Biondi-Gross, il duello continua

Mentre cala il sipario sui mondiali di Madrid, il nuoto internazionale fa un bilancio e guarda all'appuntamento di Seul '88 Mentre cala il sipario sui mondiali di Madrid, il nuoto internazionale fa un bilancio e guarda all'appuntamento di Seul '88 Biondi-Gross, il duello continua Dennerlein, sergente-padre del «settebello» d'argento « !» * Michael Cross dopo la sua vittoria nei 200 metri farfalla Saranno ancora loro i probabili protagonisti delle Olimpiadi - Grande futuro per le nuotatrici della Ddr che hanno vinto 12 titoli - Italia: Battistelli la speranza più rosea terebbe a posto, ma lui la rifiuta. Una persona che sta dietro a una scrivania non avrebbe problemi, ma per un primatista del mondo il danno è grave. Cosi Baumann a Madrid ha sfidato se stesso e non ce l'ha fatta. Anche per lui, che almeno rispetto a Salnikov se ne esce dai mondiali, con una medaglia d'argento, c'è l'onore delle armi. In prospettiva (Seul) il nuoto mondiale maschile sembra riproporre il duello fra Michael Gross, il gelido tedesco, e Matt Biondi, l'ingenuo americano. Nessuno dei due ha vinto con chiarezza la sfida per diventare il personaggio numero uno dei Mondiali, ma se dobbiamo assegnare un successo ai punti questo non può che andare al tedesco, puntuale vincitore, anzi dominatore, dei 200 stile libero e 200 farfalla. Biondi se ne va con una medaglia d'oro in più, tre a due (100 stile libero, 4x100 stile libero, 4x100 mista) ma nelle staffette era meglio appoggiato che non il rivale. Il futuro sembrerebbe poter giocare a favore di Biondi, che è più nuovo al nuoto e, quindi, sembra avere margini di mi- glioramento superiori (tutto sommato qui nessuno ha vinto come lui, oltre ai tre ori ha conquistato un argento e tre bronzi. A sette medaglie c'è arrivato, anche se non sono tutte d'oro...). Ma Gross con tutta tranquillità ha dichiarato, lasciando Madrid, che per altri due anni si sente ancora di nuotare ai massimi livelli e che le sorprese non sono finite. E' uno che parla poco, meglio credere a quello che dice. Se in campo maschile si può definire come «personaggio. dei Mondiali una specie di impasto fra Gross e Biondi, fra le ragazze vanno genericamente elette a capofila le valchirie della Ddr. Un misto fra la potenza della Strauss e la micidiale freddezza della Friedrich, fra l'esuberanza della Otto (la più «medagliata». quattro ori, due argenti) e il ritmo di Hoerner-Gerasch. Ecco, questa fusione dà la nuotatrice ideale dei Mondiali. Sei primati assoluti a Madrid, tutti femminili, tutti della Ddr meno uno. Né si vede nel prossimo futuro chi possa intaccare un dominio che ha fruttato, qui, dodici titoli su sedici gare. L'unico tentativo di inserimento al vertice viene da una nazione senza tradizioni natatorie, la Romania. Insieme all'Ungheria, quest'ultima in campo maschile con i suoi Darnyi e Szabo, compensa il calo verticale dell'Unione Sovietica, quasi del tutto scomparsa dalla geografia del nuoto mondiale. L'Italia. Un bilancio che poteva essere definito in pareggio s'è chiuso all'attivo grazie all'inattesa medaglia d'argento di Battistelli, che va a fare il paio con quella di Minervini. E le promesse che Battistelli fa crescere intorno a sé aprono orizzonti vasti. Malgrado le due medaglie il nuoto maschile azzurro è, comunque, stato inferiore a quello femminile. Non lo dice solo la classifica per nazioni (Italia quinta fra le donne, dove ha vinto la Ddr, e decima fra gli uomini, dove sono primi gli Stati Uniti); lo dice la dignità generale di comportamento. Felotti, Dalla Valle, rocchini, Vannini, Vigarani hanno guidato il gruppo. Non c'è da impazzire di gioia, ma, rispetto alla disastrosa tendenza al ribasso degli ultimi due anni, c'è stata inversione di tendenza. Se lo lasceranno lavorare in pace, senza tante assurde lotte sotterranee, Buoi Dennerlein con il nuoto saprà imitare suo fratello Fritz, mago della pallanuoto. dal nostro Inviato GIANNI ROMEO MADRID — Con la tradizionale festa notturna il nuoto mondiale si è salutato dandosi appuntamento fra quattro anni in Australia. Ma, prima, passerà da Seul, Olimpiadi 1988. Ci arriverà, in Sud Corea, profondamente rinnovato, senza molti dei protagonisti che hanno fatto la storia degli ultimi anni. Prima di segnalare chi sta arrivando sul palcoscenico internazionale, occorre salutare quelli che stanno lasciando. In primo luogo Vladimir Salnikov, che per il nuoto è stato innanzi tutto un simbolo. Quando sembrava che le lunghe distanze fossero paralizzate, quando sembrava che l'uomo non potesse chiedere più di tanto alla sua resistenza in acqua, il sovietico ha rivoluzionato tutte le previsioni dando una spinta decisiva all'evoluzione di 400 e 1500. E sulla prova più lunga detiene ancora un primato mondiale per ora difficilmente raggiungibile, avendo saputo nuotare, unico al mondo, per quindici volte di seguito i 100 metri in meno di un minuto (14'54"6). Un po' come l'australiano Clarke dell'atletica leggera Anni Sessanta, ha fatto la rivoluzione. Con la differenza, rispetto a Clarke, che Salnikov ha sempre vinto anche le gare importanti. Negli ultimi anni una spalla a lungo ingessata (la spalla del nuotatore, malanno professionale), poi, la primavera scorsa, un'infezione ghiandolare ne hanno interrotto irrimediabilmente la ripresa. Gli eroi cadono per ferita, non per vecchiaia. Cosi Alex Baumann, il canadese che ha dato una nuova dimensione alla specialità dei «misti. anche lui soffre da tempo del la «spalla del nuotatore., sol tanto un'operazione lo rimet MEDAGLIERE Nazioni O A B Ddr 13 12 4 Usa 9 9 13 Canada 4 2 2 Rfg 4 2 1 Ungheria 3 0 0 Cina 2 4 1 Urss 2 3 7 Romania 10 1 Australia 10 0 Jugoslavia 10 0 Italia 0 3 0 Olanda 0 13 Bulgaria 0 11 Francia 0 11 Svizzera 0 11 Nuova Zelanda 0 10 G. Bretagna 0 0 2 Giappone 0 0 2 Danimarca 0 0 1 DAL NOSTRO INVIATO MADRID — C'è un nome dietro a quell'argento dorato conquistato dalla nazionale italiana di pallanuoto. Un nome e cognome, Fritz Dennerlein. Cosi come gli azzurri del calcio che arrivarono al mondiale proprio in Spagna debbono molto a Bearzot, abile tecnico e abile papà di una truppa eterogenea, anche la squadra che venerdì notte ha rischiato di congelare in piscina ha saputo realizzarsi sentendosi protetta e aiutata da Fritz Dennerlein. Ha 50 anni, è grosso ma non grasso, gli occhi chiari trasmettono serenità. Non si lascia mai andare ad un gesto scomposto, non alza mai la voce. E dire che era ben diverso il Fritz Dennerlein che riempi le cronache degli Anni 50-60. Quel Dennerlein, nuotatore e pallanuotista, arrivò a farsi squalificare dalla Fedemuoto quando nel 1962 si recò a Belgrado con i compagni di nazionale e si rifiutò di giocare perché l'acqua era Flushing Mead speranza. Anche questo gli si legge negli occhi chiari, una tristezza infinita. Ora Fritz Dennerlein non è più un leone ruggente, ma uri affettuoso papà di tanti giovanotti della pallanuoto. Con la dolcezza, con la serietà, è riuscito a farsi voler bene da tutti, a creare un gruppo di cemento armato. E negli sport di squadra si sa quanto questo fatto sia importante. Naturalmente non c'è solo questo. C'è professionalità, ci sono schemi provati e riprovati dopo essere stati studiati alla lavagna, c'è una concezione moderna della pallanuoto. Fritz, dopo la triste parentesi americana, ha esitato a rimettersi nella pallanuoto, poi ha accettato l'off irta della Federazione. E oggi si spiega cosi: ^Impongo a me stesso di essere misurato perché ritengo, in questo modo, di essere più utile alla squadra. Ammiro gli allenatori americani in giacca e cravatta, impassibili; con la saldezza di troppo fredda. Ci fu un lungo braccio di ferro, la Federazione volle usare 11 pugno forte e non ridusse la squalifica, impedendo a Fritz di prendere parte ai campionati europei di nuoto, dov'era considerato il favorito dei 200 farfalla. Lui a sua volta volle dare una lezione ai dirigenti e il giorno della finale della «sua» gara si cimentò solitario nella piscina di Montecarlo e migliorò il primato europeo. Ma la vita insegna tante cose a chi è disposto ad imparare. Dennerlein, divenuto allenatore della Canottieri Napoli, dopo aver partecipato a tre Olimpiadi, cominciò a cambiare pelle. Con lui la squadra napoletana vinse molti scudetti e una Coppa dei campioni, prima che una brusca e dolorosa svolta della vita lo obbligasse a lasciare tutto. Gli si ammalò gravemente una figlia, per due anni le stétte vicino a New York cercando di aiutarla a lottare contro un male senza ow, ultimo appuntamento della stagion nervi e la professionalità c'è sempre da guadagnare. E pretendo altrettanto dai ragazzi, non voglio che esultino più di tanto, che alzino il pugno dopo ogni rete. Semmai lo facciano alla fine». Rifiuta la parte del sergente di ferro, ritiene che una squadra composta in gran parte di studenti universitari, persone colte ed intelligenti, non debba essere troppo assillata, spersonalizzata. Al proposito fa un esempio: • Una volta partimmo per la Cina in tournée e mi chiesero se si poteva andare a vedere anche la Grande Muraglia. Andiamo in Cina anche per giocare a pallanuoto, risposi, ma soprattutto per vedere la Grande Muraglia». Questo napoletano che fa l'allenatore molto all'inglese cosi ha conquistato i suol atleti, trattandoli da adulti e dà persone intelligenti. E loro l'hanno ripagato spendendo fino all'ultimo centesimo di energia in quella folle finale di venerdì. g. ro. e internazionale