BRACCIO DI FERRO Reagan-Parlamento di Ezio Mauro

Dopo la sconfitta, il presidente Usa sfida il Congresso Dopo la sconfitta, il presidente Usa sfida il Congresso BRACCIO DI FERRO Reagan-Parlamento Il capo della Casa Bianca: «Nessun regalo ai sovietici sulla Difeil veto» - Linea più morbida sulle sanzioni al Sud Africa - La DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON — Ormai la sfida è lanciata. -E' arrabbiato, questa volta é arrabbiato davvero-, spiegavano sabato gli uomini di Ronald Reagan mentre il presidente degli Stati Uniti lasciava la Casa Bianca per le tre settimane di vacanza nel ranch di Santa Barbara. Oli americani lo hanno visto salire sull'Air Force One senza il solito sorriso, con in mano una valigetta di documenti da studiare durante il volo: sono i primi appunti della strategia d'autunno, per decidere come contrastare, alla riapertura del Parlamento, la politica delle sanzioni contro il Sud Africa decisa venerdì dal Senato e il drastico taglio della spesa militare imposto dalla Camera con una settimana di votazioni che hanno ridisegnato tutta l'impostazione difensiva del Pentagono. Reagan ha minacciato il veto e con un linguaggio durissimo ha raccolto la sfida: se la Camera continua su questa strada, con -assalti temerari alla nostra difesa- — ha annunciato il Presidente — -farò della sicurezza nazionale il problema centrale del 1986». In realtà il vero problema è il rapporto tra l'amministrazione reaganiana e il Congresso, protagonisti di un braccio di ferro continuo, che va al di là della dialettica tra democratici e repubblicani. Lo confermano i toni insolitamente irritati con cui Reagan si è rivolto al Paese con il consueto discorso del sabato, questa volta registrato venerdì, a caldo, dopo la doppia sconfitta parlamentare sul budget della Difesa e sul Sud Africa, alla fine di una settimana che ha visto la Casa Bianca prevalere solo nella contrastata battaglia sui 100 milioni di dollari di sostegno ai contras. -Non fate errori di valutazione — ha ammonito Reagan —. 17 voto della Camera sulla Difesa ci porta indietro di anni, minaccia le nostre speranze per un reale controllo degli armamenti, concede all'Urss ciò che i negoziatori sovietici non sono stati capaci di ottenere a Ginevra. La legge, se sarà approvata cosi, danneggerà la sicurezza nazionale-. Di qui l'annuncio del veto, che opporrà ancor più la Casa Bianca al Congresso. Nonostante le minacce del Presidente, è molto improbabile che le cose cambino. Il budget 1987 del Pentagono approvato dalla Camera è di 287 miliardi di dollari, 33 in meno della richiesta presentata dalla Casa Bianca, e 8 in meno della quota concessa dal Senato: confidenzialmente, i collaboratori del Presidente fanno capire che l'amministrazione potrebbe accontentarsi di un bilancio finale che raggiunga il livello previsto dal Senato, ma anche questo aggiustamento è difficile, perché il comitato interparlamentare che si riunirà a settembre dovrà trovare un accordo su una cifra intermedia tra quelle previste nei testi votati dalle due Camere. Ma soprattutto, al di là del budget complessivo, è l'impostazione della politica Reauan in vacanza: è arrivato ieri a Santa Barbara, California sa. Se la legge sarà approvata così porrò resa dei conti alle legislative d'autunno militare del governo che esce modificata nelle sue linee di fondo e nelle sue scelte simboliche dal voto della Camera, che in una settimana ha bandito i test dell'arma antisatellite, ha bloccato la sperimentazione dell'arma chimica binaria, ha fermato i test nucleari, ha tagliato il finanziamento per il programma Sdì (lo scudo spaziale) dai 5,3 miliardi di dollari richiesti al 3.1 concessi, ha vietato ogni spesa per le armi nucleari che superi comunque i limiti del trattato Salt II. -Il presidente Reagan — ha spiegato il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, Patrick Buchanan — è irritato e preoccupato per questo attacco indiscriminato al budget-. In più, c'è l'Irritazione per il voto del Senato a favore delle sanzioni contro il Sud Africa, dopo che ancora martedì Reagan aveva pubblicamente ribadito la sua opinione contraria ad ogni misura economica punitiva nei confronti di Pretoria. La strategia che i consiglie¬ ri della Casa Bianca hanno suggerito al Presidente sembra essere doppia: una linea più morbida sulle sanzioni (sostenute anche da una larga fetta di repubblicani al Senato) nella speranza di rinviarle e di usare queste tre settimane di vacanza per smussare in qualche modo le misure più dure del -pacchetto-, senza ricorrere ad un veto che sarebbe Impopolare. Sulla Difesa, invece, dove è più semplice distinguere e separare gli interessi dei repubblicani da quelli dei democratici, battaglia a fondo. Ma la Casa Bianca non ignora che il voto della Camera raccoglie un sentimento diffuso tra i parlamentari e l'opinione pubblica a favore di una politica di reale controllo degli armamenti, nella convinzione che il negoziato con l'Est debba fare dei passi avanti, anche battendo strade diverse da quelle seguite finora dall'arnministrazione Ezio Mauro (Segue a pag. 2-8' col.)

Persone citate: Patrick Buchanan, Reagan, Ronald Reagan