«Mi spiace, ma posso parlarvi solo delle donne che ho ucciso» di Ezio Mascarino
«Afr spiate, ma posso parlarvi solo delle donne ihe ho uuiso» Giancarlo Giudice nega di avere commesso altri delitti «Afr spiate, ma posso parlarvi solo delle donne ihe ho uuiso» Il camionista ha chiesto carta per scrivere in cella - Nuovo interrogatorio, poi i sopralluoghi Giancarlo Giudice sarà interrogato di nuovo: il sostituto procuratore Francesco Saluzzo ritiene ■■indispensabile ricostruire ancora quegli omicidi alla luce degli elementi raccolti, dopo la sua confessione, dagli agenti della Mobile.. Nei prossimi giorni tornerà anche sui luoghi dove dice d'aver compiuto i delitti e dove racconta di avere cercato di occultare i cadaveri, bruciandoli o gettandoli in corsi d'acqua. Poi la perizia, per far luce sulla sua personalità. Lui, Giancarlo Giudice, è sempre nelle camere di sicurezza, tre metri per cinque, una porta a inferriate, nei seminterrati della questura. Calmo, ordinato, disponibile. Domenica ha trascorso la giornata a far parole incrociate e a leggere riviste. Ieri ha chiesto dei fogli di carta, forse per confessare a se stesso momenti e sensazioni che non ha avuto forza e coraggio di raccontare al giudice. O forse per disegnare paesaggi e tramonti, come faceva quando era ragazzo, nel tinello dì casa, in quell'alloggio al terzo piano di via Cravero, là dove ora racconta di avere uccìso quelle donne. Tutte, tranne Clelia Mollo, 58 anni, strangolata con una calza di nailon la sera del 22 maggio scorso, nel suo piedà-terre di via XX Settembre. Lunedi sera, quando iniziarono ad interrogarlo sui cinque omicidi ricostruiti dalla poli' zia, con precisi indizi e colle gamenti. aveva prima nega to. poi era caduto in contrad dizioni, e infine aveva confes sato. Ma, almeno inizialmen te, in modo confuso: -Sì, quella si; anche quell'altra Ma non ricordo bene dove e quando». Davanti a lui ci sono quat tro persone: il magistrato, il difensore, un funzionario e un sottufficiale della Mobile. Attimi di tensione: Giudice sta ricordando un omicidio che nessuno gli ha fino a quel momento contestato. Il dott. Saluzzo pone una nuova domanda: -Dov'è quell'alloggio, cosa ricordi?.. Giudice è preciso: -In via XX Settembre. Al piano rialzato. Un lungo corridoio. Al fondo una porta, la camera da letto. Le pareti rosa, una coperta a fiori. Le ho serrato le mani al collo, poi ho preso quella calza. L'ho uccisa cosi. Sono scappato, mi faceva paura quel cadavere.. Era Clelia Mollo. Dicono ora gli inquirenti: -E' stato uno dei momenti più drammatici. Poi il lungo racconto, un delitto dopo l'altro. Con particolari precisi, che solo l'assassino poteva conoscere». E aggiungono: «Abbiamo voluto verificare l'attendibilità di quella confessione, ricordandogli altri omicidi, ancora insoluti.. Ad esempio quello di Alice Veronique Tlrard, 25 anni, anche lei strangolata, il corpo ab¬ bandonato lungo la tangenziale, verso Pianezza, nell'aprile '84. Giudice: «51, si, l'ho letto sui giornali. Ma non l'ho uccisa io, ero in carcere da pochi giorni». E' vero, gli inquirenti lo sapevano: era stato arrestato per la denuncia ' di Lidia Geraci, la prostituta che lui aveva aggredito a casa, in via Cravero. Gli ricordano quell'altra donna uccisa, ancora sconosciuta, il cadavere gettato nel Naviglio di Ivrea, vicino a Santhià, nell'aprile '85, un mese dopo la morte di Maria Corda che Giudice ha appena confessato: -Certo, ricordo anche quel delitto, ma non ne so nulla. Anche lei è stata buttata nel canale, come ho fatto io con la Corda.. Preciso, meticoloso nelle confessioni, altrettanto nel negare colpe non sue: -Mi spiace, ma posso parlarvi solo di quelle donne che ho ucciso io.. Ezio Mascarino Franca Pecoraro, prima vittima
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