Storie di sangue e anarchia cantate sulle piazze d'Italia

INTERNO INTERNO Storie di sangue e anarchia cantate sulle piagge d'Italia Il Paese divìso tra ROMA — L'onorevole Luigi Preti (psdl), presidente della Commissione interno della Camera, è Intervenuto nella polemica relativa alla decisione di erigere un monumento all'anarchico Bresci. Ha detto: «Mi auguro che quanto ha fatto indirettamente conoscere il presidente del Consiglio ed ha esplicitamente dichiarato il ministro dell'Interno consentano di adottare provvedimenti che impediscano la costruzione del monumento, a Carrara, all'assassino che tolse la vita non a un dittatore ma a un capo costituzionale dello Stato di allora. Bisogna che l'incoscienza e In certo senso la vigliaccheria di chi In Toscana si è dichiarato a favore vengano respinte». «Approfitto dell'occasione — ha concluso — per Invitare il presidente della Montedison Schimberni a prendere l'Iniziativa per costruire proprio a Carrara un monumento all'eroico ingegner Taliercio. che ha onorato l'Italia con il suo coraggioso e dignitoso comportamento nei confronti dei criminali delle Brigate Rosse, (Ansa) «Il ventinove luglio l del millenovecento 1 Umberto Primo spen to l fu da vigliacca man-: queste erano le prime parole di un loglio volante (allora era il mezzo più comune usato per ditlondere le can zom) pubblicato a Firenze, tipografia Pucci via dei Pilastri 32. pochi giorni dopo l'uccisione del re da parte dell'anarchico Bresci arrivato apposta dall'America. I versi erano firmati da «Papucci Eugenio», e il testo — intitolato «// leale Re Umberto assassinato da un anarchico» e sormontato da una vignetta che riproduceva il latto — continuava cosi: «E questo triste giorno i registrerà la storia i perche nella memoria resti degl'ltalian. i Piange l'Italia tutta e insieme le nazioni hanno abbrunato i Troni i quelle nemiche ancor», che significava: perfino gli Stati ostili hanno preso il lutto per la morte del Re d'Italia. «Povera Margherita i da Umberto tanto amata i tu sei rimasta orbata i del suo sincero amor», proseguiva il poeta popolare, con cavalleresca generosità di leale suddito delle Loro Maestà; e quindi cosi aoostrofava il responsabile del mislatto: «O inesorabil Bresci i tu /uccidesti Umberto i Sire dal cuore aperto I il più generoso Re». il leggero inciampo metrico dell'ultimo verso pare simbolicamente alludere a un certo imbarazzo del discorso, cosi apparentemente encomiastico ngujrdo al monarca ed esecralivo verso l'anarchico, da risultare scontato: mentre scontato non lo era affatto, come la singolare questione del monumento ha dimostrato a tanti anni di distanza, riproponendo una spaccatura che già all'epoca divise in due gl Italiani (i «regnicoli», come allora si diceva, per designare gli abitanti del Regno). Alle numerose composizioni che condannavano il gesto del Bresci (una insisteva sul suo -pentimento» e cominciava: «In questo tetro carcere ; io sconto il tallo mio / chiedo perdono a Dio i se perdonar mi può») se ne contrapposero altre, altrettanto se non più appassionate, che dell'anarchico esaltavano i principi politici e le motivazom ideali. «Viva viva il nostro Bresci i ca l'è col che l'ha ucciso scnverem nel suo viso i e noi vogliamo libertà», si cantava per esempio a Pontestura in provincia di Alessandria. Ma soprattutto si cantava, in tutta Italia, quello che nei canzonieri popolari dell'epoca veniva intitolato «L'inno del sangue», e che rievocava le giornale delia repressione di Bava Beccans contro la plebe affamata di Milano: ■ Alle grida strazianti e dolenti l di una lolla che pan domandava il leroce monarchico Bava gli alfamali col piombo sfamò. I Furon mille i raduti innocenti i sotto il fuoco degli armati Caini i e al furor dei soldati assassini i "morte ai vili!" la plebe gridò» Il lesto proseguiva ammonendo. ■ Deh. non rider sabauda marmaglia i se il fucile ha domato i ribelli se i /rateili hanno ucciso i fratelli sul tuo capo quel sangue cadrà!- E nell'»lnno individualista-., pubblicato a Paterson (la citta americana da cui Bresci era arrivato per uccidere il re) dal • Muovo canzoniere dei ribelli» si giurava «Pria di morir nel fango del!a via . imiteremo Bresci e Ravachnl i chi stende a te la mano, n borghesia. I è un uomo indegno di guardare il sol». Ravachol. ricordiamo, era l'anarchico trancese che aveva esaltato l'attentato politico individualista ed era stato ghigliottinato nel 1892). Sull'aria del «Primo Maggio» di Pietro Gori. infine, eh era poi l'aria del coro del Nabucco, si cantava la «Canzone di Bresci». che diceva: «O Canzone di Bresci che ascendi / nel purissimo c/e/ d'ideale / o canzone di Bresci augurale i qua/ ci parli linguaggio viril. / O canzone di Bresci squillante I parla, parla le forti parole l sciogli l'inno che freme e che vuole i fiacca i torpidi accenti servii». Il collegamento tra la dura azione di polizia condotta da Bava Beccans (in seguito elogiato e decorato «motu proprio» da re Umberto I) e la -vendetta proletaria» che in tal modo il monarca aveva meritato venne fatto da Bresci nel corso del suo interrogatorio: - Concepii tale divisamento (quello di uccidere il re) dopo le sanguinose repressioni avvenute in Sicilia e in Lunigiana sette otto anni or sono in seguito agli stati di assedio emanati per decreto reale in contraddizione alla legge dello Stato», dichiarò l anarchico, e ag¬ - > chi inneggiava al regi giunse: «Dopo avvenute le altre repressioni del '98 il mio proposito assunse in me maggior gagliardia. perché a parer mio egli (il re) è responsabile di tutte le vittime pallide e sanguinanti del sistema che lui rappresenta e fa difendere» Il professor Cesare Lombroso, appassionato stuccatore di assassini politici, terroristi, geni, criminali e pazzi, scrisse, a proposito di Bresci: «Costui non è né un pazzo, né un passionato, né un criminale nato: è quello che noi chiamiamo un delinquente d'occasione. Ed é ciò molto più singolare ed importante che non paia sulle prime in linea politica (...). Come ho notato nel Delitto politico, spiegando come i ben nutriti contadini romagnoli siano più inclini alla ribellione che i più immiseriti contadini lombardi, occorre un certo grado di agiatezza per poter essere ribelli (...). Si può aggiungere che la dimora in un paese veramente libero la sollevare un ribrezzo, un orrore, per le violazioni statutarie governative — molto maggiore di quello che può risentire un cittadino immerso nell'atmosfera narcotizzata della servitù, cosi da far credere e reputare anche ad un uomo medio, che un atto cosi nefando come il regicidio possa essere giustificato». E concludeva, mostrando nell'appassionata perorazione — quasi un'arringa a difesa del Bresci — i propri sentimenti socialisti, pur nella veste di uomo d ordine, che sempre mantenne: "La causa impellente più grande sta, dunque, sia pure indirettamente, nelle gravissime condizioni politiche del nostro paese, le quali sono tali che il solo descriverle anche a man leggera basterebbe a farne condannare il pittore; poiché è diventata ora massima delle classi dirigenti, non di guarire i mali che ci guastano, ma di colpire inesorabilmente coloro che li rivelano: strano rimedio invero, che «asterebbe da solo a mostrare fin dove siamo discesi!» Ed ecco qualche cronaca dai giornali dell'epoca II -Corriere della Sera» datato Milano. 11-12 agosto 1900, scriveva: «Ci telegrafano da Bologna, 9 agosto, notte: in via Lame, il calzolaio Gaetano Vecchi, cinquantenne, raccolto intorno a sé un gruppo numeroso di persone, si mise a narrare con enfasi il regicidio di Monza, esaltando l'animo del Bresci e proclamandolo eroe (...). Denunciato subito, furono inviati agenti che lo trassero in arresto- E da Torino, sempre il 9 agosto, notte: «Venne arrestato a Bardonecchia e trasferito a Torino il minatore Antonio Grave incidente cidio (e finiva in galer Curto. proveniente dall'America, il quale aveva dimostrato compiacenza pel regicidio. Il conto suo sarà assestato per direttissima. Per lo stesso reato vennero arrestati: a Pinerolo. certo Mattioda Enrico, danni 24, stovigliaio; a Susa, mentre passava in Francia, certo Arrigoni Giocanni, d'anni 18, da Piova; e ad Acqui venne processato e condannato Armando Clemente d. Morsasco, d'anni 27, a dodici mesi di detenzione e lire 1000 di multa». Altri arresti e denunzie per apologia del regicidio venivano segnalati da Bologna, da Venezia, da Vicenza («il calzolaio Angelo Bocchetto. tratto in arresto perché applaudiva all'assassinio del Re»), da Modena, da Vigevano, da Mantova, da Ancona, dalla Spezia e da Nizza, dove la polizia francese, d'intesa con quella italiana effettuò nella sera del 10 agosto una retata di anarchici a titolo cautelativo Errico Malatesta, che nel 1891 aveva fondato la Federazione anarchica italiana ed era un oppo¬ a) e chi esaltava il m sitore del terrorismo individualista, commento, in un opuscolo intitolato L'attentato di Monza, cause ed effetti, pubblicato a Londra nel settembre del 1900: «Gaetano Bresci, operaio ed anarchico, ha ucciso Umberto re. Due uomini: uno morto immaturamente, l'altro condannato ad una vita di tormenti che è mille volte peggiore della morte! Due famiglie immerse nel dolore! Di chi la colpa? (...) Ogni volta che i capitalisti ed i governi commettono un atto eccezionalmente malvagio, ogni volta che degl'innocenti sono torturati, ogni volta che la ferocia dei potenti si s/oga in opere di sangue, noi deploriamo il fatto, non solo per i dolori cho direttamente produce e per il senso di giustizia e di pietà in noi offeso, ma anche per lo strascico di odii che esso lascia, per il seme di vendetta che esso mette nell'animo degli oppressi». Anche Gaetano Bresci. comunque, mori "immaturamente», mentre era nelle mani dello Stato che a buon diritto lo puniva ma che