A Erice, tra quelli della bomba H

INTERNO INTERNO A ime, tra quelli della bomba H DI RITORNO DA ERICE — Tutti I seminari, convegni, congressi, (Imposi scientifici sono come Innumerevoli sassi gettati In altrettanti stagni a provocare, per onde concentriche, una serie di azionireazioni che Inducono a loro volta a compiere nuovi passi sulla strada del progresso. Se si tratta di un sassolino II passo è generalmente breve, ma ciò non slgnlllca che un macigno possa mettere al piedi dell'Uomo stivali delle sette leghe In grado di fargli fare passi da gigante: si è dato Infatti II caso di pletruzze Infinitesimali che piombando nello stagno hanno provocato un maremoto... Chi scrive rifletteva su questo principio cosi ovvio da non essere sempre riconoscibile (e applicabile non solo al progresso, beninteso) lasciando nel giorni scorsi l'assolata e ventosa rocca di Erico, dove proseguiva II sesto Seminario sulle Guerre nucleari promosso dal Centro di cultura scientifica •Ettore Majorana». Seminario differente dagli altri, questo: un ribollire, com'è noto anche al profani, di proposto e Intenti sinceramente collaborativi, ma anche di tensioni, silenzi Inspiegabili o messaggi di non faci¬ Diffidenze, antag onismi e speranze d le lettura, fra scienziati del due blocchi. Una macchina complessa e dall'assetto Instabile — guidata con doti diplomatiche quasi da equilibrista dal professor Antonino Zichichi, Il fisico subnucleare e delle alto energia che del «Majorana» è II presidente — che si prefigge di raggiungere, fra Inevitabili sobbalzi e Inenarrabili difficolti, la meta di una ricerca scientifica che metta definitivamente da parto gli obiettivi militari e distruttivi: e quindi, come naturale conseguenza, l'abolizione del segreto scientifico. Il disarmo nucleare, chimico e biologico. Sono cose ripetuto milioni di volte, da quel 6 agosto 1945 la cui alba vide.Il primo lampo allucinante provocato dalla fissione dell'atomo cancellare l'Intera Hiroshima e quasi tutti I suol abitanti In un unico soffio pressoché Istantaneo. Ma che non si può fare a meno di tornare a ripetersi ogni volto che II discorso della pace, degli accordi Usa-Urss per la moratoria nucleare e II disarmo progressivo vengono riproposti, da Ginevra a Helsinki a Vienna fino, appunto, a Erica. Con sullo sfondo, sempre presente, Il craccrac di quel tarlo maligno che In¬ di collaborazione d sinua Il dubbio: «Ma faranno sul serio, ci credono davvero, o è tutto una colossale mistificazione, una sceneggiata ad uso e consumo del miliardi di persone che non hanno nessuna possibilità d'Intervenire direttamente e, pur anelando a un'esistenza lontana dall'orlo del baratro, sono costretti a bivaccarvi ugualmente?». Risposte precise, la settimana scorsa a Erica, non i stato In verità possibile averne, nonostante la buona volontà manifestato da tutto le delegazioni, compresa quella sovietica, tornato ad affacciarsi alla tribuna del «Majorana» dopo la defezione dell'anno scorso: come può Interpretare fatti e parole l'osservatore estomo, anche se In grado di leggere fra le righe del comunicati ufficiali, vedendo che alle «aperture» si contrappongono sotto sotto I comportamenti di sempre, di diffidenza, dubbio, antagonismo? Dopo II primo slancio di ottimismo suggerito appunto dall'arrivo del sovietici, si ò assistito Infatti a un dibattito che, pur vivendo diversi momenti di reale disponibilità al dialogo e alla collaborazione, ha fatto trasparire ancora una volta tutte te difficolta per fare egli scienziati dell' uscire gli uni dal bunker dell'invlolablllti delle proprie conoscenze, gli altri (salvo lodevoli eccezioni) dalla presunzione di rappresentare Il Paese che si i autoproclamato «sentinella» del mondo. Va bene che tra II parlare di pace e collaborazione fra uomini di scienza e la realizzazione del sogno c'è di mezzo l'oceano delle divergenze politiche e Ideologiche fra le due superpotenze. Va bene — riflettevano I giornalisti nel momenti Uberi dal «servizio», magari discutendone con gli erlclnl abituati da anni a quel viavai di «dotti» per le Cirene vie dei paese, fra un ex convento • una ex chiesa divenuti centri di studio o alberghi — che, oltretutto, fra l'Erico '85 senza Urss e quella '86 al completo, c'è stata di mezzo anche Cemobll. Ma questo giustifica II serpeggiare, ancora e anche qui, della cultura del sospetto? Sulla piazzetta davanti a San Domenico, dalla cui splendida terrazza I congressisti parlavano di «guerre stellari» ammirando uno del più bel panorami del mondo (com'era* palpabile quella contraddizione) I turisti che affollavano In quel giorni Erice chiedeva¬ Est e dell'Ovest no al commercianti affacciati sulla porta delle botteghe: «Ma che succede là dentro, perché tutti quel carabinieri e poliziotti?». La risposta era di solito: «Ci stanno quelli della bomba atomica...». E quasi quasi, pensavamo, la definizione, pur cosi lontana dnlla realti che dovevamo raccontare sul giornali, ha forse un suo senso paradossale. L'anno scorso qui c'erano, Insieme, tre personaggi gli passati alla storia per aver dato un contributo fondamentale alla realizzazione di tre delle più micidiali armi che l'uomo abbia mal avuto: Eugene Wlgner, Edward Teller e Marc Geneale, «padri», rispettivamente, delle bombe atomica, all'Idrogeno e al neutrone. Certo, si parlava di pace, ma II pensiero non poteva non andare a quell'altro «sassolino» che anche grazie a loro è caduto nello stagno. Elolsatron e Supermondo, Quark e Progetto •Plato» (quello per l'osservatorio geoflsico mondiale permanente): al ritorno da un'Erico che è stata suo malgrado conflittuale, è meglio aggrapparsi al positivi miraggi che s'Intravedono In fondo alla via suggerita da Zichichi. Mii Stl Maurizio Spatola

Persone citate: Antonino Zichichi, Edward Teller, Ettore Majorana, Eugene Wlgner, Majorana, Marc Geneale, Maurizio Spatola, Progetto ?plato, Zichichi

Luoghi citati: Erice, Ginevra, Helsinki, Hiroshima, San Domenico, Urss, Vienna