Terry non voleva uccidere l'amico

Terry non voleva uccidere l'amico Milano, i giudici hanno motivato la sentenza di condanna a 14 anni di reclusione Terry non voleva uccidere l'amico «Quella della Broome fu una psicosi tossica di breve durata, risaltasi col venir menò degli effetti della cocaina» MILANO — Terry non aveva un piano omicida quando lasciò l'abitazione di Giorgio Rotti con la pistola nella borsa. Voleva solo affrontare con fermezza la causa del suo fallimento sentimentale cioè il playboy Francesco D'Alessio. .Quella di Terry Broome fu una psicosi tossica di durata relativamente breve e risaltasi con il venire meno de¬ gli effetti della cocaina.. Cosi il giudice estensore Rosa Pollzzi spiega 11 raptus che portò l'aspirante fotomodella americana ad uccidere D'Alessio. Le motivazioni della sentenza con cui la Broome fu condannata a quattordici anni di reclusione sono state depositate ieri in cancelleria ed i difensori avranno tempo fino al 5 ottobre per presentare i motivi d'appello. L'avvocato Jacopo Pensa e il collega Raffaele Della Valle punteranno soprattutto ad ottenere il riconoscimento della provocazione e della seminfermità. Quest'ultima attenuante era già contemplata nelle conclusioni dei periti d'ufficio, ma la corte d'assise ha dato una interpretazione diversa. Per i periti Terry Broome era affetta da intossicazione cronica da stupefacenti, menjre i giudici hanno ritenuto, di definire acuto lo stato tossico dell'imputata, non ravvisando quindi una situazione tale da influire sull'imputabilità del soggetto. Per escludere l'aggravante dalla premeditazione i giudici hanno ritenuto che quando la giovane americana prelevò dal residence la pistola di Giorgio Rotti non aveva in mente un preciso piano omicida. «L'imputata — si dice nella motivazione — sembra avere vissuto in una sorta di stato crepuscolare, affidando all'emotività e al concatenarsi della situazione e degli eventi la sua stessa condotta. Per poter parlare di una inequivocabile volontà omicida si deve attendere un momento successivo. Fino alla casa di D'Alessio l'imputata sembra essere guidata solo dalla confusa intenzione di affrontare, in modo da essere ascol¬ tata e rispettata, colui che a lei appariva come la causa del suo fallimento sentimentale». .Furono le frasi di D'Alessio — dicono ancora i giudici, alludendo all'Invito rivolto dall'uomo alla donna a buttarsi con lui sul letto («e se non ti basto io chiamo degli amici...») — a far rievocare in lei fantasmi del passato (fu violentata all'età di sedici anni da un gruppo di ubriachi)». Poi la sentenza ricorda i precedenti incontri con D'Alessio, che viene definito vittima di se stesso più che della Broome, il fatuo ambiente in cui si inseri la ragazza al suo arrivo in Italia e si sofferma sui movimenti di cocaina, «abituale compagna degli oziv in cui questo processo ha costretto a frugare». Ora Terry Broome sembra essersi affrancata dal vizio della droga. Il carcere potrebbe averla salvata. Nell'Istituto di pena di Bergamo, dove divide la cella con l'ex terrorista Vincenza Fioroni, ha seguito con successo un corso di ceramista ed ha trovato nuove ragioni di vita. Paradossalmente l'omicidio D'Alessio potrebbe averla salvata dalla rovina psicofisica alla quale sembrava destinata per 11 frequente uso di stupefacenti. D'altronde Terry lo aveva detto con chiarezza poche ore prima della sentenza: «Adesso posso solo cambiare, senza droga, e. forse, maturare un po'». I giudici hanno accolto buona parte delle tesi epresse dai difensori della giovane americana. Della Valle e Pensa avevano parlato della .confessione di un assassinio non voluto. La brutta avventura di una della Carolina del Sud, provinciale come una di Vimercate o Bernareggio che capita in una Milano piena di ambienti tremendi». Lo stesso candore di Terry aveva convinto i giudici della mancanza di una premeditazione,. ,Da.,dietro le sbarre, la giovane donna aveva sussurrato alla Corte, pochi ir inuti prima della camera di consiglio: « Vorrei dire che mi dispiace molto per la morte di Francesco. Se potessi fare qualcosa per cambiare i fatti, la farei. Ma non si può». Per quanto riguarda le posizioni degli altri tre imputati (Carlo Cabassl, condannato ad un anno e nove mesi per cessione gratuita di stupefacenti, Giorgio Rotti, un anno e sei mesi per lo stesso reato contestato a Cabassl e quattro mesi per favoreggiamento, Claudio Caccia, quattro mesi per falsa testimonianza) la corte ha spiegato il trattamento abbastanza mite con il fatto che gli imputati sono incensurati e con la .fondata previsione che in futuro essi si asterranno dal commettere altri reati».

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