Le minacciose torri di Cattenom di Alfredo Venturi

Le minacciose torri di Cattenom Per i tedeschi della Saar la paura viene da Ovest: a 10 km dal confine la potente centrale nucleare francese Le minacciose torri di Cattenom Il «mostro» sulla Mosella (quattro reattori da 1300 megawatt) non è ancora in funzione - D governo regionale e gli abitanti dicono che l'impianto non offre garanzie di sicurezza - «Le Monde» ribatte: «Isterica danza anti-atomica» - Un incontro segreto tra Mitterrand e Kohl DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Oskar Lafontaine non sta a misurare le parole. Per lui, il capo della sinistra socialdemocratica, il ministro-presidente della Saar, Cattenom è senz'altro «fa centrale della marte*. Uno del suol più stretti collaboratori nel governo di Saarbruecken, il ministro per l'ambiente Jo Leinen, denuncia >la cieca Irresponsabilità dei francesi». Su Cernobil, accusa la stampa tedesca, la Francia ha steso il velo psicoanalitico della rimozione. Cresce l'Inquietudine in Germania a proposito dell'atomo e In particolare di Cattenom, l'enorme centrale francese a due passi dal confine. Cattenom non è ancora operativa, ma già un Incidente classificato grave, una copiosa perdita d'acqua dal sistema di raffreddamento, ha fatto scattare l'allarme atomico. Allarme? Tutto sotto controllo, dicono 1 responsabili' della centrale. All'inconveniente si è posto subito rimedio, non è accaduto nulla. La stampa francese risponde alla tedesca con molta sufficienza, con tanta ironia, con qualche arroganza. I tedeschi, scrive Le Monde, stanno ballando «una isterica danza anti-atomica-. I rapporti fra 1 due Paesi, eccellenti al vertice, a livello di opinione sono in fase critica. Almeno da questa parte del confine. E' in Germania, non in Francia, che esiste un •caso Cattenom». Quel villaggio francese, di cui si parla ogni giorno sui giornali e In televisione, è certo più noto a Duesseldorf che a Bordeaux. I tedeschi ne conoscono le case disadorne, la grande chiesa di mattoni rossi, gli alberi radi del giardino pubblico. Perfino la faccia rassicurante del sindaco, che come molti lorenesi porta un nome germanico: Bohler. Ma soprattutto, dì Cattenom, i tedeschi hanno imparato a conoscere le torri. Sono quattro, imponenti, 165 metri di cemento grigio, nella caratteristica forma a cilindro svasato. Ospitano 1 sistemi di raffreddamento dei quattro reattori da 1300 megawatt che forniranno, quando l'impianto sarà completato, una Impressionante quantità di energia. Naturalménte ce ne sono tante àn- che in Germania, di torri simili: diciannove reattori producono, nella Repubblica federale, un terzo dell'energia consumata. E altri sono in costruzione, altri ancora in progetto: secondo un programma che l'opposizione socialdemocratica, se riuscirà a dare 11 cambio alla maggioranza llberal-demociistiana, intende inesorabilmente bloccare. Ma quello che angustia i tedeschi, a proposito di Cattenom, è 11 confronto fra i margini di sicurezza. Un esempio: il livello di radioattività tollerato, nelle acque che escono dalle centrali francesi dopo avere circolato nei circuiti secondari dei reattori, è quindici volte superiore a quello consentito In Germania. E ancora: il guscio.di cemento nelle centrali francesi è più sottile, meno rigorosa la resistenza dei materiali. Insomma: siamo lontani dai livelli di sicurezza delle centrali tedesche, e in questa materia la sicurezza non è mai troppa. Tanto che lo stesso governo federale, intenzionato fermamente a resistere alle sol¬ lecitazioni socialdemocratiche per l'abbandono del nucleare, ha varato un programma di verifica della sicurezza nelle centrali. Nulla di tutto questo, sottolinea la stampa tedesca, in Francia: dove il •programma dlndipendema energetica' va avanti senza intoppi, senza ripensamenti, senza opposizione. Affari nostri, rispondono i francesi: ma 11 ricordo della nube di Cernobil vagante nei-cieli d'Europa è troppo fresco, perché la questione possa essere liquidata con il solo argomento della sovranità nazionale. Perché di Cattenom i tedeschi conoscono molto bene le coordinate. Il villaggio è a dieci chilometri dalla frontiera: nelle giornate serene le quattro torri di raffreddamento si possono vedere dalle colline della Saar. I venti dominanti soffiano verso Est-Nord-Est: cioè verso la Germania. Le acque della Mosella, dopo aver fatto la toilette termica al «mostro di Cattenom» (la citazione è ufficiale: cosi lo ha chiamato un portavoce lussemburghese), scorrono da Treviri a Co blenza verso il Reno. Insomma, se qualcosa non funziona a Cattenom, tocca al tedeschi e ai lussemburghesi subirne le conseguenze. Risposta francese: tutto a Cattenom funzionerà per 11 meglio, l'incidente di cui tanto si parla è stato trascurabile. Contróaccusa tedesca: ma se anche tutto funziona per 11 meglio, ci sono alterazioni ambientali, in termini di calore e di radioattività, che riguardano il «nostro» ambiente, non il vostro. Autodifesa francese: si tratta di valori minimi, gli stessi ovviamente che tolleriamo negli altri impianti nucleari, ovunque essi si trovino. C'è molta irritazione, in Germania, per quella che viene definita la mania francese della minimizzazione. Si attende con impazienza la pubblicazione, prevista a fine mese, di un rapporto tecnico tedesco sulla sicurezza di Cattenom. Si sa che il governo federale, molto attento a conciliare la trentennale amicizia franco-tedesca, uno dei cardini della sua politica estera, con l'acuta sensibilità nazionale alle questioni ambientali, ha invitato Parigi a fornire spiegazioni, a dare un po' di garanzie. Qualche giorno fa Francois Mitterrand è sbarcato a Francoforte accolto da Helmut Kohl. Una visita assolutamente Imprevista, e piuttosto informale. I due sono andati a Heidelberg, hanno passeggiato fra le vie dell'incantevole città sulla Neckar, sotto la grande fortezza di granito rosa. Poi in battello hanno risalito il fiume fino a Neckargemuend: e qui finalmente si sono appartati. Che cosa si sono detti, il Presidente e il Cancelliere? E' chiaro, hanno parlato di Cattenom, o per meglio dire della •opportunità di «cambi e collaborazione in materia di sicurezza nucleare». Insomma si cerca al vertice di ricucire lo strappo, mentre la Germania è percorsa dall'onda lunga del risentimento antifrancese. SI parla di ottimismo nazionale francese (a prova di Maginot..., suggerisce velenosamente il lettore di un quotidiano di provincia), e di pessimismo nazionale tedesco. Si fanno analisi sulla cecità del «pericoloso vicino atomico-, come lo Spiegel definisce la Francia nella sua copertina di questa settimana. E' 11 Paese ideale per un slmile programma nucleare, dice a Saarbruecken il mi¬ nistro Leinen: perché è da secoli accentrato, perché ignora le autonomie locali, perché se ne frega della gente e di quello che la gente pensa. Del resto, rivela lo Spiegel, in Francia l'ecologia non è nemmeno un tema politico. Ecco, questa è nel Paese dei Verdi la rivelazione dell'incomprensibile. Il fatto che i partiti francesi siano tutti più o meno d'accordo sul programma nucleare, il fatto che non ci siano gruppi di pres¬ sione per invocare maggiore sicurezza, il fatto che dopo Cernobil quello sia stato l'unico Paese europeo a fare come se niente fosse: tutto questo contribuisce all'irritazione dei tedeschi, alla loro angoscia. E poi quell'incredibile •orgoglio nucleare-, quella cieca fiducia nella tecnologia francese, quel rapporto sottile fra l'accettazione dell'atomo civile e la fede nella «force de frappe» a base di ordigni atomici. Insomma, come si può vivere con un vicino cosi? Noi tedeschi, scrive lo Spiegel, abbiamo con la natura uh rapporto erotlco-nevrotico. E soprattutto con il bosco. Il settimanale cita Elias Canotti : per un tedesco è •inimmaginabile una patria sema boschi». Ebbene, che cos'è un bosco per un francese? Nient'altro che una fabbrica di legname. Come si vede la polemica porta come al solito a esagerare, a generalizzare. Ma anche a azioni concrete. Per esempio 11 governo della Saar ha già deciso che non lascerà passare sul suo territorio, quando sarà 11 momento, l'energia elettrica prodotta a Cattenom. Perché quell'energia sarà in parte esportata: con il suo •programma d'indipendenza energetica» la Francia è diventata un forte esportatore di elettricità. E sono parecchie oltre a Cattenom le centrali dislocate strategicamente vicino ai confini proprio per questo scopo: come Phénix e Superphénix lungo il Rodano, come Fessenhelm sul Reno. Inoltre U governo della Saar incalza, su questo tema cosi delicato in Germania, il governo federale. Si ricorda fra l'altro che lo stesso Helmut Kohl, quando negli Anni Settanta era a capo dell'esecutivo nel Land della Renania-Palatinato, si pronunciò contro la progettata centrale di Cattenom. Reminiscenza insidiosa, per il Cancelliere che si prepara alla battaglia elettorale: e anche questo spiega 1 passi compiuti in direzione della Francia. Più ancora che un chiarimento tecnologico, è un soccorso politico che Bonn chiede a Parigi. Ma intanto gli ingegneri francesi continuano, a Cattenom, la messa a punto dell'inquietante centrale. Cattenom am Rheln, sul Reno, come qualcuno ha ribattezzato il villaggio da queste parti. Non per ignoranza geografica, né per nostalgia dei tempi in cui la Lorena faceva parte del Secondo Reich. No, semplicemente perché è proprio nel Reno che la Mosella porta le sue acque, e tutto il resto. Nel Reno, cioè nel simbolo fluente dell'identità germanica. Alfredo Venturi • Trarbach <? 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