Piromalli, compagno scomodo dei radicali

Piromalli, compagno scomodo dei radicali Lo stesso Palmella ignorava riscrizione al partito del boss e del killer Andraous Piromalli, compagno scomodo dei radicali ROMA — •Che ne dici del compagno Piromalli?: chiede a Massimo Teodorl l'ex deputato comunista Alessandro Tessarl. Teodori abbozza un sorriso. Pochi minuti dopo compare Marco Pannella: •Che hai Massimo? Ti vedo perplesso*. Questa volta Teodori risponde: mNo, niente. E' solo che non sapevo nulla dell'iscrizione di Andraous e Piromalli al partito radicale-. •Neanch'io fino a ieri mattina., taglia corto Pannella: •Comunque, benvenuti!-. Un po' di imbarazzo tra i radicali c'è. Lo stesso Enzo Tortora, presidente del partito, in una telefonata con Pannella s'è detto molto preoccupato, anche se poi, alla fine delia conversazione, ha convenuto col suo interlocutore che questo •è uno dei momenti più alti della nostra moralità- e che «la gente saprò capire-. Neanche ai radicali era mai capitato di ritrovarsi d'un colpo in fami¬ glia uno dei capi della 'ndrangheta calabrese come Giuseppe Piromalli e un rinomato killer delle carceri come Vincenzo Andraous che prese parte assieme a Pasquale Barra e Antonino Faro allo sgozzamento .di Francis Turatello. Ma l'articolo 2 dello statuto radicale parla chiaro: «Può iscriversi al partito radicale chiunque, anche non cittadino italiano. Le condizioni di iscrizione al partito sono l'accettazione del presente statuto, il versamento delle quote individuali, l'impegno ad aderire o a costituire associazioni radicali secondo i propri interessi politici, culturali, sindacali o altro*. Ai dirigenti spetta solo •raccogliere» le iscrizioni e nessuno può essere respinto. Tanto meno adesso che 11 partito, con 2500 iscritti, vuole arrivare entro breve tempo a quota diecimila, pena la cessazione delle attività. Cosi quando alla fine di luglio Giovanni Negri, segretario del pr, s'è visto recapitare una lettera della figlia di Giuseppe Piromalll, fratello del più noto Momo, che chiedeva l'Iscrizione per 11 padre con un assegno «sostenitore» di 200 mila lire (per aderire al partito ne bastano 146 mila) e quando pochi giorni dopo ha ricevuto una lettera analoga dalla madre di Andraous, non ha battuto ciglio e le ha annoverate assieme a quelle, circa duecento, di personalità della cultura, spettacolo e altri partiti che quest'estate hanno risposto all'appello radicale. Secondo Pannella, che Ieri lo ha rimproverato con una lettera aperta pubblicata dal Manifesto, Negri avrebbe fatto meglio a render subito pubbliche quelle Iscrizioni. Ma Negri ieri ha confessato di aver «avuto paura*. Paura che nel giorni in cui radio radicale era inondata da torrenti di parolacce, l'immagi¬ ne del partito, sempre trascurata dai telegiornali, uscisse danneggiata da quelle imbarazzanti adesioni. -Non volevo offrire il nostro volto a una deturpazione*, s'è difeso con Pannella. Resta da capire perché «quei due» abbiano deciso di impugnare la rosa. Pannella sostiene che è una storia senza misteri, con radici nei lontani Anni Sessanta quando, tra i primi, Luciano Lutring abbracciò la causa radicale; che è continuata nei Settanta quando 11 loro giornale, Liberazione, prese le difese del rapinatore Gianfranco Corti e si batté per la caduta delle divisioni tra detenuti «politici» e «comuni»; fino all'autunno del '76 quando i primi quattro deputati radicali, lo stesso Pannella, Mauro Meilini, Emma Bonino e Adele Faccio, si fecero rinchiudere nel carcere di Firenze («i reclusi furono molto ospitali e ci accolsero in una loro cella*. ricorda la Bonino) per protestare contro la lunghezza delle carcerazioni preventive e lo strapotere di mafiosi e terroristi dentro le prigioni; e poi ancora all'Inizio degli Anni Ottanta con le battaglie per la chiusura dell'Asinara ai tempi dell'affare D'Urso e in seguito per Toni Negri, per Tortora e adesso con i tre referendum sulla giustizia. Battaglie che hanno portato nelle casse radicali un bel po' di voti dalle carceri più importanti «£d è in questo contesto — sostiene Adelaide A ghetta — che molti detenuti sono entrati in contatto con noi. Per esempio proprio Andraous. L'ho conosciuto in uno dei tanti "braccetti della morte", quelle zone delle carceri in cui sono reclusi nel più totale isolamento quelli ritenuti più pericolosi. Un'ora Paolo Mieli (Continua a pagina 2 In seconda colonna)

Luoghi citati: Firenze, Momo, Roma