Digiuno in 41 carceri

Digiuno in 41 carceri S'estende a tutta Italia la protesta siili amnistia Digiuno in 41 carceri ROMA — E' ormai diventato il primo grande sciopero della fame «di massa»: al digiuno nelle carceri per l'amnistia partecipano infatti, secondo le stime del ministero della Giustizia, circa 2500 detenuti in tutta Italia, pari al 20 per cento della popolazione carceraria coinvolto dall'ondata di protesta. Di giorno in giorno cresce il numero delle case di pena interessate: ieri è stata superata quota quaranta, 8 in più rispetto alle 33 di martedì. Se ieri hanno smesso di mangiare anche a Regina Coeli e Rebibbia, i due penitenziari romani, a Nicosia, Caltanissetta e nelle carceri femminili di Trieste e Caserta, in altri penitenziari dove il digiuno proseguiva ormai da diversi giorni i detenuti hanno accettato i pasti forniti dall'amministrazione: carne e pastasciutta sono cosi tornate a Milano, Venezia, Pisa, Sanremo, Rieti, Rovigo e Latina dopo cinque giorni di sciopero. A Genova da 150 scioperanti della prima sezione di Marassi si è passati a quasi tutti i detenuti del capoluogo ligure. Ma la percentuale più alta di adesione si è avuta finora alle Nuove di Torino, con circa 1000 scioperanti su 1281 ospiti: anche ieri gran parte dei detenuti ha rifiutato il vitto servito a mezzogiorno. In mattinata una delegazione di democrazia proletaria ha visitato il carcere e si è incontrata con gli organizzatori del digiuno. La protesta è nata ovunque contro i ritardi nell'applicazione dell'amnistia. A Varese si è unito ai 123 detenuti in sciopero (su 130) anche il cappellano del carcere, padre Gregorio Donlni. Il francescano in questo modo intende manifestare «la piena solidarietà con una forma di protesta tranquilla e civile, messa in atto per raggiungere obiettivi umani tesi fra l'altro a ottenere un miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri-.