Nella gola del Furio la suggestione degli antichi passi

Nella gola del Furio la suggestione degli antichi passi Nella gola del Furio la suggestione degli antichi passi C5 ERA una volta, tra l'Appennino e l'Adriatico, il Passo del Furio: era quasi uno scherzo della natura, perché in un paesaggio di collinette tenere e verdi, divaganti verso Urbino e la valle del Metauro, si ergevano all'improvviso due monti sui mille metri, dai severi profili bruni, nidi di falchi pellegrini. Il Furio era 11 passaggio obbligato tra quei due monti, fatto scavare da Vespasiano nel 76 d. C. Oggi c'è ancora, ma nessuno lo usa più: un anno fa è andato in pensione, dopo l'apertura sulla nuova statale 3 Flaminia di una , moderna galleria di circa 4 km. Cosi è diventato un posto da passeggiate. Narra una leggenda raccolta anni fa dallo scrittore Mario Puccini che i due monti erano uniti quando la Terra usci dal diluvio: il primo, chiamato Paganuccio, era maschio, mentre l'altro era femmina, tanto che la gente lo chiama ancora la Pie tralata; monti innamorati, dunque, se ne stavano abbracciati tutto 11 giorno, finché non litigarono. La Pietralata, dal carattere indocile, fece l'atto di staccarsi dal suo bel Paganuccio. Nella frattura della roccia irruppe spumeggiante 11 fiume Candigliano e nel punto più stretto alla base del precipizio l'uomo dovette scavarsi il forulus (donde il nome di Furio) per passare dall'altra parte. Chi bucò per primo il monte non si sa. Forse furono gli Umbri che hanno sempre amato andare ai bagni a Fano. La gallerìa mostra ancora i solchi dei carri sul lastricato. E' attigua a quella scavata dagli schiavi di Vespasiano, lavoro di ciclopi, tutta a colpi di scalpello. Passarono poco più di tre secoli, poi i Goti si accorsero che quella «petra pertusa», ossia quella pietra forata, era come una fortezza. Bastava munire di porte la galleria e arroccarsi sugli strapiombi per resi- Per chi viene dall'autostrada A14 Bologna-Canosa. usciti dal casello di Fano, 11 passo del Furio si raggiunge seguendo la superstrada per Roma. Superata Fossombrone si imbocca il raccordo per la gola che con il bacino idroelettrico del Candigliano, oltrepassata la galleria romana, ha scorci paesaggistici di rara bellezza. Nei chioschi si vendono reperti fossili provenienti dalle vicine cave (ammoniti, conchiglie, pesci) e ceramiche locali. Alla Ginestra si trovano ottimi piatti al tartufo. Tra i vini si chieda anche, a fine pasto, l'eccezionale Fragoline Nell'albergo Farlo c'è la sala da pranzo e la stanza da letto di Mussolini. Mobili novecenteschi, piatti di ceramica nera e firme di nostalgici alle pareti. Alla fine della gola verso Acqualagna non si dimentichi una visita all'abbazia benedettina di San Vincenzo al Furio che ospitò San Pier Damiani e alla cripta del IX secolo. L'abbazia un tempo era inglobata nel sistema difensivo della gola. stere anni interi agli assalti. E' Procopio di Cesarea a darci l'Immagine dei 400 uomini di Vitige asserragliati al Furio che sembrano «piccolissimi uccellini» alla sommità delle rupi. Il Furio, dove furono anni addietro ritrovate persino provviste di miglio e altri cereali dei tempi delle invasioni barbariche, passa cosi da Vitige a Belisario, da Totila a Narsete. Soltanto i Longobardi di Alboino faranno tramontare il mito. La storia dunque sfila nel buco più trafficato delle Marche: capitani di ventura e celebri banditi, mercanti e letterati. Slamo nella terra di Federico da Montefeltro. Nel buco si in¬ fila nel giugno 1494 il principesco corteo di cavalcature che accompagna Lucrezia Borgia a Pesaro dal primo marito Giovanni Sforza. Ci ripasserà Lucrezia, ma in lettiga dorata alla francese nel 1502 per andare a Ferrara dal terzo marito Ercole d'Este. Quattro anni dopo, 11 Furio vedrà quel singolare tipo di papa Giulio II Della Rovere «sempre con li speroni in pede», in viaggio alla conquista di Bologna, uscire dal buco addirittura carponi con un codazzo di prelati, sediari e protonotari, tutti in fila gatton gattoni fuori dal tunnel Invaso dall'acqua. La Flaminia era divenuta dà un viottolo (la difficoltà del passo è ben descritta da Montaigne nel Voyage en Italie del 1581) tanto da essere abbandonata dalle diligenze papali, anche per gli assalti dei briganti. Alcuni di questi sono rimasti famosi nella storia; dal conte di Montemarciano Alfonso Piccolomini, il maggiore bandito del ducato roveresco impiccato a Firenze sul finire del Cinquecento, a Mason dia Blona, una specie di Passator Cortese giustiziato a Ravenna, a Terenzio Grossi, un legettimista papale che compiva scorribande al Furio tre anni dopo l'annessione delle Marche al Regno d'Italia. I briganti furono con i poeti 0'Ariosto, l'Aleardi, il Cardarelli hanno parlato di questi luoghi) 1 personaggi più attaccati al Furio, tutt'oggi toccato da una magia rupestre, da colori che cambiano con la luce quattro volte al giorno. Nessuna meraviglia quindi se, come ad un appuntamento con la storia, ih un' giorno degli Anni Trenta al Furio si fermò anche Mussolini, che da Roma andava ai bagni a Riccione. Da allora vi sosterà altre 52 volte. Nessuno ovviamente era in grado di dire quando Mussolini sarebbe arrivato con l'Isotta Fraschini e il codazzo del gerarchi. Nessuno tranne tre o quattro anarchici di Cagli e di Acqualagna, località vicine, che inspiegabilmente venivano messi dentro per un giorno. Candiraccl, l'albergatore, gli fece scolpire sulla cresta rocciosa della Pietralata un profilo che divenne un'attrattiva per le gite delle giovani italiane. Ma dopo il 25 luglio al Furio si senti un gran botto: era stato fatto saltare il naso del Duce. Fu quello, dicono, il giorno in cui dal Furio scomparvero le aquile, quelle vere, perché quelle dell'impero si erano già involate da un Pezzo Ermete Grifoni Moneglla (Genova) LA RUOTA Via per Lemeglio 6 Tel. (0185) 49.565 Solo su prenotazione. Chiuso mercoledì (d'estate sempre aperto). Voto: 14/20 SE voi in macchina adorate solo le riposanti autostrade, allora dovrete andare da un'altra parte, ma se vi adattate a qualche «sacrificio», non avete idea di quanto ne varrà la pena. 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