Nostalgia dell'infanzia in quel testo del piccolo balilla

Nostalgia dell'infanzia in quel testo del piccolo balilla Nostalgia dell'infanzia in quel testo del piccolo balilla *»."»'' SS*»."»'' frequentato la V elementare fra la fine degli Anni 30 e i primi Anni 40. I loro ricordi confermano innanzitutto l'uniformità dei testi del «ventennio»: questo libro non occupa un posto particolare. «Non presenta caratteri dissimili dagli altri manuali scolastici di allora*, commenta De Felice. In effetti l'antologia offre i materiali più tipici dell'.educazione dell'Italiano»: letture moraleggianti, strappalacrime, didascaliche, poesie d'autore, rievocazioni storielle, qualche frase del Duce. Francesca Sanvitale ricorda benissimo i programmi di quel quinto anno, ma soprattutto rileva le forme attraverso le quali si esprimeva l'apparato pedagogico di massa. «•Mancava quello che poi fu chiamato nozionismo, contro il quale venne condotta una battaglia che era anche sbagliata. Noi, più che nozioni, avevamo il dovere di imparare idee. tante era proprio quello delle elementari. -I libri delle superiori, per esempio quelli di storia, a parte l'eccezione di alcuni eventi come la guerra mondiale, nel complesso erano abbastanza accettabili e poco deformati. La vera zona dei libri fascisti era quella del periodo formativo, ossia la scuola elementare, che era l'unica di massa*. Questo libro offre la tipica scansione dell'anno attraverso le date-chiave del fascismo, dalla marcia su Roma all'entrata in guerra. Ma troviamo delle deformazioni storiche molto evidenti? Lo chiediamo a De Felice che è l'unico dei tre intervistati ad aver potuto rileggere in questi giorni il libro. • Le date storiche c i fatti essenziali ci sono tutti. Certo ha ragione Isnenghi quando scrive nella sua Introduzione che lo squadrismo, se non è nascosto, non è posto in evidenza. Siamo nel '40: è cosa vec¬ sulla famiglia, sulla patria, sull'uomo e sulla donna visti come categorie a priori con doveri e diritti definiti: madre e sposa la donna, capofamiglia e soldato l'uomo». Le idee erano inserite in modelli comportamentali rigidi, «era un'educazione che addossava tutti i doveri ai bambini, fra i quali quello dei buoni sentimenti anche verso chi era in torto con noi. Un'educazione tenibile perciié portava ai sensi di colpa, ai terrori e alla mancanza di carattere». Sanguineti ha il ricordo di un'educazione molto «divisa» nella quale la famiglia, «allergica al fascismo», forniva un sistema di valori assai diverso dalla scuola: «La rigidità del processo di acculturazione si incrinava in casa*, dice. Era più facile percepire «non solo la falsità, ma anche il grottesco che c'era in quella incredibile retorica*. Il periodo più impor¬

Persone citate: De Felice, Duce, Francesca Sanvitale, Isnenghi, Sanguineti

Luoghi citati: Roma