Non scordare Dalla Chiesa di Francesco Santini

Non scordare Palla Chiesa Fiaccolate e concerti rock, ma Palermo era assente Non scordare Palla Chiesa I figli del generale e le autorità sotto la lapide di bronzo che ricorda il massacro di via Carini - Un telegramma di Cossiga: «Proseguire con rinnovato slancio la lotta intrapresa» DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — Picchetti armati e concerti rock, sciabole di ufficiali e squilli di tromba: Palermo, quattro anni dopo, ricorda Carlo Alberto Dalla Chiesa e il massacro di via Carini. Il film della fiaccolata antimafia, alla terza edizione, scorre con sequenze e movimenti uguali. Autorità e gonfaloni, fasce tricolori e note struggenti. La città, anche ieri, s'è risvegliata nell'orrore, d'un corpo carbonizzato: l'hanno lasciato alla Cala, proprio alle spalle del grande edificio giallo della Guardia di Finanza. Un delitto di mafia, con un uomo irriconoscibile. Soltanto un segnale: uno straccio a tappargli la bocca. Oggi, spente le mille luminarie del corteo delle fiaccole, Palermo riprende con il processo alle cosche. Autoblindo e giubbotti antiproiettile agli angoli delle strade. L'aula bunker, in stato d'assedio, per chiarire l'ultima notte nella residenza di Villa Pajno e il mistero, odioso, dei documenti sottratti dalla cassaforte del generale prefetto. Palermo, oppressa dai mali antichi e isolani, ieri è caduta nella perplessità: a stupirla, soltanto i settemila watt degli amplificatori rock di piazza Politeama. Quindici gruppi italiani sul palco sistemato a poche decine di passi dal luogo del delitto che il 3 settembre dell'$2 fermò Dalla Chiesa. Un unico slogan, «La musica contro il silenzio», scritto a caratteri di scatola, sul drappo rosso disteso tra le palme altissime. C'erano tutti, dai Liftiba e i Moda Neon di Firenze ai Vlridance di Alessandria, dai Oaznevada di Bologna ai Not Moving di Piacenza. E ancora, gli Afro¬ disia di Modena e i Mellowto nes di Cagliari. Bassi elettronici e chitarre, a settemila watt, a coprire il sibilo lacerante delle sirene lanciate, nella notte, nella caccia ai latitanti. Sintonizzatori e batterie elettroniche contro la mafia «che non è soltanto quella che uccide», come dice Luisa Parenti, che ha organizzato il concerto per il quarto anniversario del delitto Dalla Chiesa. La cronaca della commemorazione s'apre alle undici del mattino, sullo sfondo delle architetture settecentesche della chiesa delle Croci. Ci sono Nando e Rita Dalla Chiesa. Accanto, i giudici del pool antimafia e l'alto commissario Boccia. Manca 11 giudice Falcone. C'è il sindaco Orlando. Ufficiali e inquirenti, funzionari di polizia e magistrati stretti gli uni agli altri. Un'ora più tardi, ecco sotto la lapide in bronzo che in via Carini ricorda l'agguato, ancora gli stessi volti. Il prefetto della città, Finocchiaro, accompagna l'alloro del ministero dell'Interno. Ancora cinque corone di fiori. Manca la gente di Palermo, non c'è nessuno. Accanto allo sten¬ dardo della città, arriva a passo di corsa dalla via Ricasoli quello del comune di Riposto. Bagheria, con i suoi vigili urbani accaldati, è ancora più in ritardo. Soltanto tre confaloni per un anniversario. Il sindaco Orlando appare commosso. Legge quarantadue righe dattiloscritte. Nella strada il traffico automobilistico della via Libertà impazzisce e ne smorza le parole: « Un intreccio di disegno e di interessi... — dice il sindaco — di quel terrorismo politico e mafioso Poi riprende: la mafia, nel- la sua dimensione di «vergogna», per Palermo, ma anche di «problema nazionale» e insiste perché sia fatta verità e giustizia, senza lacune. Molte sono state le adesioni alla manifestazione che ieri, rock a parte, ha ripetuto lo schema degli anniversari. C'è stato, e questo ha grande significato, il telegramma del Presidente della Repubblica. Il testo di Francesco Cosslga ha un passaggio denso, di tensione e d'attesa: Dalla Chiesa — ha scritto il Presidente — come figura-simbolo di respingere il ricatto mafioso e dipanare le trame che minano il progresso del Paese. Il monito del Capo dello Stato spinge a proseguire «con rinnovato slancio la lotta intrapresa: Nell'indifferenza di sempre, Palermo è rimasta lontana. Le celebrazioni e il frastuono del rock, le sirene e l'inquietudine per quest'ultimo delitto di mafia non l'hanno toccata. Le fiaccole, distribuite dagli attivisti comunisti, erano molte. Si sono spente in fretta, lontano dal palazzi antichi della Cala risvegliati nell'orrore del nuovo delitto, di un cadavere abbandonato a metà strada tra la residenza dell'alto commissario antimafia e la caserma della Finanza che ospita, in due stanze blindate, il consigliere istruttore Antonio Caponnetto, il magistrato della sfida alle cosche. E Caponnetto, ieri, ha pronunciato, in una pubblica sollecitazione al coraggio civile, un ammonimento: ha detto che la magistratura palermitana è stata lasciata sola dal potere politico centrale che ha smesso perfino di parlare di mafia, per tornare ai comportamenti di sempre. Francesco Santini Pl Gli Palermo. Gli esperti della Scientifica osservano i resti del corpo bruciato (Foto Ansa)