SETTE GIORNI NERI

SETTE GIORNI SETTE GIORNI come altre volte in passato, la circostanza che il presidente e nella fase conclusiva del suo mandato; e anche il fatto che mancano tre mesi alle importanti elezioni di «mezzo termine», nelle quali potranno risultare utili, sul piano locale, propositi di taglio delle spese federali, speranze pacifiste, o semplicemente gesti di sfida all'amministrazione. Ma i poteri del presidente restano grandi, istituzionalmente, fino agli ultimi giorni del suo mandato; e in particolare il suo partito non ha alcun interesse a condizionarlo oltre un certo limite, o addirittura a sconfiggerlo, se spera di mandare un altro suo uomo alla Casa Bianca. Almeno in parte. Reagan può recuperare attraverso gli accordi obbligatori tra Camera e Senato, nel caso di voti discordanti: e può opporre il veto presidenziale, se gli accordi risultassero per lui insostenibili. Anche il veto può essere respinto, ma questo sarebbe appunto il caso, estremamente improbabile, della sconfessione del Capo dello Stato. Infine, nelle stesse elezioni di novembre. Reagan non e disarmato di fronte ai suoi critici parlamentari. Forte della sua persistente popolarità personale, può porre gli elettori di fronte a una specie di referendum nazionale, spiazzando candidature e progetti locali di vario genere. E' quanto ha già promesso, o minacciato, di fare. E allora non è successo nulla o quasi, nel Congresso di Washington, nella «settimana nera» di Reagan? Qualcosa è successo. Camera c Senato, per restare sul tema degli armamenti, che ovviamente comprende (Segue a pag. 2 - 8* col.) di ALDO RIZZO Si è chiusa la «settimana nera» di Ronald Reagan, che ha visto il presidente soccombere di fronte al Congresso su questioni cruciali, come il bilancio della Difesa, o come la linea degli Stati Uniti sulla sempre più grave crisi del Sud Africa (anche se ha avuto ragione sugli aiuti ai (Contras» del Nicaragua). Vacanze amare, per il Capo della Casa Bianca, nel suo ranch californiano: ma anche progetti di rivincita, perché siano ristabilite le prerogative presidenziali in politica estera, secondo la logica del sistema americano. La domanda principale, da un'ottica esterna, è quale sarà l'impatto degli avvenimenti parlamentari di Washington sul negoziato UsaUrss. proprio ora che esso è entrato nel vivo dei preparativi del secondo vertice Reagan-Gorbaciov. L'Unione Sovietica vedrà nei voti del Congresso, in particolare in quelli che hanno ridotto le spese del Pentagono, un incoraggiamento ad alzare il prezzo di un'intesa, sia pure parziale? Oppure farà finta di niente, portando avanti la trattativa lungo i binari prestabiliti? O infine sarà lo stesso Reagan ad ammorbidire le proprie posizioni? Le sconfitte parlamentari dell'amministrazione hanno un indubbio peso politico, anche perché hanno visto una parte dello stesso partito repubblicano schierarsi con l'opposizione democratica. Ha giocato in questo.

Persone citate: Gorbaciov, Reagan, Ronald Reagan

Luoghi citati: Nicaragua, Stati Uniti, Sud Africa, Unione Sovietica, Washington