte, alla fine ha assicurato la propria presenza ma poi è rimasto A casa: «io d'ora in avanti non prenderò più film italiani, è sempre stato un mio punto d'orgoglio, ci ho anche rimesso denaro, ma non si fanno mai vedere, non aiutano a promuovere. Basta, non ci vogliamo rimettere più: Non conterà, però, soltanto la presenza. Il premio speciale della giuria è andato al delizioso film campagnolo cecoslovacco Man cher petit village, di Jlri Menzel, ma nessuno dei cecoslovacchi era presente. Il premio della giuria è stato assegnato al film tede sco occidentale Laputa di Helma Sanders-Brahms, che ha fatto Interviste e interventi appassionati. I premi per le migliori Interpretazioni femminile e maschile sono andati anch'essi a due assenti: rispettivamente all'attrice polacca di Wajda Krystyna Janda, per Laputa, e all'americano Dennis Hopper per Blue Velvet, Marinella Venegoni Beatrice Dalle in una scena del film «3T,2 Le Matin»

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