Abissi senza segreti con i batiscafi-robot

Abissi senza segreti con i batiscafi-robot Abissi senza segreti con i batiscafi-robot LE ispezioni di relitti di navi giacenti a grandi profondità, come è avvenuto per il transatlantico «Titanic» e per il sommergibile nucleare «Scorpion». hanno richiamato l'attenzione di tutti sull'utilità e affidabilità dei ROV («Unmanned Remotely Operated Vehlcle»), ossia dei sottomarini senza equipaggio comandati a distanza. L'«Argo». progettato dall'ingegner William Marquet, finanziato dal ministero della Difesa degli Stati Uniti e, utilizzato per. ispezionare il «Titanic», è il'più rappresentativo di ' questi mezzi, ai quali l'assenza di uomini a bordo conferisce possibilità di impiego in qualsiasi condizione ambientale. In effetti, l'esplorazione umana degli abissi marini può dirsi conclusa agli inizi degli Anni Sessanta, dopo il raggiungimento dei circa 11.000 metri del «Challenger Deep» (la cosiddetta «fossa delle Marianne». nell'Oceano Indiano) da parte del batiscafo «Trieste», e dopo la discesa a 10.200 metri del batiscafo francese -Archimede., nella «vallata delle Kurili» (Oceano Pacifico). Di particolare importanza furono le attività scientifiche del «Trieste» nell'ambito del progetto «Nekton» gestito dalla Marina americana, la quale aveva acquistato tale batiscafo dal suo ideatore. Augusto Piccard. Il «Trieste» era stato costruito in Italia nel 1952-53 ed era la trasposizione marina di un pallone aerostatico: Piccard — che. nel 1932 era salito ad oltre 16.000 m di quota dentro una sfera di alluminio sospesa ad un involucro riempito di elio — volle un veicolo sommergibile costituito da una cabina sferica di acciaio sostenuta da un grosso serbatoio a forma di salsiccia, riempito di benzina. La differenza di peso specifico tra benzina ed acqua di mare, unita al gioco di serbatoi di compensazione e di zavorra, consentiva di manovrare in verticale. La parte più importante di questo sommergibile era. ovviamente, la cabina: ..costruita dalle Acciaierie di Terni con un difficilissimo processo di forgiatura e di trattamento termico, aveva diametro interno di 2 metri e spessore delle pareti di 90 millimetri. Il «galleggiante» (ossia il serbatoio della benzina) era stato approntato a Monfalcone dai Cantieri Riuniti dell'Adriatico, mentre il montaggio e l'allestimento finale vennero curati dai Cantieri della Navalmeccanica a Castellammare di Stabia. Il «Trieste» partecipò anche al ritrovamento del sommergibile nucleare americano «Thresher» affondato al largo ai Boston nel 1964. ed ebbe successivamente un'edizione migliorata (il «Trieste II») che la U.S. Navy ha utilizzato per studi oceanografici sino ad epoca recente. Nel corso degli Anni Sessanta vennero costruiti e messi in servizio, nel mondo, circa settanta DSV («Deep Submersible Vehicle») destinati in prevalenza a compiti di ricerca petrolifera su fondali di media profondità. Questi mezzi fecero tesoro dei concetti costruttivi sperimentati dal «Trieste» e si avvalsero delle nuove conquiste della scienza dei materiali, in particolare per l'uso del titanio e delle resine acriliche. Tra essi va ricordato il batiscafo «Alvin» — appartenente alla WHOI («Woods Hole Oceanographic Institution») — posto in servizio nel 1964 e ristrutturato nel 1973 per operare sino a 4000 metri. Destinato esclusivamente alla ricerca scientifica, l'«Alvin» contribuì in maniera sostanziale all'affermazione della teoria sulla deriva dei continenti. Un'altra importante espressione dei batiscafi con equipaggio a bordo è rappresentata dai DSRV («Deep Submersible Rescue Vehicle») adibiti soltanto ad operazioni di soccorso in acque profonde. Gli Stati Uniti ne hanno in linea due. Comunque, dal 1975 in poi, pochi batiscafi con uomini a bordo sono stati varati, e la consistenza dei mezzi di tale categoria si basa sui DSV americani «Sea Cliff» (6500 metri di profondità massima) e «Turile» (3300 metri), nonché sul francese «Nautile» (6500 m). Altri due DSV per profondità di 6500 metri sono in progetto in Russia e in Giappone. Si noti che il 98% circa del fondo marino non Gino Papuli (Continua a pagina 2 in prima colonna) Neppure le banche-dati della Difesa francese hanno resistito agli scassinatori elettronici: come tutelare le informazioni?

Persone citate: Augusto Piccard, Gino Papuli, Piccard, William Marquet, Woods