Si è salvato chi era sveglio e ballava di Emanuele Novazio
Si è salvato chi era sveglio e ballava I sopravvissuti alla tragedia del piroscafo sovietico raccontano Si è salvato chi era sveglio e ballava Intrappolati in cabina i passeggeri che dormivano - Pochissime speranze per i dispersi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Molti passeggeri stavano ballando sul ponte principale quando i'Ammiragllo Nakhimov, domenica sera, è stata speronata dal cargo Piotr Vasev ed è affondata nel Mar Nero. E' stato questo, forse, a salvarli: la maggior parte di quanti già stavano dormendo è rimasta intrappolata in cabina, non ce l'ha fatta a scappare. La nave è affondata subito, quindici minuti appena. Nemmeno il tempo di calare le scialuppe. Dopo l'annuncio, tempestivo; dopo la conferenza stampa del viceministro Leonid Nedia.k, esauriente, arrivano i particolari. Della tragedia del! 'Ammiraglio Nakhimov (79 morti, 3X9 dispersi per i quali si nutrono ormai pochissime speranze, 836 persone tratte in salvo, 29 ancora in ospedale) scrivevano ieri tutti i giornali, in prima pagina: lunghi servizi, con le te¬ stimonianze dei passeggeri tratti in salvo, i comunicati del governo, i racconti degli atti d'eroismo che ogni sciagura genera, dovunque. Nessuno si era accorto di nulla, sul ponte: «Tutto è avvenuto in un attimo — concordano i sopravvissuti — Quando abbiamo visto che il mercantile ci veniva addosso, era troppo tardi... L'urto è stato tremendo, l'acqua si è rovesciata su di noi come una cascata». / primi soccorsi sono arrivati* in fretta: la nave era a soli quindici chilometri dal porto di Novorossisk, dove era salpata tre quarti d'ora prima, alle 22,30. Decine di naufraghi — alcuni quasi nudi — sono stati raccolti dal rimorchiatore della capitaneria di porto: aveva due soli uomini a bordo, per ore, quella notte, ha fatto la spola tra il relitto rie»/'Ammiraglio Nakhimov e la terraferma. Più tardi sono arrivati navi, elicotteri, imbarcazioni di fortuna: a Novorossisk si era organizzato in fretta un centro di soccorso, in città era suonato l'allarme, la gente aveva subito saputo. Ed era accorsa: insieme con i soldati, i marinai, decine di studenti dell'Istituto Nautico. Il mare, fino a poco prima abbastanza calmo, si era intanto ingrossato. «Come per dispetto», diceca ieri sulla Pravda un alto funzionario del ministero della Marina Mercantile, Igor Averin. 1 soccorsi non sono stati facili, dunque: «Le onde si facevano sempre più grosse, più alte, nascondevano i naufraghi alla vista; le lance di soccorso avanzavano con difficoltà, le zattere di fortuna alle quali molti si erano aggrappati rischiavano di rovesciarsi, i proiettori con i quali si cercava di illuminare la notte non riuscivano a essere puntati nel modo giusto». Nonostante tutto, «i sommozza¬ tori hanno continuato — e ancora continuano — a scandagliare i fondali e il relitto della nave», aperta in due tronconi, a 47 metri di profondità. A terra, migliaia di persone, abitanti di Novorossisk, hanno lavorato tutta la notte per assistere i sopravvissuti. Man mano che questi arrivavano in città, ricevevano soldi per comprarsi il biglietto di ritorno a casa, viveri, abiti asciutti. Ora si aspettano i risultati dell'inchiesta: le responsabilità saranno chiarite e rese note presto, ha detto martedì il viceministro Nediak. Tre anni fa, un'altra nave sovietica affondò, sul Volga: ci furono forse cento morti, forse di più, non lo si è mai saputo. Un breve comunicato del governo, diffuso in ritardo, si limitò ad informare che «si stavano prendendo misure per eliminare le conseguenze dell'incidente». Emanuele Novazio
Persone citate: Igor Averin
Luoghi citati: Mosca, Novorossisk
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