Caso Bresci, Carrara insiste e vuole il «suo» monumento
Caso Bresci, Carrara insiste e vuole il «suo» monumento Malgrado l'ennesimo veto giunto dal Consiglio di Stato Caso Bresci, Carrara insiste e vuole il «suo» monumento DAL NOSTRO CORRISPONDENTE CARRARA — Il braccio di ferro per il monumento all'anarchico Bresci continua. Dopo l'ennesimo veto, giunto nei giorni scorsi dal Consiglio di Stato, la questione potrebbe approdare al governo e quindi, per l'ultima parola, al Presidente della Repubblica. La prossima mossa potrebbe partire ancora dai ministro degli Interni, Scalfaro che — notoriamente contrario e promotore della richiesta di parere consultivo dell'organo amministrativo dello Stato — presentando il problema al Consiglio dei ministri, finirebbe per accelerare l'iter politico la cui conclusione sarebbe affidata a un decreto governativo: il solo in grado di annullare la delibera dell'am¬ ministrazione di Carrara. Il comitato, comunque, continua per la sua strada. La decisione, si dice, di fatto per il momento non modifica nulla. «Tuttavia, l'atto di Roma — aggiunge l'avvocato Alberto Pincione, difensore degli amministratori carraresi inquisiti per la concessione dell'area che doveva ospitare il monumento e a 'iùà" volta raggiùnto "da comunicazione giudiziaria per apologia di reato — giunto in un momento come questo di particolare riflessione da parte nostra, quando cioè si stava prendendo in considerazione l'eventualità di sostituire il monumento al personaggio con un monumento ai martiri, suona come un atto di forza che limita ed ostacola la nostra azione». I toni dei commenti, tuttavia, non sono cosi unanimemente pacati. .Milano faccia pure il suo monumento per commemorare i morti della repressione umbertina del 189S — si dice da altra parte — Carrara, però, vuole il suo monumento per ricordare i moti carraresi, moti "da fame" che provocarono dodici morti e 608 processi che non hanno uguali nella storia del diritto civile». II comitato, che si è riunito ieri pomeriggio a Carrara, è comunque concorde nel ripiegare sulla concezione di un'opera non più celebrativa del gesto di Gaetano Bresci, ma delle vittime della repressione umbertina, sempreché nella scelta delle epigrafi sul monumento una di esse ricordi il gesto dell'a¬ narchico pratese che uccise Umberto I il 29 luglio del 1900 a Monza. In essa dovrebbe essere ricordato che «ti gesto liberatorio di Bresci anarchico produsse una svolta nel Paese che si avviò verso quella democrazia, poi nuovamente interrotta dall'altro potere autoritario di Mussolini». Solo Carlo Sergio Signori, autore dei bozzetto dell'opera, sembra difendere il progetto originario: .11 monumento a Bresci — dice — è un monumento agli umili, a coloro che non hanno mai diritto a niente, ma hanno solo doveri. Io ho una lunga memoria storica e non ho dimenticato; questa è una storia assurda che ci ridicolizza di fronte ai Savoia». Donatella Bartolini
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