L'Europa cala un poker mondiale di Giorgio Barberis

L'Europa cala un poker mondiale ATLETICA I campionati continentali nobilitati da quattro eccezionali primati L'Europa cala un poker mondiale In un'edizione per noi indimenticabile (dieci medaglie) brillano gli exploit dell'anziano martellista Sedikh e di tre donne, la risorta Stepanova, la commovente Whitbread e l'incredibile Drechsler, autentica stella del futuro DAL NOSTRO INVIATO STOCCARDA — La quattordicesima edizione del Campionati europei di atletica verrà ricordata a lungo: in assoluto perché in sei giorni di gare sono stati migliorati ben quattro record mondiali; da noi In particolare perché l'Italia ha superato ogni aspettativa raccogliendo ben dieci medaglie, un bottino senza precedenti in una manifestazione della portata della rassegna continentale. Le Imprese degli azzurri trovano dunque anche un loro maggiore significato in quelle altrui: e se molti sono i campioni che andrebbero celebrati ulteriormente, ci sembra doveroso dar la precedenza ai quattro primatisti che. oltretutto, rappresentano i tre Paesi (Urss. Ddr e Gran Bretagna) maggiormente in luce, come emerge anche dal medagliere. I quattro moschettieri (anche se tre in effetti sono donne) sono stati capaci di rendere la loro impresa per qualche verso anche più significativa: Marina Stepanova per essere tornata ai vertici mondiali sul 400 ostacoli dopo sette stagioni, alla bellezza di 36 anni; Fatima Whitbread per aver siglato con il suo giavellotto li record più mattutino della storia atletica; Yuri Sedikh per aver lanciato il suo martello con una re golarità tale da sembrare che avesse posto una calamita nel terreno; infine Helke Drechsler per aver dimostrato di essere la campionessa del domani, la donna in grado di raccogliere l'eredità ricca di tradizione delle tedesche orientali. Indubbiamente la Stepanova rappresenta un passato che non vuole essere tale. La sua stella era emersa a Torino nel 1979 In occasione della finale di Coppa Europa, neppure un mese dopo che da Mosca era rimbalzata la notizia del suo mondiale (54"78) sulle barriere del giro di pista. Il suo nome allora era Makeyeva. Come stella cadente, la sua luce però aveva brillato per breve tempo. Scomparsa dalla scena, si è ripresentata dopo qualche tempo, quando ormai le sue carte sembravano tutte giocate. Invece in un paio di stagioni, nonostante le primavere aumentassero sulle sue spalle (è nata il primo maggio 1950) si è riproposta fino a cogliere un successo che gratifica nel modo migliore la sua tenacia. Di ben altra portata, indubbiamente, è la figura di Yuri Sedikh, la cui stazza non è poi cosi imponente come si potrebbe presupporre per un martellista, pesando un centinaio abbondante di chili ripartiti su 185 centimetri. Prossimo a diventar padre dopo il matrimonio con l'o¬ limpionica dei iJO a Mosca, Ludmila Kondratieva, Sedikh appartiene anche lui alla categoria degli -anziani» con i suoi 31 anni (è nato l'il luglio 1955), che non sarebbero poi molti se non avesse alle spalle una lunga e fantastica carriera. Sedikh infatti in dieci anni, da quando cioè si laureò giovanissimo campione olimpico a Montreal, può ben dire di aver vinto tutto ad eccezione del titolo mondiale di Helsinki quando fu battuto da Litvinov. Ma, tra prima e dopo, ha saputo ampiamente rifarsi fino al capolavoro di sabato quando ha coronato l'ennesimo record mondiale (86.74) con una serie incredibile di lanci la cui media aritmetica è di 85.78. Di Fatima Whitbread in questi giorni si è scritto indubbiamente molto: la sua storia fa tenerezza. Figlia di ciprioti, adottata da un'ex giavellottista ora allenatrice, ne ha assunto il nome e la sta ripagando pienamente sul piano sportivo. Venticin quenne, Fatima rimane impressa per un viso paffutello sempre sorridente che nasconde un cuore altrettanto generoso, se è vero che dedica quasi tutto 11 suo tempo libero alle cure del fratello adottivo Oreg, immobilizzato da un gravissimo morbo. La sua impresa con il giavellotto, quando da poco erano passate le nove del mattino, è stata ribadita nel pomeriggio successivo, quello della finale, quando ancora è riuscita a piantare l'attrezzo oltre il limite precedente della Felke. Per ultima abbiamo lasciato Helke Drechsler, la stella del futuro. Non ancora ventiduenne (è nata il 16 dicembre 1964). sposina di fresca data (si chiamava Daute prima delle nozze col portiere della squadra calcistica della sua citta. Gera) corre con una semplicità che stupisce in una bianca. Anzi, sembrerebbe quasi impossibile che riesca ad essere tanto veloce se non si ragionasse sulla spinta che i suol piedi sono capaci di restituirle, si da farne prima ancora che una velocista una grandissima saltatrice. Il suo futuro appare segnato, l'appellativo di «Lewis in gonnella» viene già abusato: fatto sta che è davvero l'atleta del domani, l'erede di Goehr e Koch, le cui fattezze sprigionano però una femminilità dirompente. Giorgio Barberis Il re e le tre regine dei campionari di Stoccarda. In alto, da sinistra, il martellista sovietico Sedikh e la sua connazionale ostacolista Stepanova. In basso la giavellottista inglese Whitbread e la lunghista-velocista tedesca Heike Drechsler