Volcker preme su Tokyo e Bonn

Volcker preme su Tokyo e Bonn Volcker preme su Tokyo e Bonn II presidente della Fed teme una «recessione mondiale» - Relazione al seminario dell'Aspen a Venezia - Agnelli: «Necessarie alleanze internazionali tra imprese» VENEZIA — Gli Stati Uniti sono stati vii motore dell'economia mondiale fin dal 1982»; ma oggi non possono più esserlo, e qualche altro Paese (Germania, Giappone) deve prendere il loro posto, in un momento critico nel quale «c andiamo avanti tutti assieme, o scivoliamo tutti indietro, mettendo in pericolo le prospettive di sviluppo e stabilità di ogni Paese». Questa la tesi di fondo presentata dal primo banchiere centrale dell'Occidente, Paul Volcker, presidente della Riserva Federale degli Stati Uniti, nella seduta inaugurale di un importante seminario, organizzato dall'Aspen-Italia alla Fondazione Cini, sul tema: «L'Europa, gli Stati Uniti e l'economia mondiale». Volcker ha concluso il suo accorato intervento con un'importante presa di posizione a favore di «una riforma del sistema internazionale» (economico e monetario). Non ha voluto dire, in questo discorso pubblico, in che cosa dovrebbe consistere tale riforma, salvo dire che essa richiede «regole del giuoco più chiare». Il pubblico, molto qualificato, che partecipava al seminario, ha preso atto dell'importanza di questa dichiarazione, che indicherebbe la disponibilità della Riserva Federale ad una maggiore regolamentazione concordata del sistema dei cambi, forse attraverso l'istituzione di «zone-bersaglio», ossia di una fluttuazione sistematica e concordata delle parità. Erano presenti, tra i partecipanti italiani, il ministro del Lavoro, Gianni De Michelis, e il presidente della Fiat Giovanni Agnelli, che hanno an¬ ch'essi parlato alla seduta inaugurale; il ministro della Giustizia Rognoni, il Governatore della Banca d'Italia Ciampi e il direttore generale Dini, il senatore Guido Carli, il segretario generale della Farnesina Ruggiero, i presidenti dell'Eni, Reviglio, dell'Enea, Colombo, deU'Alitalia, Nordio, dell'Ice, Ratti, della Bnl Nesi, dell'Istituto San Paolo, Zandano; gli amministratori delegati della Fiat, Romiti, e dell'Ibm, Presutti, e molti altri uomini d'affari, economisti (Monti, Spaventa). Tra gli stranieri, l'ex ambasciatore americano Richard Gardner, che ha presieduto la seduta inaugurale, l'ex candidato presidenziale democratico senatore Gary Hart, il presidente deli'«Aspen Institute» Robert Anderson, il presidente della Banca Africana dello Sviluppo N'djane, l'ex presidente della Banca Mondiale McNamara. Questa conferenza italo-americana segna l'inizio di una stagione internazionale molto intensa di incontri tra mini¬ stri dell'Economia e governatori di Banche centrali. L'analisi di Volcker è stata lucida e preoccupata: «Non c'è tempo da perdere nei prossimi mesi — ha detto — per far fronte all'attuale impasse. Ci sono delle fratture nell'economia mondiale, e se non riusciremo a chiuderle in fretta, tutto il nostro futuro sarà in pericolo». Il deficit record della bilancia commerciale americana, i surplus, anch'essi da record, della Germania e del Giappone, dicono che «il tempo a nostra disposizione è poco: il prossimo round dei negoziati commerciali è, in un certo senso, la nostra ultima occasione». Le tendenze attuali dello sviluppo mondiale sono «semplicemente insostenibili: quando persone responsabili — ha detto Volcker — propongono misure protezionistiche distruttive, al solo scopo di forzare i governi a dare ai problemi una risposta costruttiva, vuol dire che siamo nei guai». Il fortissimo squilibrio della bilancia commerciale americana impone ad altri di sostenere la domanda e la crescita del mondo intero: «Ma se, di fronte a un'analisi così chiara, non si sta facendo nulla», questo vuol dire che le resistenze politiche sono troppo forti: e allora bisogna parlare della necessità di una «riforma fondamentale del sistema» . Analisi affini a quella di Volcker sono state fatte da Gary Hart; dal ministro De Michelis, secondo il quale il vertice dei Sette del prossimo anno, che si terrà a Venezia, potrebbe varare un progetto di riforma, necessario per sbarrare la strada al protezionismo e per impedire «la disintegrazione dell'economia mondiale»; dall'africano N'djane. L'avvocato Agnelli ha parlato della sfida che rappresenta oggi per l'industria la necessità di operare a tutto campo sui mercati mondiali: nessun'impresa da sola può farlo. «Per questo — ha detto Agnelli — si realizzano accordi ed alleanze tra le imprese, alla ricerca di nuove dimensioni e di più forti sinergie». Ma questo è particolarmente difficile da farsi in Europa, a causa delle sue divisioni, «in un contesto politico estremamente debole e pieno di difficoltà». L'integrazione politica ed economica dell'Europa è perciò indispensabile; ma essa non potrà realizzarsi «se non sostituendo ai singoli nazionalismi un nazionalismo europeo». Il seminario dell'Aspen-Italia proseguirà, a porte chiuse, sino a venerdì. La relazione fondamentale è stata presentata da Richard Gardner e da William Eberle. a. 1.