Una Finanzia a scuola di novità di Enrico Singer
Una Finanzia a scuoia di novità Inizio dei corsi anticipato, al contrario dell'Italia - Dopo il '68 la «grande svolta» Una Finanzia a scuoia di novità Nelle inedie le principali innovazioni - Saltano alcuni cambiamenti varati sotto Fabius - Libri gratis per tutti, ma non basta PARIGI — Per 12 milioni e trecentomila rogassi francesi, ieri è stato giorno di rentrée nelle scuole: dalle elementari ai licei. Con una settimana d'anticipo rispetto all'anno scorso, con qualche novità e, anche, con vecchi problemi. Mai come negli ultimi anni, la scuola del •dopo '68» in Francia è stata al centro di riforme attuate o solo progettate, di polemiche, di scontri politici. Fino a trasformarsi in una specie di laboratorio per le più diverse alchimie pedagogiche: nel bene come nel male. Nell'84 fu proprio la battaglia in difesa dell'insegnamento privato (circa il 30 per cento degli istituti) a segnare l'avvio della rimonta dei partiti di centro-destra che, dal marea scorso, sono tornati al governo e si trovano, adesso, a gestire, nel campo deWistrazione, un'eredità difficile. Così, Ieri mattina, gli studenti della secondaire, le •plsCdgnrsptldubunasasiscvm •medie» italiane, sono entrati per la prima volta nella scuola •riformata» dall'ex ministro socialista Jean-Pierre Chevénement, mentre quelli dei licei hanno trovato i programmi di sempre perché il nuovo ministro René Afonoro»/, come primo atto, ha sconfessato il progetto del suo predecessore. Ma, comunque, tutti hanno trovato una scuola più severa e che promette di essere molto selettiva. Con una •barriera» meno permeabile tra le •medie» e i licei: gli ultimi tre anni che conducono al diploma (il •Bac») e aprono la strada alle università, altro settore delicato che attende da anni una riforma. Il sistema scolastico francese è in parte diverso da quello italiano. Se la differenza più superficiale è quella che le classi si contano in modo inverso (la nostra prima elementare, in Francia, si chiama •undicesima»), quella sostanziale si ritrova nella struttura dei licei che sono divisi per •orientamenti» con una prevalenza netta delle scienze e della matematica sugli indirizzi umanistici. Le elementari — che si chiamano primaire — erono state riformate da Chevénement già lo scorso anno. Una riforma soprattutto di metodo. Reintroduzione dei voti e di un esame a metà corso, meno sperimentazione e più nozioni, soprattutto l'obbligo di arrivare alla terza classe con una buona conoscenza della lingua scritta: un obiettivo che, in base alle statistiche, raggiungeva poco più della metà degli alunni. La riforma della •secondaire» (dalla -sesta» alla •terza»), appena scattata, comporta, invece, l'introduzione di due nuove materie: l'educazione civica e quella tecnologica. Se la prima si è tradotta, tra l'altro, nell'obbligo dello studio a memoria della Marsigliese — l'inno naziona¬ le — che ha sollevato qualche polemica, la seconda si collega al più ambizioso dei progetti della scuola francese: l'informatizzazione. Già nell'85 sono stati installati migliaia di computer nelle 418.000 classi degli istituti di ogni ordine e grado con un impegno finanziario imponente (e con il sollievo dell'industria elettronica- francese). Per i licei (dalla •seconda» a una classe chiamata •terminale» che segue la •prima»), ancora nessuna novità. Ma il nuovo ministro dell'Istruzione nazionale, Monoroy, l'ha promessa per il prossimo anno. Anche per rispondere alle esigenze dei professori che, in Francia come altrove, avvertono il ritardo di programmi e minacciano proteste. Complessivaente, gli insegnanti della scuola francese sono 600 mila con trattamenti diversi tra settore pubblico e privato, tra diversi livelli e, soprattutto, pressati dai vari movimenti di genitori preoccupati di avere una scuola che apra reali prospettive di ingresso in un mondo del lavoro sempre più specializzato e tecnologico. I ragazzi, in Francia, fino al liceo, trovano i libri sui quali studieranno già pronti sul loro banco il primo giorno di scuola (ogni volume è sostituito dopo quattro anni e pasca di mano in mano), trovano anche i quaderni. Tutto a spese della scuola. Rispetto ad altri Paesi è molto, ma libri e quaderni non bastano più. Da un anno ci sono i primi computer: adesso, ha detto ieri il ministro Monoroy, la sfida è quella dell'impegno. La percentuale di redouble ment (gli anni ripetuti) è ancora molto alta — attorno al 35 per cento — e soltanto il 28 per cento dei giovani raggiunge il «bac» finale. All'orizzonte della generazione dell'Anno Duemila, che si è affacciata ieri nella scuola, ci sono ancora molte riforme. Enrico Singer
Persone citate: Fabius - Libri, René Afonoro
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