La sinistra e l'esercito

La sinistra e l'esercito Spadolini risponde a Galli della Loggia La sinistra e l'esercito C'è una retorica dell'antiretorica che è perfino più pericolosa della retorica stessa. E' il gusto iconoclasta e controcorrente di chi rovescia, quasi per principio, tutti i dati di tradizioni o di convenzioni secolari. E' un pericolo cui non si sottrae neppure Ernesto Galli della Loggia, che è pur uno dei più penetranti osservatori di cose politiche, ammaestrato dal metodo storico (che lo ha portato a posizioni di coraggiosa minoranza: ricordiamo i giorni di Abbas). Egli ci ha rivolto una doppia contestazione, una allo storico, una al politico. Rispondiamo all'una e all'altra: mai certi di avere la verità in tasca (verità che lasciamo volentieri a tutti i propugnatori di terre promesse) ma convinti che solo il dubbio, anzi il reciproco dubbio, può alimentare un fecondo dibattito sui grandi temi delle istituzioni e della società. Tre punti, per semplificare. «Primo». Non ho mai detto che l'esercito regio fosse ispirato a una concezione popolare. Ho detto che era fondato sulle classi popolari, in cui larghissimo era il tasso di analfabetismo fino ad oltre il 1915. E Galli della Loggia rafforza l'argomento ricordando i privilegi odiosi di cui godevano i benestanti borghesi, i «distinti» (ultimo residuo di quei privilegi censitati è il ritardo della leva per gli studenti universitari, una volta, non oggi, riflesso di un'Italia di «'élite»). «■Secondo». Mentre scrivevo l'articolo per La Stampa, mi recavo ad Aspromonte: conosco troppo bene le fratture fra f esercito regio e volontari garibaldini per indulgere a qualunque visione «giulebbosa» o «sincretistica» del nostro «dramma nazionale». Quel 29 agosto 1862 si sfiorò la guerra civile (sette volontari garibaldini morti, cinque regolari): guerra civile evitata solo all'ultimo momento dall'ordine di Garibaldi: «Non fate fuoco». Ma, appena otto anni dopo. Nino Bixio, diventato generale dell'esercito regio senza avere rinnegato la camicia rossa dei Mille, entrava in Roma papale — attraverso la breccia «di Porta Pia — insieme col generale Raffaele Cadorna, formatosi nei collegi militari del Piemonte. E il concorso del volontariato ha rappresentato comunque una costante, dal 1870 in poi. «Terzo». De Amicis. Certo che l'esercito descritto in «Cuore» era quello che il socialista galantuomo «avrebbe voluto che fosso. Ma fu sempre cosi. Anche l'Italia cui noi guardiamo è un'Italia diversa dall'attuale; La Malfa diceva: «L'altra Italia». Non l'Italia Giovanni Spadolini (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: De Amicis, Ernesto Galli Della Loggia, Galli, Giovanni Spadolini, La Malfa, Nino Bixio, Raffaele Cadorna, Spadolini

Luoghi citati: Aspromonte, Italia, Piemonte, Roma