Futuristi per una musica asimmetrica

Da Marinetti a Pratella: in due dischi l'antologia del movimento mentre continua la mostra a Venezia Da Marinetti a Pratella: in due dischi l'antologia del movimento mentre continua la mostra a Venezia Futuristi per una musica asimmetrica poranei, dalle «cacofonie» orchestrali —, offre uno spaccato assai mosso della produzione futurista sul doppio fronte cronologico dell'anteguerra, battagliero, innovativo, profanatore, e quello più ripetitivo degli Anni 30, già allineato con le parole d'ordine della coeva storia italica. Nella raccolta figurano naturalmente i capi carismatici del movimento: Francesco Balilla Pratella con le sue Irruenti danze di Guerra (1913) e con uno slavato poemetto pianistico del '30 (Giorno di festa): Luigi Russolo — pittore, artefice del brultismo dagli esiti avveniristici assai consonanti con la tecnola- tria novecentista, ma non compositore per sua esplicita confessione — è presente con le poche battute del suo unico lavoro superstite: Risveglio di una città per intonarumori (1914). Questo insolito documento è stato realizzato grazie alla ricostruzione In studio dei già dispersi apparecchi di Russolo, alcuni dei quali, esemplificati singolarmente (crepitatore, ululatore, gracidatore, ecc.), permettono di intuire le riserve di Prokofiev. Mondrian o Stravinsky circa la loro scarsa astrazione fonica dovuta a un'imbarazzante eccedenza onomatopeica. Né manca Marinetti con la regi¬ Ma perché 11 pubblico, e non solo una ristretta pattuglia di specialisti, potesse condividere queste conclusioni, era necessario offrire all'ascolto alcuni campioni, dissotterrandoli con pazienza dall'oblio. (Molti lavori restano però irrimediabilmente perduti; alcuni perché smarriti o distrutti dagli stessi autori, altri perché affidati al medium pei' sua natura effimero dell'Improvvisazione). Lombardi, pur circoscrivendo la scelta a pagine prevalentemente pianistiche — il che può essere un limite, dato che gli choc piti assordanti erano provocati, a detta del contem¬ —— ! # Balla: ((Progetto per copertina di disco» strazione storica della sua voce, mentre declama i noti slogan della Definizione del futurismo («marciare e non marcire») o scandisce i motti assordanti della Battaglia di Adrianopoli («ZangTumb-Tuumb»). Ma forse la testimonianza più interessante, in quanto anticipatrice delle esplorazioni spazio-temporali del Cage Anni 60. sono le marinettiane Cinque sintesi radiofoniche del '33: un'ipotesi «compositiva» scrupolosamente restituita da Lombardi, dove il silenzio viene a interrompere una serie disparata di eventi sonori: crepitìi, sciacquìi, fischi di merlo, marce Le curiose elaborazi militari, tanghi, uè uè di infanti, eccetera. Fanno ala ai «padri, i proseliti più giovani, come il triestino 811vio Mix, autore di Stati d'animo e di un Preludio sintetico-musicale di Marinetti dalle turgide armonie tardo-romantiche spezzate da brusche interruzioni; Franco Casavola che prima di tornare a comporre secondo le regole artigianali della scuola (era stato allievo di Respighi) si abbandonò moderatamente al jazz e alla musica «leggera. (Preludio a Prigionieri di Marinetti, Dama delle scimmie); oppure Virgilio Mortai-i, il quale durante il suo fugace arruolamento al oni elettroniche de Teatro della Sorpresa (1921) scrisse uno scanzonato Fox-Trot dal curioso profilo grafico (il pentagramma ondulato è farcito di illustrazioni e figurine da «Corriere dei Piccoli.). La fase calante del Futurismo è rappresentata da alcuni Estratti musicali (1933) di Daniele Napolitano (più passatisti nell'uso serioso del contrappunto che futuristi) e dai lavori di Aldo Giuntini e Luigi Grandi, che il mito di propaganda aviatoria e bellica dellMeromusica (1934) tradussero in ostinate pulsazioni ritmiche. L'album comprende anche Corale e Serenata per organico mi- gli Art of Noise sto e intonarumori del fratello di Luigi Russolo, Antonio (il primo disco futurista messo In commercio nel '24 dalla Voce del Padrone) e l'incisione su rullo di Alfredo Casella — che non appartenne però al movimento — mentre suona a quattro mani con se stesso Pupazzetti, destinati ai Balli plastici di Depero (1918). Molte proposte rare ed eterogenee, dunque, che per i futuristi ortodossi rivelano alcuni tratti linguistici comuni: il largo uso della scala esatonale (uno stilema un po' vecchiotto ereditato dall'Impressionismo), la conversione dell'assunto «dinamico» nei due parametri del ritmo e della sintassi (implacabile il primo, sghembo e asimmetrico il secondo), l'acquisizione del «diverso» sotto forma di schegge jazzistiche, «leggere» e perfino popolari (Pratella sfidava in questo caso incurante le ire del modernista, civilizzato Marinetti), la deroga al contesto capace di legittimare il testo (che ne sarebbe di Corale e Serenata, un mediocre esercizio scolastico, se si omettessero le interferenze rumoristiche?). La musica moderna avrebbe conosciuto stagioni e appuntamenti ben più radicali. Eppure nel mondo sonnacchioso della provincia italiana, l'euforica irruzione di questi personaggi assetati di novità e insofferenti verso il conformismo dei conservatori e l'opera tradizionale, sarebbe stato un primo, timido passo di affrancamento dal passato. Fiamma Nicolodi

Luoghi citati: Adrianopoli, Pratella, Venezia