L'«orecchio assoluto» ora non ha più segréti di Vittorio Wyss

L'«orecchio assoluto» ora non ha più segréti L'«orecchio assoluto» ora non ha più segréti I rìschi cardiocircolatori di un tuffo in mare sudati DURANTE una delle mie recenti visite in Italia cercavo di finire una bella serata trascorsa con amici a un Club privato di Cuneo. Quando uno di questi si mise al piano per strimpellare qualche nota non eravamo preparati ad ascoltare una rassegna completa di musica leggera e di musica classica. Man mano che le richieste di nuovi pezzi venivano esaudite si passò dalla musica jazz degli Anni 50 a Beethoven, poi a Chopin, poi a SchuLert, infine a Bach e Mozart. Si trattava di un repertorio eccezionale anche per un pianista di professione. Nel nostro caso non si trattava solo di un abile dilettante con un registro musicale molto ampio e una sensibilità notevole. La sorpresa venne quando scoprimmo (e ci fu confermato da vari testimoni) che il genio musicale — avvocato professionista — non conosceva affatto la musica. Quando si arrivò a richieste più qualificate, come brani di concerti per piano di Mozart, cominciò ad essere sempre più difficile credere che un individuo potesse suonare un numero cosi vasto di note senza possedere una educazione musicale di tipo convenzionale. Il metodo usato dal nostro pianista era quello di ascoltare un pezzo diverse volte da un disco e poi pazientemente ricomporlo a memoria e ripeterlo. Man mano che io sentivo nuovi pezzi fluire, uno dopo l'altro, dalla mente del prodigioso dilettante, mi chiedevo come tutto ciò potesse avvenire. E' noto che solo pochi individui sono in grado di canticchiare un pezzo con accuratezza dopo averlo sentito per la prima volta. Se una nota viene suonata ANDARE per prati e boschi non è una faccenda semplice come si crede. Leggi e regolamenti hanno preso il posto dell'antico buonsenso, nel tentativo di disciplinare un esercito indisciplinato e incolto,' che distrugge per ingordigia ma anche per ignoranza. Chi si addentra in un bosco di conifere, per esempio, deve saper riconoscere, in un cumulo di aghi di pino, un nido di formica ruta. Tutto sommato non è difficile, dato che nei dintorni si affannano migliaia di insettini lunghi meno di un centimetro, rossi sul capo e sul torace. Riconoscerlo e girare alla larga è doppiamente importante: si evita il fastidio di una scarica di acido formico e non si incorre nelle ire della legge, che protegge il nido e multa pesantemente chiunque venga sorpreso mentre traffica intorno a uova, larve o adulti e magari le nasconde nello zainetto. La formica rufa, particolarmente appetita come insetticida (è nemica atavica, tra l'altro, delle dannosissime larve di processionarla), non è l'unico oggetto di desiderio: ci sono le rane e le lumache, i gamberi di acqua dolce e i funghi, il muschio e j fiori, le fragole e i mirtilli. Tutto ambito, e quasi tutto proibito, se non in certe ore del giorno, in certi giorni del mese e in certi mesi dell'anno. Per evita re brutte sorprese, appena si arriva nel paese delle vacanze è prudente andare all'Azienda di soggiorno, farsi spiegare le regole del luogo e osservarle scrupolosamente. Multe e verbali possono aspettare chiunque all'angolo di qualunque sentiero perché, soprattutto in queste settimane, sono in molti alle calcagna dei trasgressori: Forestale, guardacaccia e guardapesca, vigili urbani, agenti di polizia. E, in molte province d'Italia, anche le guardie ecologiche volontarie. Pochi le conoscono, sebbene la legge che le ha istituite abbia quasi dieci anni. I «Wildlife liason Officers». i poliziotti inglesi impegnati sul fronte della fauna e della flora anziché su quello degli omicidi e della droga, hanno avuto più successo, almeno in popolarità. Magari perché non sono volontari e, anziché pagarsi anche la benzina, ricevono uno stipendio. al pianoforte o con il violino, costoro possono identificarla con precisione assoluta. Essi sono definiti come individui dal «tono perfetto», o dall'«orecchlo assoluto», una caratteristica di quello che si chiama comunemente «orecchio musicale». In pratica si tratta di individui che sono in grado di distinguere immediatamente 88 suoni diversi con 88 caratteristiche diverse. E' vero che ognuno di noi può identificare al telefono più di 88 voci di persone conosciute e in questo caso la complessità del suono è molto maggiore di quella di una nota musicale proveniente da una tastiera. In termini fisici, l'individuo dal «tono perfetto» è in grado di eseguire rapidamente un'analisi dello spettro sonoro (armoniche) derivante da uno stimolo complesso. Questo è però solo il primo passo del meccanismo mentale utilizzato dal nostro prodigio musicale di Cuneo. Si è cercato da tempo di localizzare le parti del cervello-umano implicate nella selezione dei suoni e nella elaborazione di riflessi complessi come quelli di una esecuzione di una sonata di Beethoven. Questi tentativi hanno fatto uso di tecniche neuropsicologiche elettrofisiologiche (Elettroencefalogramma) e osservazioni comportamentali In soggetti umani particolarmente dotati, come pianisti famosi. L'analisi di stimoli sensoriali può ora, per la prima volta, essere eseguita direttamente sul cervello umano nell'individuo vivente e sveglio usando la nuova tecnica tomografica a emissione di positroni. Il cosiddetto Pet (positron-emission tomografi') può esser unito a sostanze quali isotopi del carbonio. STIMOLAZIONE DELL'UDITO azoto e ossigeno (carbonio 11, azoto -13 e ossigeno -15). Il fluoro -18 è usato quale sostituto dell'Idrogeno. Questi isotopi hanno una vita assai corta (minuti) che si estingue emettendo posttroni (antielettroni) che penetrano facilmente la sostanza cerebrale e che quindi possono essere misurati dall'esterno del capo. L'esperimento illustrato nella figura è diretto a studiare la localizzazione di quei centri cerebrali attivati dalla musica. Al soggetto posto nell'apparecchio Pet viene chiesto di concentrarsi su di un test prima verbale e poi musicale. Lo stimolo verbale semplice produce attività' che causa un aumento di consumo di energia (glucosio) visibile sullo schermo come un'aumentata intensità luminosa dopo la somministrazione di un composto analogo al glucosio, il 2 - deossi - 18 F fluoro - D - glucosio. L'area del cervello attivata dall'ascolto si accende come una lampadina, causando un'asimmetria con forte prevalenza del lobo temporale di sinistra per la stimolazione verbale (parole) e di quello di destra per la musica. La stimolazione simultanea con linguaggio e musica produce un'attivazione bilaterale (vedi figura). .Quando al soggetto viene richiesto di differenziare due note, diverse tra di loro per timbro e sequenza, e di ripeterle, solo una parte specifica (e sempre la stessa) della regione temporale si illumina. Di interesse è pure il fatto che la stimolazione musicale sia localizzata a destra solo nel soggetti non mancini. Tre sono le principali localizzazioni cerebrali per la musica: la regione frontale inferiore, quella parietale e quella superiore temporale. Nei soggetti partico- LINGUAGGIO E MUS I STATO DI RIPOSO LINGUAGGIO E MUSICA LINGUAGGIO MUSICA STIMOLI NON VERBALI TIMBRO (QUALITÀ TONALE) gioni parietali inferiori e temporo occipitali dell'emisfero destro (non sinistro) e si «ridisegnano» a mente una scala immaginarla e personale dalla quale scelgono i suoni. Questo esperimento dimostra una spiccata differenza nell'analisi del suono tra i due gruppi. Tali strategie vengono apprese dall'individuo con l'esperienza oppure si tratta di differenze individuali e genetiche già stabilite alla nascita? Sarebbe interessante esaminare un gruppo di giovani prima che imparino a suonare sia con il metodo tradizionale che con quello a orecchio e vedere se esistono già differenze che possano esser identificate e modificate con l'esperienza. SEQUENZE TONALI larmente esperti nel distinguere e ripetere note diverse suonate in una sequenza diversa, l'utilizzazione del glucosio cerebrale segue per localizzazione e sequenza la strategia particolare usata dall'individuo. Ad esempio coloro che conoscono la musica usano un'analisi mentale «visiva» che riproduce la scala musicale. Tale analisi implica l'uso della regione posteriore temporale di sinistra (non destra). Paragonando mentalmente tutti i vari componenti della scala ne scelgono uno in una frazione di secondo. Coloro, come il nostro amico di Cuneo, che non conoscono le note musicali non possono ovviamente «immaginarsi la scala», ma usano invece un altro meccanismo. Utilizzano le re¬ Ezio Giacobini Parco della Rocchet UN uomo in riposo, fermo, produce circa 70 chilocalorie in un'ora. Poiché per mantenere il suo corpo a 37°, sono sufficienti 56 Kcal, deve disperderne 14 all'ora per impedire che la sua temperatura aumenti. Questa perdita si verifica quando l'aria ha una temperatura di 28" circa e la persona è svestita. Se la persona, anziché stare ferma, compie un lavoro muscolare (cammina, corre, salta), la sua produzione di calore aumenta fortemente e con essa anche la quota da eliminare. Se la temperatura dell'aria circostante fosse sempre di 28°. la persona diverrebbe rossa in volto e suderebbe tanto più quanto più intenso è il lavoro, per eliminare con l'evaporazione del sudore l'eccesso di calore. Questa dispersione avverrebbe più facilmente se la temperatura dell'aria fosse, anziché 28°. più bassa, almeno sino ai 20-21°. Al di sotto, essendo il soggetto svestito, la dispersione termica sarebbe cosi intensa da poter essere compensata solamente da un lavoro muscolare anch'esso cosi intenso da provocare rapidamente una condizione di fatica. Per comprendere meglio questa serie di processi, occorre ricordare che la temperatura del corpo umano è di 37° nel nucleo, cioè all'interno di visceri, cervello e muscoli, ma sui 33° all'esterno, più alta in corrispondenza della cute del tronco e più bassa (25-26°) alle mani e ai piedi. Quando il sangue, nel corso della sua circolazione, passa in corrispondenza del nucleo, si scalda a 37°. Quando arriva al «guscio» (pelle e strati sottocutanei) si raffredda in proporzione alla temperatura che vi trova. L'organismo quindi mediante il sangue può regola- ta: novanta specie Temperatura dell'acqua °C —3 0 +5 + 10 4-20 +25 re il flusso di calore verso l'esterno, dilatando i capillari della cute (e questa diviene rossa) quando occorra disperdere molto calore, e restringendoli quando occorra frenare la dispersione (e la cute diviene pallida). Questa lunga premessa serve a ben comprendere come vanno le cose quando ci si getta in acqua. L'acqua conduce il calore 25 volte meglio dell'aria, per cui l'equilibrio termico che in aria viene raggiunto a 28° con l'acqua è raggiunto a 33-34°: a questa temperatura non si avverte freddo entrando in acqua e vi si può sostare anche per ore pur senza muoversi. Un'acqua cosi calda non è infrequente attorno alle spiagge italiane. Entrando in mare si avverte una sensazione di freddo, facilmente superabile con il movimento, che sviluppa calore. Bastano però un paio di gradi in meno per dare una sensazione già fastidiosa di freddo. Se poi la temperatura diminuisce ancora, non solo l'entrata in acqua si fa difficile, ma anche la permanenza viene ridotta. La tabellina che riproduciamo è giusta sui tempi di immersione a basse temperature, ma è ottimista per la permanenza in acqua a 25 anche nuotando. Alcune recenti ricerche di Veicsteinas hanno fatto osservare che, mentre il nuotatore fermo disperde calore soprattutto dal tronco, chi nuota lentamente lo disperde in modo eguale dal tronco e dagli arti e chi nuota floreali; una lezione di tutela ambientale Tempo di sopravvivenza 10 minuti 1 ora da >/4 a 3 ore da 1 a G ore da 2 a 24 ore illimltato velocemente lo disperde dagli arti, i cui muscoli sono coperti da una cute e un tessuto sottocutaneo piuttosto sottili e quindi poco isolanti. Il gioco circolatorio di dilatazione o costrizione dei vasi della cute è il meccanismo fondamentale di difesa immediata, ma può non bastare. Allora compare il brivido, scosse muscolari a carico del tronco, della frequenza di 7-8 al minuto, che aumentano la produzione di calore e consentono di resistere per qualche minuto in più. Per resistere davvero nell'acqua tra i 20 e i 25° occorre un buon pannicolo adiposo sottocutaneo o un buon allenamento. Le Ama — le pescatrici di perle orientali — resistono in acqua molto a lungo per un complesso adattamento endocrino che si modifica secondo le stagioni. Per una breve vacanza balneare l'assuefazione serve poco e forse vale solo una raccomandazione, soprattutto per gli ultratrenta-quarantenni: non scaldarsi al massimo sulla spiaggia e poi di colpo tuffarsi in acqua, che non si è mai sicuri dell'elasticità del proprio sistema cardiocircolatorio e una vasocostruzione cutanea immediata e violenta può non essere ben compensata a livello viscerale. Meglio entrare adagio (1-2 minuti), dopo aver raffreddato capo, collo, spalle e addome con l'acqua fresca del mare. Vittorio Wyss

Persone citate: Bach, Beethoven, Chopin, Ezio Giacobini, Mozart

Luoghi citati: Cuneo, Italia