Marcella Pobbe da vedere

Marcella Pobbe da vedere Marcella Pobbe da vedere Carmen la fiera Bilancio positivo della retrospettiva stagione operistica Rai tv Con Martha Senn e Nunzio Todisco Bilancio nettamente positivo dell'«operazione archivio» che la Rai ha attuato aprendo finalmente i preziosi forzieri che tenevano racchiuse le registrazioni delle opere allestite in studio durante gli Anni 50 e 60. Iniziatasi il 19 luglio con il Barbiere, e successivamente proseguita con Traviata, Otello, Turandot, si è felicemente conclusa sabato sera con un'edizione della Francesca da Rimini che risale al 1960 (la Tosca di sabato prossimo è infatti una ripresa «live» dal Teatro Margherita di Genova). Nonostante le ovvie imperfezioni tecniche, meno avvertibili tuttavia di quanto si potesse ragionevolmente supporre, l'operazione condotta dalla Rai si è dimostrata positiva nei confronti dell'opera lirica che non ne esce affatto dissacrata ma anzi arricchita di una dimensione nuova e diversa. In particolare -si assapora» come ha giustamente sottolineato Sergio Trasatti, noto studioso dei problemi televisivi, «il gusto della ricerca di un modo di comunicare adatto al video, ricco di primi e di primissimi piani». Questo modo, largamente e giustamente adottato dall'ottimo regista Mario Lanfran¬ a un altro cantante ingiustamente dimenticato, il tenore Giuseppe Campora. fisicamente credibile e vocalmente valido, lui pure all'apogeo della carriera. Gianciotto. meno rozzo di ciò che siamo abituati a vedere, aveva i lineamenti espressivi, ma non la voce sufficientemente vigorosa, del baritono Ferdinando Lidonni. Al bieco Malatestino infine benissimo corrispondevano la voce acidula, ma soprattutto la maschera tragicamente beffarda di Sergio Todesco — padre di Paola, nonché oggi sentimentalmente legato al promettente soprano Adriana Morelli — senza dubbio uno dei più versatili cantanti-attori del nostro teatro lirico. Ancora, nella schiera che affolla il «gineceo» di Monna Francesca, trovano modo di emergere la Samaritana di Nicoletta Panni. l'Altichiara di Laura Zanini. la Smaragdi di Gabriella Carturan. Buona la resa musicale complessiva «firmata» da Arturo Basile. Adesso non resta che un'ulteriore esplorazione di forzieri operistici televisivi, poiché ci sembra che il gioco valga davvero la candela. CAGLIARI — 'Carmen» di Bizet ha chiuso la stagione lirica estiva all'Anfiteatro Romano di Cagliari. E che fior di programma: 'Madama Butterfly» con Yasuko Hayashi. e poi •Eleonora d'Arborea», in prima esecuzione assoluta, musica di Franco Oppo su testo di Giuseppe Dessi è diretta con successo dal torinese Alberto Peyretti. direttore artistico della 'Stefano Tempia». Il cartellone cagliaritano è proseguito con 'Aida» interpretata dalla Chiara, poi ripresa dalla Millo, da Giacomini. D'Intino e Fondary per terminare appunto con •Carmen» in lingua francese. L'opera si è valsa di un cast ragguardevole. La colombiana Martha Senn ha offerto una Carmen vibrante, dal timbro caldo, abile scenicamente, aiutata da una figura avvenente. Nunzio Todisco è stato un incisivo Don José. Elena Mauti Nunziata ha cantato con voce corposa e con un accorto uso delle smorzature, proponendo una Micaela meno superficiale di quella che solitamente si è abituati ad ascoltare (è già in contatto con il maestro Ahronovitch per ripassare il personaggio di Tosca, debuttante al Regio di Torino nell'aprile del 1987). Bryan Schexnajder ha sostenuto il robusto ruolo di Escamillo. Ha diretto il cileno Maximiliano Valdes e istruito il coro Onofrio Figliola. Particolarmente interessante è risultata la regia del torinese Massimo Scaglione, che ha voluto evitare i manierismi della Spagna convenzionale per evidenziare i momenti nodali del racconto con piglio rigoroso. Carmen non è donna di facili costumi ma persegue i suoi ideali di libertà con lucida consapevolezza dei suoi diritti di donna; e qui la Senn. bella alta giovane sicura attrice e danzatrice, ha seguito con naturalezza gli indirizzi del regista. Don José è uno sprovveduto moralista, mediterraneo, istintivo. Micaela è la controfigura di Don José, rappresentando il suo mondo con i sentimentalismi e la ineluttabilità dei legami. Massimo Scaglione ha voluto delle sigaraie stanche con costumi poveri. La direzione di Valdes si e integrata con il pensiero registico, affidata quindi più all'intimismo che all'esuberanza. L'opera si è alternata con il flamenco di Mario Maya, mentre in settembre ci sarà l'atteso spettacolo di Peter Brook sempre imperniato su'Veroina di Mérimée. w. bald. co, ha reso ampiamente giustizia alla singolare avvenenza di Marcella Pobbe, protagonista del capolavoro di Zandonai e fra le «primedonne, che contribuirono a svecchiare l'immagine del teatro lirico. Dotata di un timbro corposo e seducente di soprano lirico, la Pobbe in quegli anni seppe servirsene con abilità e buon gusto, riuscendo spesso a cavarne risultati apprezzabili, anche se non continuativi e. soprattutto, durevoli presso il pubblico e la critica. Dei tre fratelli Malatesta il più noto. Paolo, era affidato pEmio Donaggio Giorgio Guaterai

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