L 'utopia dei pittori colora il «Monte Verità» a Assona dove Picasso ha affascinato quindicimila turisti d'arte

Vutopia dei pittori colora il «Monte Verità» a Assona dove Picasso ha affascinato quindicimila turisti d'arte Vutopia dei pittori colora il «Monte Verità» a Assona dove Picasso ha affascinato quindicimila turisti d'arte DAL NOSTRO INVIATO ASCONA — Dive meglio possono incontrarsi le strade dell'Utopia, se non in un luogo che appare a ciò deputato anzitutto dal nome che porta, come Monte Venta? E se si tratta di quelle particolari strade percorse da taluni pittori che la Storia r>embra aver voluto predestinare all'inseguìmento dell'utopia (o di toro utopie, ma e lo stesso), chi meglio di Haraid Szeemann poteva favorire rincontro l'intreccio7 E' ciò che e avvenuto, che avviene in questi giorni nella mostra antologica Da Maróes a Picasso, ospitata lino a domenica prossima in più punti della «magica» Ascona. Sono riflessioni che possono affacciarsi subito alla mente di chi conosce un po' i precedenti storici, sia del Monte Verità e del suo moderno mito, sia di Szeemann. un personaggio che alla ricostruzione, attenta e meticolosa, delle avventure più strane e spesso mi¬ sconosciute dell'arte e delle idee di Ottocento e Novecento ha dedicato gran parte della sua vita. Ma è indubbio che anche chi ha visto da «protano- le grandi esposizioni da lui organizzate nell'ultimo decennio — Macchine celibi. Venezia 1975-77. Monte Verità appunto. Ascona 1978. e oggi questa, dedicata alle collezioni del Museo Von der Heydt di Wuppertal — ne ha potuto trarre insegnamento e ispirazione E di profani ne sono approdati molti nel piccolo ma famoso centro ticinese adagiato sulle propaggini settentrionali det Lago Maggiore, a un passo da Locarno: oltre quindicimila finora, dall'8 giugno dell'apertura dell'esposizione, che poi si trasferirà al Kunstmuseum di Berna, alla Fondazione March di Madrid e Barcellona, al Museo di Tel Aviv e alla National Gallery di Washington. Visitatori richiamati forse soprattutto dal nome di Pablo Picasso ma che non sono poi certo rimasti delusi constatando che solo quattro delle 94 opere in mostra, fra Impressionismo ed Espressionismo con rare finestre aperte verso il Cubismo, portano la sua firma. C'è da crederci: nelle sale dell'albergo «Monte Verità» lo sguardo del visitatore, faticosamente distolto dalla picassiana Famiglia d'arlecchino, si posa subito sulVHermitage à Pontoise di Paul Cezanne. per cedere poi al fascino dell'infinita policromia di Claude Monet (Vue de la Creuse, temps sombre) o dell'intenso mistero di.'fuso dal Pescatore di Edouard Manet. E poi Fernand Léger. Edgard Degas. Henri de Toulouse-Lautrec, Odilon Redon, Paul Gauguin.. Non opere celebratissime, s'intenda: ma una scelta che segue il filo a suo tempo srotolato da quel collezionista positivamente sui generis che fu il barone Eduard von der Heydt. Filo seguito con perse¬ veranza «tedesca» fino ad acquistare, nel 1926, proprio Monte Verità, donato in seguito alla Municipah.à di Ascona (ricorre giusto quest anno il trentesimo anniversario) Ma chi era. il barone Von der HeydP Un banchiere cosmopolita di vasti interessi culturali, spesso apparentemente sconnessi tra loro (come l'arte cinese o precolombiana e l'Espressionismo), che comprese all'improvviso, mettendo piede ad Ascona. di essere giunto in porlo: quel luogo divenuto dopo il 1870. forse per un curioso «magnetismo» della zona, un rifugio per idealisti, sognatori, anarchici, buddhisti. vegetariani, filosofi, scrittori, musicisti e pittori delusi o troppo entusiasti, transfughi vari (occo cos'è stato Monte Verità), lo attrasse e lo avvolse in maniera totale. La stessa cosa sembra essere accaduta, decenni dopo e spenti quei «fuochi» e quei sogni (la •bellezza dell'impossibile, dell'irrealizzabile», ha scritto qualcuno, non può che essere «fuggitiva, momentanea»), a Harald Szeemann: «Monte Verità è stato "arredato" architettonicamente nel linguaggio del Bauhaus, come un paesaggio interpretato nel senso wagneriano bell'opera d'arie totale. Un gioiello che, nonostante i vari progetti di sfruttamento economico — ha scritto — na conservato la sua purezza originale... Eduard von der Heydt ne ha conservato intatta la non-redditivita, ne ha rispettato il passato e le testimonianze, persino la capanna d'aria e luce dei naturisti-. Un inno a\\'«oasi lontana dal boom-. In questi giorni di vacanza, in un'Ascona affollata da «turisti da spiaggia-, come li definisce una delle simpatiche hostess della mostra (come s'usa nei Paesi civili, anche in Svizzera ogni sala dei musei è vigilata da una persona), il viatico culturale di Monte Verità. Picasso e Von der Heydt suona un po' sprecato. Ma è sufficiente concentrarsi un attimo, non lasciarsi distrarre e proseguire, passando dal Museo comunale, affollato di opere di autori prevalentemente tedeschi — da Lovis Connth a Edvard Munch. da Hodler a Kirchner a Feininger, con Kokoschka. Van Dongen e persino un delicatissimo, prezioso Kandinsky, a tar da «varianti» —. allo spazio contenuto del Centro culturale «Beato Berno». Qui, accanto al Marées che intitola con Picasso la mostra, ecco Otto Dix, Schlichter, Schlemmer, Paula Modersohn-Becker e due vere «chicche»: una Pittura metafisica di De Chirico del '17 e un quasi sconosciuto Salvador Dati del '32 (La vera immagine dell'Isola dei morti di Arnold Bocklin nell'ora dell'Angelus) che lasciano «seduti-. Se questa è l'Utopia, viva l'Utopia... Maurizio Spatola

Luoghi citati: Ascona, Barcellona, Berna, Locarno, Madrid, Svizzera, Tel Aviv, Venezia, Washington