Il pianista André Gide di Massimo Mila

Il pianista André Gide UN GRANDE DILETTANTE E CHOPIN Il pianista André Gide Come l'aquila, l'orso e il lupo, il pianista dilettante d'alte livello è uno di quegli animali di cui si lamenta sempre l'estinzione, e invece ce n'è sempre. Ieri Roland Barthes, l'altro ieri André Gide. Nel Journal dove quest'ultimo registrava l'appassionante anatomia delle sue reazioni al contatto con gli eventi giornalieri, la musica ha parte larghissima, sebbene non vi si parli mai — salvo errore — d'un concerto o d'uno spettacolo musicale. Musica silenziosamente conquistata e assimilata nelle fibre dell'anima grazie a quel lavoro segreto di affinamento del proprio io che è la pratica quotidiana del pianoforte. Sorprendente la quantità di tempo che Gide passa alla tastiera. «In tutti questi giorni, studiato il piano parecchie ore» (4 novembre 1929). «Potuto dare al piano da quattro a cinque ore tutti questi ultimi giorni» (4 dicembre 1929). E poco prima, alla stupefacente data del 31 novembre: «Studio del pianoforte accanito, ma un po' impaziente». Va da sé che Gide, se conosce del dilettante tutte le delizie e i segreti tormenti, non ha nulla di dilettantesco. E' consapevolmente lontano dal difetto tipico del dilettante: la lettura incostante di molta musica, senza condurre a termine lo studio di nessuna. «E se almeno mi divertissi a leggere della musica nuova! Ma no: portare a perfezione effimera un pezzo (cosa che non faccio mai senza averlo prima imparato a memoria), a questo impiego tutto il tempo che passo al pianoforte» (20 settembre 1928). studio del pianoforte». L'amica pace di Cuverville, invece, è propizia al rifiorire della musicalità. «Cuverville, 31 marzo (1930). Mi sono rimesso al pianoforte, che non avevo più aperto da tre mesi: gioia di ritrovare la mia memoria così buona come nei giorni migliori». Già il 18 novembre 1929, in uno slancio di soddisfazione: «Eccellente studio al pianoforte. Ah! se solo fossi stato meglio consigliato, guidato, sostenuto, costretto in giovinezza! Se potesse essere meno egoista il piacere che provo in questo studio! Questi Preludi (in fa diesis minore e in mi bemolle maggiore particolarmente), me li son potuti suonare talvolta in modo da soddisfarmi, da sorprendere e incantare chi mi avesse sentito. Ma se fosse stato là, e io avessi saputo che mi poteva sentìre,_^lat flùa esecuzione.sarebbe subito agghiacciata». Altro momento d'intima contentezza l'I 1 ottobre 1929, a Parigi, durante lo studio della Fuga di Bach per organo in do maggiore nella trascrizione di Liszt, studio momentaneamente interrotto dalla «visita imprevista di Loisy» e ripreso con gioia «quando se ne fu andato». E qui la mania dell'autocontrollo suggerisce a Gide uno strano desiderio che oggi gli sarebbe stato facilissimo soddisfare: «Perché non posso riascoltarmi a distanza! Il mio modo di suonare d'un tempo, nel ricordo e per confronto, mi pare magro; ossia oggi ho ad un tempo più forza e più dolcezza». «Cuverville, 28 settembre (1930). Studio accanito, forsennato al piano. Esclusivamente Bach e Chopin». Questi gli autori di Gide. Rarissimo che intervengano altri nomi, come Fauré, Schumann, Liszt. Verso Beethoven non si troverebbe nessuna delle improntitudini polemiche di André Suarès, anzi v'è qualche parola di profondo rispetto, ma in sostanza Beethoven è indifferente all'anima profonda di Gide. E anche Mozart. dtldmtsu«tntd«qscssqbmssvdstiladmdtcptvamccvcagcvaH dìa spegnendo tutti i fuochi intorno a lei, come per paura che l'uditorio imbecille non la sappia distinguere? Ho in orrore questa melodie-vedette e la sento contraria all'estetica di Chopin». Circa un anno dopo ritorna sull'argomento, esemplificando un caso specifico di quella «grazia smorfiosa, di quell'affettazione»: l'uso di ritardare la nota superiore, inopinatamen te bemollizzata, verso la fine del Preludio in fa maggiore. «Ah, come la grazia leziosa di quel mi bemolle così periato pare sicura di sé, cosciente dell'effetto che sta per produrre! (La Contessa di Noailles che entra in un salone. Eccola! E' Là!). Che quella nota sia tenera lo sento bene da me. Mica ho bisogno che me lo gridiate! Lasciate che la sua. stranezza mi disorienti da solfi .voi .non metteteci mano. Se voi lo fate, vuol dire che mi prendete per un cretino; e se io non lo sono, allora lo siete voi. Quei sottili ritardi mi sono ugualmente insopportabili in teatro, quando l'attore fa una breve pausa per permettere che si formi l'ammirazione del pubblico. Se ci insisto, è perché prendo quel mi bemolle come un esempio di tutto ciò che vedo sparso qua e là, costantemente» (18 novembre 1929). E il 21 giugno 19J0, notando di avere ormai eliminato dal suo modo di suonare i «crescendo», che certamente ci vogliono in Beethoven, ma non hanno luogo nel Clavicembalo di Bach, e Chopin ne fa a meno con vantaggio, trova il termine esatto per definire questo calvinistico complesso di diffidenza verso le sopraffazioni del sentimento ai danni della forma: «antipatetico». Questa antipatia di Gide per il modo convenzionale d'eseguire Chopin, e la sicurezza di possedere egli stesso il segreto d'una migliore interpretazione, danno luogo a un singolare episodio. Un giorno, in presenza di Charles du Bos, amico allora tutt'altro che simpatico a Gide, questi prova sul grammofono certi dischi dei Preludi di Chopin suonati da C (Cortot?) e vi scopre con costernazione proprio quel modo di suonare dove grazia e sentimentalismo sostituiscono la necessaria sensualità. Nervoso e indebolito da cinque giorni di digiuno, perde il controllo di sé e si lascia andare a una scena isterica, esagerando assurdamente la prevalenza della sua esecuzione su quella di C «Avrei ben potuto spiegare con calma, alla maniera di Charlie (du Bos) perché Chopin mi pareva tradito... ma persi le staffe; parlavo con veemenza come qualcuno che rispondesse a un attacco, e facevo la figura di soffocare d'orgoglio». In breve, anche in un aspetto così laterale della sua personalità, Gide appare come un maestro della vita intcriore. Il suo pianoforte non rischia di diventare, come il violino di Ingres, sinonimo d'un'ambizione sbagliata. Anche per il musicista egli ha una parola preziosa, e insegna come la'musica evada''dai li-' miti tecnici d'una professione per diventare Bildung, materia di vita dello spirito, elemento del tessuto interiore onde si compongono le anime degli uomini. Massimo Mila frs: a André Gide dà lezione di pianoforte a una giovane amica

Luoghi citati: L'aquila, Parigi