Tra il lettino e i segreti di Freud

Tra il lettino e i segreti di Freud SCOPERTE NELLA SUA CASA DI LONDRA, DIVENTATA MUSEO Tra il lettino e i segreti di Freud LONDRA — Pochi erano ammessi a casa Freud quando Anna abitava il villino dai mattoni rossi, seminascosto da tenebrosi alberi, architettura Charles Addams. Qualche paziente suonava il campanello e la figlia del fondatore della psicoanalisi lo faceva salire al primo piano. Non al pianterreno, dove c'era il magnifico studio del padre che Anna, terribile Vestale custode del Fuoco Sacro, aveva mantenuto esattamente com'era alla morte del padre, avvenuta nel 1938. La fila di bronzi egizi, magnifici, che Freud cercava con l'appetito insaziabile del vero collezionista, affiancati a quelli cinesi, alle terrecotte Han, agli oggetti assiri, romani, era rimasta in bell'ordine, sopra la scrivania. Oli occhiali del grande vecchio che aveva tanto sofferto in quegli ultimi mesi, appoggiati alla destra della poltrona, rimanevano fissi come se lo psicoanalista stesse per inforcarli. Cosi li vediamo ora che casa Freud è diventata il Museo Freud, aperto al pubblico. Ci sono volute 750 mila sterline (oltre un miliardo e mezzo di lire) per rimettere le stanze a posto, per illuminarle (con dei brutti nuovi lampadari che offuscano le lampade Anni Trenta). I tremila volumi della biblioteca che Freud era riuscito a portarsi dietro da Vienna (altri ottocento li aveva dovuti lasciare, ma erano stati fortunatamente acquistati da una fondazione americana) sono stati puliti, rimessi a nuovo da esperti del British Museum e hanno trovato l'esatto posto dove si trovavano prima. Da una parte, presso il famoso divano dove i pazienti si sdraiavano e parlavano, 1 volumi medici sulle malattie del nervi in moltissime lingue, in maggior parte inglese e tedesca. Dall'altra, la biblioteca dell'uomo colto dalla curiosità sviluppatissima. Leggeva testi in francese, italiano, spagnolo: ci sono i grandi classici greci e latini, molto Shakespeare e Goethe, che Freud citava spessissimo nei suoi lavori, e molti volumi di archeologia. L'11 marzo 1938 Freud scriveva nel proprio diario: «Finis Austriae*. U cancelliere austriaco Kurt Schuschnigg era stato costretto a dare le dimissioni e il 14 marzo Hitler entrava a Vienna acclamato dalla stragrande maggioranza degli austriaci che, in antisemitismo, avrebbe dimostrato di superare 1 tedeschi in ogni efferatezza. Sigmund Freud che dal 1891 aveva vissuto nello stesso appartamento, non voleva lasciare Vienna, non intendeva andare in esilio. Ma dopo 1*11 marzo venne soggetto a 'Sorveglianza' nazista. Una svastica era stata appesa all'entrata della casa e la soldataglia nazista era entrata e gli aveva rubato del danaro sin quando il vecchio stesso era apparso e, con una terribile occhiata da Oiove tonante, l'aveva dispersa. C'era stato di peggio: l'arresto della figlia Anna, 11 22 marzo: per un'intera giornata era stata interrogata. Freud fortunatamente era troppo famoso e ammirato all'estero. Il suo discepolo inglese, il futuro biografo Ernest Jones, stava preparando g , 1 a 1 i n a e , 2 . a o o il suo arrivo in Gran Bretagna. Un'altra devota amica e discepola, la principessa Marie Bonaparte, era riuscita a raccogliere il riscatto che 1 nazisti avevano richiesto per lasciare uscire Freud dall'Austria. Se n'era interessato persino il presidente Roosevelt. Il 4 giugno 1938 Freud, sua moglie e la figlia Anna lasciarono Vienna. A Londra andarono ad abitare prima a Elsworthy Road, a Hampstead, e poi si trasferirono 11 presso, al numero 20 di Maresfield Gardens. Era arrivata nel frattempo la collezione di antiquariato, i bei mobili, i quadri, i libri. In quegli ultimi anni, preso dalla malattia, leggeva cose più leggere del solito, molto Kipling, per esempio, il curatore del museo, David Newlands, intende fare uno studio delle note scritte da Freud ai margini dei volumi che andava leggendo negli anni. E' un lavoro che non è mai stato fatto, dice. Di Flaubert, Cervantes, scriveva nelle sue lettere: citava Dostoevskij nel suoi scritti scientifici e sapeva Goethe e Shakespeare quasi a memoria. Tutti gli oggetti erano stati catalogati a Vienna dalle fotografie di Edmund Engelman. Il figlio di Freud, Ernst, e Paula Fichtl, la fedele donna di servizio dei Freud, si erano dati da fare per ricreare a Londra la stessa atmosfera dell'appartamento viennese di Berggasse 19. Sappiamo che Freud, nonostante il tormento della malattia, era felice a Londra, camminava nel parchi. Usciva nel giardino sul quale si affaccia il suo studio, si attardava nella veranda cechoviana che vediamo presso la camera da pranzo. Assomigliava a Bernard Berenson, hi quegli anni, sia fisicamente sia nel gusto del collezionismo. C'è di tutto in quella casa oggi museo: splendidi tappeti persiani, frammenti di affreschi egiziani e pompeiani. Le statuette, i vasi etruschi, gli avori indiani, gli oggetti precolombiani sono di primissima qualità. Ma nonostante i suoi saggi sia sul Mose di Michelangelo sia su Leonardo da Vinci, Freud era convinto di non essere un esteta. Ci sono nella casa le testimonianze del suo lavoro, che gli ammiratori di Freud riconosceranno, come una stampa del quadro che raffigura il neurologo Charcot, con 11 quale Freud aveva lavorato in Francia (l'originale del quadro era alla mostra su Vienna tanto nella capitale austriaca quanto a Parigi). Salvador Dali venne a trovarlo a Maresfield Gardens e gli fece un ritratto, uno dei più belli del pittore. Vediamo fotografie dei suoi amici, della principessa Bonaparte, di Lou Andreas-Salomé, l'affascinante dama amata da Nietzsche, l'amante di Rllke. Aveva studiato psicoanalisi e diventò amica di Freud, con il quale scambiò un'interessante corrispondenza. Ci sono persino le fotografie dedicategli da Yvette Guilbert, la sciantosa immortalata da ToulouseLautrec, pittore che Freud ammirava. La camera da pranzo ci riporta all'Austria, con mobili dipinti tirolesi, ma l'atmosfera della casa, nonostante l'abbondanza di antiquariato, è totalmente mitteleuropea, perché gU oggetti accumulati non fanno parte di una decorazione, ma di una cultura. Quando Freud arrivò in quelle stanze era in continuo stato di dolore, curato dal suo medico, dalla moglie Martha e soprattutto dalla figlia Anna, la quale visse qui fino alla morte, nel 1982. Fu grazie alla sua presenza — e a quella dell'altra analista, Anna Klein — che Londra diventò il centro mondiale della psicoanalisi. Conservare la casa intatta e stato possibile grazie alla generosità della dottoressa Muriel Garner. Il Freud Museum è aperto tutti i giorni, meno la domenica, dalle 10 alle S. Ci riporta l'atmosfera di una casa vissuta a parte la lapide azzurra che all'entrata avverte il passante, a parte il biglietto d'entrata, parrebbe proprio di andare a far visita al famoso vecchio. Si ha l'impressione che per miracolo la temibile Anna abbia acconsentito schiudere le porte alle decine di visitatori che vogliono incontrare il padre. Gaia Servadio ondra. Lo studio di Freud come appare ora nella casa-museo di Maresfield Gardens 20