Sicilia con zaino e frac

Sicilia con zaino e frac Sicilia con zaino e frac SONO pochi i viaggiatori che si spingono a sud e a est di Napoli. Gregorovlus ecco, che sulle orme dell'antico Orazio raggiunge i castelli delle Puglie e scende poi a Palermo. E fino in Sicilia si era spinto mezzo secolo avanti, nel 1802, un po' a piedi anche lui come Belloc e un po' a dorso di cavalcatura, un altro tedesco assai più avventuroso, editore di classici, amico di Wleland, poeta e storiografo. Allo scadere del suo impegno editoriale Johann Senme comunica al principale: 'Voglio andare a Siracusa*; riprende lo zaino militare di pelle di foca e di tasso che l'aveva accompagnato in America e In Polonia, vi mette dentro, con un frac e 1 calzini. Omero e Virgilio in formato tascabile, e parte «per dare aria al suo diaframma per troppo tempo (due anni!) compresso sulla stampa delle odi di Klopstoclc*. E a Siracusa arriverà, da Dresda via Vienna, Trieste, Venezia, Ancona, Roma, Napoli, e di qui per mare a Palermo; e finalmente potrà appagare il suo sogno di leggere Teocrito vicino alla fonte Aretusa. Ma all'idilliaco, Seume unisce sulla Sicilia notazioni di violenti contrasti sociali. Una corte dissipata, una folla di astuti frati questuanti, equipaggi e carrozze d'alto bordo, frotte di ragazzi affamati, poliziotti intriganti e ostesse bigotte fiancheggiano le strade, formano quadretti coloriti e maliziosi: *Al mio ingresso nella capitale fui accolto dalla portantina di un qualche vescovo, forse quello di Cefalù, tutta ornata con caratteristiche sonagliere, secondo l'uso del paese, e trainata da due vigorosissimi muli condotti da alcuni servitori a cavallo. La lettiga era spaziosa e poteva comodamente dar posto al vescovo e alla nipote, perché ho notato che in tutta la Sicilia le più alte autorità ecclesiastiche tengono molto alle nipoti'. La campagna, superbamente punteggiata dal bianchi colonnati dei templi, fiorita di reminescenze poetiche e di aranceti, presenta una desolazione desertica, con biechi traghettatori e briganti a cavallo: 'Io volgevo intorno gli occhi sul suolo ricco, e maledicevo ir, quel momento tutti i baroni e gli abati siciliani'. La miseria e l'indifferenza popolare al fatto artistico e paesaggistico, entusiastico motore del passi del turista, entrano nel suoi resoconti come colorì di contrasto. Assenti totalmente dall'archeologia rinascimentale, gli indigeni divengono a poco a poco un contrappunto pittorico, patetico, drammatico, addirittura filosofico-politico.

Persone citate: Belloc, Cefalù, Johann Senme