E Umberto tradì Margherita

Le sorprese dell'antiquario: amori dei Savoia Le sorprese dell'antiquario: amori dei Savoia E Umberto tradì Margherita OTTANTASEI anni or sono, di questi tempi (mese più, mese meno), cadeva a Monza, sotto i colpi di Gaetano Bresci, Umberto I, gettando — come si diceva in questi indeprecabili casi — nel cordoglio l'intera nazione. O quasi. In effetti, il secondo re d'Italia non era riuscito a guadagnarsi quella popolarità che invece era toccata al re, padre suo (e della Patria), Vittorio Emanuele II. Poco gli giovò d'essere chiamato .il buono» nei suoi tempi inquieti, né gli giovò l'incantevole sposa Margherita, che pure seppe affascinare Giosuè Carducci: il più irriducibile dei repubblicani si converti alla monarchia per i begli occhi della regina. Al Re galantuomo se ne erano perdonate tante, dai suoi innumerevoli amori adulterini alle sue impareggiabili avventure galanti, e persino il concubinaggio e poi il morganatico matrimonio con la bella Rosin. Alle sue »cacce» gli facevan da scorta sorrisi indulgenti, complicità interessate, pronubismi compiacenti; che non si potevano nemmeno chiamare ruffianerie, perché le villanelle, favorite e prefe¬ rite, si lusingavano di giacere con il sovrano, il quale non solo non storceva il naso ai loro afrori giovanili, ma addirittura se ne deliziava. Al contrario, al Re buono si faceva colpa di tradimento alla fedeltà coniugale, si rimproveravano relazioni amorose che in ogni altra corte d'Europa sarebbero passate con indifferenza. Fu presa di mira la marchesa di Santafiora, soprannominata la .Pompadour», ma soprattutto si puntò sulla sua rivale, la duchessa Litta Bolognini, detta la .Maintenon»; sui suoi amori con Umberto, lo Scarfoglio aveva già pronte, per il suo giornale II Mattino, alcune puntate sbeffeggianti, che si dovevano intitolare -Il re di Ciucia» e che, per oscure ragioni, non uscirono mai. Già qualche anno prima, per le edizioni del milanese Gazzettino rosa di Achille Blzzonl. venne stampato un libello feroce, Il principe Quan-quan e la sua corte. Milleuneslma notte tradotta dall'arabo, che si cercò invano di sottrarre alla lettura. E poi, ancora, nel 1877, lo scandaloso articolo di Francesco Giarelli su La Ragio¬ ne, intitolato .Misteri dell'alta società.: .Chi non conosce il principe S.? Chi non ha udito parlare della duchessa L.? Chi Ignora 1 loro rapporti di simpatia ardente, antica, Immutabile?, e via di seguito, con particolari piccanti, con storie di corna ecc. Nel principe era facile riconoscere Umberto e, nella duchessa, Eugenia Litta la .Bolognina.. Si mosse la questura, protestarono i lettori, si voleva la testa del cronista impertinente. Ne segui una spiegazione che non convinse nessuno: S. voleva significare il Sole, L. la Luna, e le corna etano quelle della Luna nascente. Eugenia Litta Bolognini (1837-1914) aveva sette anni più di Umberto (1844-1900), e quindici più di Margherita. La futura regina d'Italia la chiamava .mia nonna.. In ogni modo, la bella Eugenia piacque agli occhi del principe e passò nella vita di Umberto come un caldo fuoco durevole. La .Bolognina. in passato (aveva suppergiù dieci anni) suscitò l'ammirazione di Balzac, che scrisse alla duchessa madre; .Avete un'Eugenia già bella, con un sorriso spiritoso che an- nuncia l'eredità delle doti più preziose della donna». E, qualche tempo dopo, ormai adolescente, Emilio Praga la salutava: .Voi piena di fascini, / Voi piena d'azzurro, / Voi fate i miracoli / Col vostro sussurro». E Boito: .O arcane curve, ombre soavi, tocchi / Luminosi, divine orme d'amore! / Sento 11 raggio negli occhi, / E 11 veleno nel core.. Eugenia Litta Bolognini Si amarono, il re e la .Bolognina. ? Sembra proprio di si. Nelle famiglie regnanti, si sa, le infedeltà vengono tollerate meglio che in quelle borghesi, malgrado i pettegolezzi di giornalisti in cerca di clamori. Del resto, a voler credere al libertario Arnaldo Corelli (citato dal rimpianto Giancarlo Fusco), se Umberto tradì Margherita, dal canto suo, la prima regina d'Italia non sarebbe state, da meno. Racconta infatti il Corelli, in un introvabile opuscolo del 1899, che un certo Giovanni Boser, giroi'ago valdostano, erborista e chiromante, scorse, un giorno di luglio 1885 a Courmayeur, in ginocchio, ai piedi della trentatreenne Madama Margherita, «un uomo corpulento, la cui testa non si vedeva giacché completamente ficcata sotto la gonna Ebbene, l'uomo in questione era nientemeno che il Carducci. Va detto, tuttavia, che il poco discreto voyeur era noto in tutta la Valle come un fantasioso bobardié, insomma un contaballe. Sulle infedeltà coniugali dello sventurato Umberto, si veda il ricordato libello, rarissimo, E principe Quanquan; si tropo da Borzi di Roma (via P. Della Valle, 1) a L. 50.000. Dallo stesso, è disponibile inoltre, sugli amori dei nostri trascorsi sovrani, il non comune I Savoia e le donne (ed. Caddeo, Milano 1923), dovuto alla penna, spesso curiosa, di Nino Bozzetto de Vemenia. Cesta 45.000 lire. Rolando Jotti

Luoghi citati: Courmayeur, Europa, Italia, Milano, Monza, Roma