Loprete (petroli) «Moro non mi ha mai chiesto nulla»

Loprete (petroli) «Moro non mi ha mai chiesto nulla» Loprete (petroli) «Moro non mi ha mai chiesto nulla» Intervista a un giornaestradizione dalla S MADRID — Il generale Donato Loprete. ex capo di stato maggiore della Guardia di Finanza, uno degli imputati principali al processo di Torino per lo «scandalo petroli», accusa la Spagna, in un'intervista al quotidiano indipendente madrileno «Diario 16». di aver violato la propria legislazione estradandolo in Italia, mentre era in pendenza la sua richiesta di asilo politico, e spezza una lancia in difesa del defunto presidente della de Aldo Moro. Parlando di Aldo Moro. Loprete assicura di non aver «mai ricevuto da lui alcuna richiesta di carattere personale. Voglio dire tutta la mia verità perché sono onesto. E la dico sebbene essa dia fastidio a molti-, ha dichiarato Loprete al giornale. Nell'intervista, Loprete che inquinano ale iberico - «La mia Spagna fu un abuso» nega di aver chiesto all'industriale Bruno Masselli (*implicato nella frode di 3500 miliardi a danno dello Stato italiano-) di presentarlo a Moro, asserendo che non solo conosceva il presidente della de da quando frequentava l'università di Bari, ma che invece fu proprio Moro a presentargli Musselli. Un giorno — secondo la ricostruzione dell'ex capo di stato maggiore delle Fiamme Gialle — il presidente della de ucciso dalle Brigate rosse, lo convocò nel suo ufficio e, mentre conversava con lui. un usciere annunciò la presenza di Musselli. anche lui imputato a Torino e considerato con Loprete uno dei «cervelli» della supertruffa. •Espongo fatti, mi sfuggono le intenzioni-, ha dichiarato Loprete al giornale. «Non so se si trattò di un caso o se Moro voleva che conoscessi Musselli-, L'incontro, precisa Loprete nell'intervista, avvenne a Montecitorio alla fine del 1971. Secondo il generale, i suoi rapporti con Moro erano stati abbastanza stretti prima di quell'epoca: lo statista de fu suo professore di filosofia del diritto all' università di Bari. «Mi guidò nella presentazione della tesi — ricorda Loprete — e ci vedemmo con frequenza anche più tardi, quando finii l'università. Decisi di sospendere questa relazione perdié si vociferava che cominciavo a far carriera come ufficiale della Guardia di Finanza grazie all'amicizia con Moro, che già era sottosegretario agli Esteri-. Riprese i contatti con Moro all'inizio degli Anni 70. Nell'intervista, Loprete sottolinea che si trovava a Barcellona in visita a suo figlio quando il giudice istruttore Napolitano, di Treviso, emise un mandato di cattura a suo carico, nel novembre 1980. Alla domanda perché non fosse rientrato in Italia per difendersi, Loprete ha risposto al suo intervistatore: «Perché si trattava di una chiara ingiustizia, di un clima di aperta ostilità contro di me-. Loprete. aggiunge il giornale, sostiene che questo clima di linciaggio morale giustificò la sua richiesta di asilo politico in Spagna. Arrestato a Barcellona, il 6 aprile 1983. l'ex capo di stato maggiore della Guardia di Finanza lottò a colpi di ricorsi contro l'estradizione, ma il tribunale spagnolo respinse la domanda di asilo. Loprete. riferisce il giornale, afferma ora che l'atto di estradizione fu. in realtà, un sequestro perché la legge spagnola di allora sospendeva qualsiasi pratica di questo tipo, fin tanto che era in corso l'appello sulla richiesta di asilo politico. Per provare di essere un «perseguitato politico-, Loprete ha raccontato al giornale spagnolo «rari episodi dell'ostilità mostrata verso di lui da alcuni ambienti della stampa a causa di controlli fiscali die egli aveva fatto compiere nella sua qualità di alto ufficiale della Guardia di Finanza-. «Ha indicato anclie — aggiunge "Diario 16" — alcuni deputati comunisti e ambienti interni della Guardia di Finanza come cause delle sue disgrazie-. La «difesa» di Moro da parte di Loprete non è comunque una novità: già a Torino, nel processo, il generale si era espresso negli stessi termini.