Cruz Smith: vi svelo i miei segreti da Gorky Park a Los Alamos di Giancarlo Masini

Cruz Smith: vi svelo i miei segreti da Gorky Park a Los Alamos Cruz Smith: vi svelo i miei segreti da Gorky Park a Los Alamos MILL VALLEY (California) — Corporatura minuta ma muscolosa, senza una linea di pancia, né un etto di grasso in più; la faccia di un ovale ben disegnato con labbra e naso altrettanto regolari; capelli ancora folti e scuri, ma m via di diradamento su un'ampia stempiatura; lo scrittore Martin Cruz Smith ha un aspetto più giovanile del quarantatre anni che risultano dall'anagrafe. Autore di due dei più quotati «best-seller» degli ultimi tempi (Gorky Park e Stallion Gate) che lo hanno reso famoso In America e nel resto del mondo, Russia compresa, Martin Cruz ha sangue indiano nelle vene (indiano d'America s'intende). Ma se non fosse per il fatto che egli lo afferma e per i suol occhi di marrone Intenso che brillano, come dovevano luccicare quelli di Aquila Nera al comando dei suol guerrieri, nessuno potrebbe pensarlo. Questa porzione di sangue Indiano segna il filo conduttore dell'ultimo libro, Stallion Gate, che sta per essere pubblicato In Italia con il titolo di Los Alamos. Non è un libro sugli effetti della prima bomba atomica creata nei laboratori del New Mexico, come qualche recensore ha scritto a proposito dell'edizione americana, evidentemente senza aver letto il libro. Riguarda l'ambiente e gli uomini che parteciparono alla creazione della bomba e i luoghi dove l'impresa fu realizzata. C'è ,'.0nche, qualche, cricca'.alla costruzione dell'ordigno nucleare, che ha cambiato la storia umana. C'è lo sfottò contro i servizi segreti americani che ritenevano il fisico Oppenheimer una spia sovietica, mentre non si accorsero delle spie vere. C'è la rivendicazione dell'onesta intellettuale di Oppenhelmer. Ma il libro racconta essenzialmente le vicende di un immaginario sergente dell'esercito Usa: indiano del New Mexico; pugile e musicista; un uomo fisicamente affascinante, rubacuori delle mogli degli ufficiali; guardia del corpo, autista ed amico del direttore del progetto della bomba, Oppenheimer. Tutto comincia nel novembre 1943 nel carcere militare di Leavenworth, dove il sergente Joe Pena, protagonista della storia, sembra rinchiuso per l'eternità, in seguito ad una delle sue Imprese amorose con la moglie di un superiore. Lo tira fuori dalla prigione un capitano dei servizi segreti, Augustine con l'intesa che Jce si sarebbe messo al servizio di Oppenheimer a Los Alamos; avrebbe fatto da collegamento con gli indiani della zona; avrebbe riferito al capitano ogni possibile informazione sullo scienziato atomico e sul suol amici. Le vicende del sergente si svolgono sullo sfondo degli scenari incantevoli del New Mexico, mentre il più agguerrito gruppo di cervelli che la storia ricordi sta mettendo a punto l'arma che concluderà la seconda guerra mondiale e poi imporra alle superpotenze una pace basata sull'equilibrio del terrore. La verve narrativa dello scrittore e 11 suo metodo di presentare avventure e personaggi ricordano molto da vicino gli strumenti letterari di Hemingway. Cruz Smith si è appropriato a volontà di fatti storici e di persone reali; ha mescolato il tutto con personaggi di fantasia, inventando azioni, situazioni, avventure, più o meno verosimili; alcune plausibili, altre impossibili. Certi personaggi reali come il «padre della bomba H», Teller, sono ancora viventi; altri come Oppenheimer, Fermi, la spia Fuchs sono morti da tempo, ma anche alcune delle figure inventate, quali lo stesso sergente Pena, hanno una radice nella realtà. Quando Ju creato 11 primo laboratorio di Los Ala* " mos un indigeno di nome Popovl, detto Poe (in quella zona ci sono gli indiani «Pueblo» che sono sedentari, al contrario dei vicini Navahos, nomadi), fu assunto come elettricista al laboratorio. Aveva un notevole talento tecnico ed artistico; era figlio di Maria Martinez, una Indiana divenuta famosa per le sue terrecotte che oggi valgono migliaia di dollari e sono esposte nei principali musei del mondo, a cominciare da quelli americani. Popovl era anche un danzatore sacro, che nelle cerimonie e nelle ricorrenze soprattutto religiose si esibiva con grande bravura, indossando 1 costumi pueblo. n sergente Pena del romanzo è figlio di una bravissima vasaia indiana, sa indiano...». Non ci voleva di più per capire che nella figura del sergente Pena c'è anche un poco di Martin Cruz. Anche la figura del capitano Augustino ha un appiglio nella realtà storica: il responsabile dei servizi di sicurezza a Los Alamos, capitano Pier de Silva, morto un paio di anni fa, era realmente convinto che Oppenheimer fosse una spia sovietica, mentre non si accorse di Fuchs, al quale fu perfino lasciata la libertà di un viaggio In Messico. Abbastanza vicini al reale i riferimenti alla vita sociale (cocktail partles, balli e feste varie) dell'entourage degli scienziati civili coinvolti nel Progetto Manhattan e dei loro familiari, nonché i racconti delle loro gite, consentite dalla libertà di movimento di cui godevano entro un ampio triangolo, comprendente anche la capitale dello Stato, Santa Fé. Non veri, né verosimili, alcuni atteggiamenti e le filastrocche messe In bocca a Enrico Fermi. Inoltre, certi ragionamenti dello stesso Oppenheimer corrispondono probabilmente a discorsi che lo scienziato ha fatto o ha lasciato pensare dopo la costruzione e il lancio della bomba sul Giappone, ma non prima. Qual è lo scopo che ha spinto l'autore di Gorky Park a scrivere un racconto come questo? Voleva produrre un romanzo storico, attingendo dalla realtà fatti e personaggi per poter far meglio capire la storia vera? "tìSÉitìittion aateafete 'M Wfflo^di fare sfèria; né di usare fatti e personaggi reali in chiave romanzata per interpretare la realtà della bomba atomica. La storia la fanno gli storici — risponde con forza Martin Cruz —. Io volevo soltanto mettere in evidema la stratificazione delle razze e delle culture che nel New Mexico hanno lo stesso miscuglio degli strati geologici di quella regione: Indiani e americani yankee, farmers e militari, scienziati colti e raffinati di cultura europea e rozzi westners. E' proprio la mistura antropologica e sociale presente a Los Alamos (che detto per inciso significa "i pioppi", a indicare il tipo d'alberi più comuni della zona) nel periodo della costruzione della bomba e che in buona parte sussiste tuttora, non una località da favola, punteggiata di foreste di conifere delineate da Interminabili file di eucalipti. La casa dello scrittore è In mezzo a un bosco di redwood, le tipiche sequoie di questa parte della California. Il suo giardino è attraversato da un ruscello. In questo ambiente la fantasia è davvero sollecitata a sbizzarrirsi e quella di Martin Cruz evidentemente ne approfitta. Quando mi riceve, lo scrittore è appena rientrato da un soggiorno a Santa Fé nel New Mexico. «La regione mi affascina — mi dice sorridendo —, sono cresciuto, ho studiato, mi sono diplomato nell'Est, a Filadelfia, ma provengo da questo Ovest, che amo profondamente. Sono in parte danzare, ma soprattutto ha un grande talento musicale: suona molto bene 11 piano, ha una corporatura gigantesca, è un bell'uomo e un campione della boxe. • Ho creato questa figura, alla quale ho dato tutte le migliori caratteristiche fisiche — mi dice Martin Cruz — per far risaltare il contrasto con Oppenheimer {cui l'ho messo accanto), magro, brutto, emaciato, soltanto cervello. Altri personaggi, come una tale dottoressa Anna Weiss, matematica ebrea, fuggita dalla Germania, li ho dovuti inventare per dare senso a varie vicende'. L'intervista si svolge nella bella casa che Martin Cruz Smith occupa con la moglie e 1 tre figli a Mill Valley, mezz'ora di macchina da San Francisco: solo nel New Mexico, ma anche in molte altre parti d'America, dove si mescolano tradizioni, religioni, culture tra le più diverse e contrastanti con le superstizioni ancestrali, le incrostazioni aggiunte dai primi conquistadores spagnoli insieme con le filosofie moderne d'avanguardia». E' tale aspetto che a Martin Cruz Interessa maggiormente esplorare. Del resto gli Interessi antropologici di questo autore, almeno per certe angolature, erano evidenti anche in Gorky Park. — Parliamo un istante di Gorky Park. • Con piacere — risponde Smith —. Dovetti cambiare editore, perché il primo non intendeva pubblicare un libro come quello. La Llteraturnaya Oazeta di Mosca stroncò atrocemente l'opera, dicendo che ero stato pagato dalla da e che io ero avvelenato dall' antisovietismo. • Circa un anno dopo, l'autore di quell'articolo fuggi dall'Urss e riparò in Occidente. Gli chiesi: "Perché mi ha stroncato cosi?". La risposta fu immediata: "E' un libro bellissimo ed era l'unico modo per attirare l'attenzione dei lettori russi. Essi sanno bene che tutto ciò che il regime detesta può essere bello e interessante, me. tre difficilmente è vaUc. ciò che l'establishment raccomanda"'. Martin Cruz Smith, che sta già lavorando ad un nuovo romanzo di cui non può anticiparmi 11 contenuto, non ha debuttato «>.i»wlK^vp^bii<rató. vari altri libri, ma non hanno avuto il successo sperato; ha scritto sceneggiature per film western ed ha perfino creato un serial con un personaggio «inqulsitor. che è una specie di James Bond 007 al servizio del Papa. «Mi ero dfvertito un mondo con questa storia e lo stesso aveva gioito l'editore. Purtroppo il pubblico fu di parere diverso e i lettori non furono in numero sufficiente da giustificare la pubblicazione. Con Gorky Park e Stallion Gate le cose si sono rovesciate. Ne sono fiero e felice». Giancarlo Masini «Los Alamos» di Cinz Smith uscirà in Italia la prossima settimana da Mondadori, nella traduzione di Roberta Ram belli (332 pagine, 22.000 lire).