Unions-laboristi: rinasce l'idillio di Mario Ciriello

Unions-laboristì: rinato lldillio Con un violento attacco alla Thatcher, Kinnock infiammaci congresso sindacale Unions-laboristì: rinato lldillio «La disoccupazione è il pericolo pubblico numero uno» - II Tue mantiene il voto sugli scioperi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Era da tempo che un congresso sindacale non applaudiva con tanto slancio un leader laborista, l'ovazione riservata ieri a Neil Kinnock non sarà presto dimenticata. Salvo sorprese, sempre possibili, Kinnock sa adesso che le Unions scorteranno, ragionevoli, 11 Labour party nel suo tentativo di riconquistare 11 potere, già forse l'anno prossimo, al più tardi entro il giugno dell'88. II suo incandescente discorso è piaciuto ai delegati convenuti a Brighton, ha indicato mete abbastanza precise, ha tracciato un Itinerario di priorità, non tutte convincenti ma certo entusiasmanti. E, soprattutto, ha destato speranze, ha infuso coraggio. Dal primo giorno del suo ingresso a Downing Street, un governo laborista avrà tre obiettivi. Primo: varerà una politica che permetterà di •generare in due anni un mi¬ lione di posti di lavoro-. Secondo: foggerà un piano quinquennale d'investimenti per promuovere -la ricostruzione e il rinnovamento dell'industria-. Terzo: elaborerà, con tutte le parti sociali, un programma decennale per il risanamento e il rafforzamento di tutte le strutture economiche. •Dobbiamo farlo — ha detto Kinnock — perché Margaret Thatcher lascerà un deserto, una nazione ferita. In sette anni, ha distrutto l'economia-. Con quel manifesto che proclama la disoccupazione pericolo pubblico numero uno, e che promette di combatterla subito, radicalmente, furiosamente. Nell Kinnock ha conquistato il suo pubblico, difficile e diffidente. Ma con quali armi affronterà e piegherà il nemico? Da politico sagace, Kinnock non si è esposto con descrizioni troppi vincolante: ma ha indicato che il governo riesami¬ nerà l'intero flusso degli investimenti, pubblici e privati. Questi ultimi, anzi, potrebbero incontrare •impedimentiqualora persistessero nella tradizionale propensione inglese per i lidi stranieri. C'è un programma, dunque, anche se non ancora quantificato, contabilizzato: e c'è un leader con grinta. Kinnock sa che gli inglesi non sono più disposti ad eleggere un governo laborista incapace di dire «no» ai grandi sindacati. Calcando ogni parola, l'oratore ha avvertito: •A differenza della signora Thatcher, io credo mi consenso, mila collaborazione. Ma se il consemo marnasse? E' una domanda vitale. Ecco la mia risposta. Creeremo, prima di ogni altra cosa, posti di lavoro. E se qualche settore ci negasse il suo aiuto, la sua approvazione, non si avrebbe forse che un rallentamento della marcia. Le politiche resterebbero immutate-. Oratore valente, giocoliere della parola, Kinnock ha attaccato Margaret Thatcher con requisitorie sferzanti. •La nazione grida "basta". Si vede privata di un futuro. La scena è paurosa. Povertà, scuole fatiscenti, città e regioni depresse. Dove sono finiti i soldi del petrolio? E adesso che la festa sta perfinire, non possiamo contare sull'industria. Margaret Thatcher l'ha devastata-. Era un balsamo per i sindacalisti. L'idillio di ieri non impedirà, forse, alla conferenza di approvare, oggi e domani, due mozioni contrarie ai desideri del Labour party: una che ripudia l'Idea di una «paga minima., l'altra che esige la chiusura immediata di tutte le centrali nucleari. Non sarebbe una crisi. Ci sono tempo e spazio per compromessi. Lunedi sera, invece, la conferenza aveva siglato un accordo con il Labour party su un progetto per abrogare tutta la legislazione tory sui rapporti di lavoro e sostituirla con nuove norme che, fra l'altro, priverebbero gli imprenditori del potere di portare una Union dinanzi alla giustizia e offrirebbero maggiore protezione ai lavoratori ■ più umili e indifesi-. Queste nuove norme lascerebbero però immutato il diritto di esigere una votazione, prima 0 durante uno sciopero, se richiesta da un certo numero di operai o impiegati. Anche se ereditato da Margaret Thatcher, è un diritto ormai caro ai lavoratori, stanchi di essere alla mercè dei burocrati e degli attivisti della Union. Norman Willis, segretario generale del Tue (Trades union congress) è stato chiaro: «Le votazioni resteranno. 1 nostri iscritti le vogliono-. E' un passo importante verso un sindacato più democratico e moderno. Mario Ciriello

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